Un’attrice versatile, una donna straordinaria che ama la vita e il suo lavoro, Daniela Poggi, si è fatta strada in un mondo, quello dello spettacolo, caratterizzato da sfide, da momenti intensi e impegnativi. Sono trascorsi 40 anni dal suo esordio, un lungo periodo in cui la Poggi ha costruito una carriera solida, che si è consolidata nel tempo attraverso il cinema, il teatro, la televisione e non solo. Il 9 novembre sarà impegnata in una nuova stagione della serie televisiva “Le tre rose di Eva” e sempre nello stesso giorno, nelle sale uscirà “L’Esodo”, il film di Ciro Formisano sulla storia degli esodati, in cui Daniela Poggi veste i panni della protagonista, una donna costretta a mendicare per sopravvivere.
“L’esodo” è un film che rappresenta una realtà italiana ancora molto attuale. Un progetto che prende spunto dalla storia degli esodati, i lavoratori che all’introduzione della riforma Fornero alla fine del 2011 si sono ritrovati senza lavoro.
«Si parla di una cosa che è successa in Italia qualche anno fa, ma credo sia ancora un argomento attuale, poiché si tratta pur sempre di vite umane che hanno vissuto dei momenti drammatici. In riferimento al film, la protagonista è una donna che si ritrova, non per colpa sua, ma dell’andamento politico del Paese, a vivere una situazione di disagio, di abbandono e sconforto. È un po’ come se domani dovessero girare un film sulla tematica dell’Equitalia, il fatto che oggi si chiami Agenzia delle entrate, non cancella i tanti suicidi avvenuti».
Ci parli un po’ del suo personaggio, di questa donna che in maniera inaspettata si è ritrovata a vivere un momento drammatico della sua vita.
«Ogni volta che devo interpretare un personaggio, mi affido al mio vissuto, alla mia sensibilità, alla mia anima. Mi metto nei panni dell’altro, vivo la sua stessa situazione. Per me che ho viaggiato il mondo, sono stata spesso in Africa ed ho toccato con mano realtà disastrate, non è stato difficile calarmi nel ruolo di Francesca, il personaggio che interpreto nel film “L’Esodo”. Basta lasciarsi andare un po’ al proprio cuore, alla propria anima, poi le cose vengono da sé. Quando mi sono trovata a girare le scene sotto i portici, in quel momento non c’era più l’attrice o il contesto cinematografico, ma solo il personaggio di Francesca, al quale stavo dando vita, una donna abbandonata ad una sofferenza interiore. Trovarsi dall’oggi al domani, per uno sbaglio altrui, senza più soldi per pagare un affitto o per mangiare è una realtà che accomuna tantissime persone. In Italia c’è molta povertà e disperazione, ci sono purtroppo persone che per un pasto vanno alla mensa dei poveri o rovistano nei cassonetti».
Quando le hanno proposto il copione ha subito accettato?
«Il regista Ciro Formisano, che ritengo una persona vera e onesta, mi ha proposto la sceneggiatura, e in quel momento ho letto nei suoi occhi la richiesta di approvazione al progetto. Mi ha parlato delle sue ricerche sugli esodati e di tutto il materiale che aveva raccolto. Mentre me ne parlava avevo le lacrime agli occhi, poi quando ho letto il copione, non ho esitato ad accettare. Inizialmente avevo paura, dato che Ciro mi aveva presentato un film crudo, molto realistico. Ed essendo una persona fatalista, quando nella vita ti arrivano delle proposte particolari, molto estreme in un certo senso, vuol dire che è il momento giusto di portarle avanti. Alla fine mi sono convinta e mi è piaciuta l’idea di dare qualcosa a questa donna, a questa persona, qualcosa che possa restare nel tempo e nel cuore delle persone che vedranno il film».
Quest’anno festeggia i suoi 40 anni di carriera. Una carriera fatta di cinema, teatro, televisione. Se dovesse fare un resoconto di questi anni, in che modo li descriverebbe?
«Sono trascorsi 40 anni e quasi non me ne sono accorta. Sono stati anni belli, gioiosi, luminosi, drammatici, sofferenti. È successo di tutto. È stata una carriera molto intensa fin dall’inizio, passando dalla televisione alla conduzione, dal teatro brillante a quello più impegnato, dagli spettacoli in televisione come show-woman a quelli in veste di conduttrice. Mi sono misurata in tutto e per tutto, non ho tralasciato proprio nulla. Ho curato la regia di due cortometraggi, sono stata nominata ambasciatrice Unicef, ho condotto “Chi l’ha visto?” per quattro anni, tante sfide vinte. Ho vissuto la fase inziale in cui vedevano solo il bel corpo e solo successivamente ho fatto in modo che vedessero anche la bravura».
Tra le esperienze che lei ha vissuto in veste di attrice, di regista e di conduttrice. Quale di queste le è piaciuta particolarmente?
«Sono tre modi diversi di portare avanti il proprio pensiero. È molto difficile far prevaler l’una sull’altra. Tutte e tre hanno rappresentato delle fasi molto importanti nella mia vita. Recitare vuol dire entrare nel cuore della gente, vuol dire comunicare, far sorridere, piangere, emozionare. È un’esperienza vitale, meravigliosa, anche molto pericolosa perché uno deve sapere che ci sono dei periodi in cui non ti è concesso tutto questo, ma devi comunque mantenere il tuo equilibrio. La conduzione, ad esempio i quattro anni di “Chi l’ha visto?” sono stati impegnativi, straordinari, in cui sono cresciuta umanamente e artisticamente. È stato un periodo che ha consolidato anche il mio nome. Il pubblico prima mi conosceva come attrice, in quel caso non hanno più visto la Daniela Poggi attrice, ma la donna, la persona. Quindi sono state due esperienze molto importanti. Come quella della regia, in cui sapevo di dar vita ad un tuo sogno, ad un tuo pensiero in immagini e parole».
Impegni per il teatro?
«Nella scorsa stagione sono stata in giro con “Agamennone” di Fabrizio Sinisi. Adesso sto lavorando su un testo che dovremmo riuscire a portarlo in teatro tra novembre e dicembre o forse la stagione successiva a gennaio, cominciando dalla Puglia. È un testo di Rosario Galli dal titolo “Un uomo e una donna”, una commedia agrodolce un po’ più semplice rispetto a quello che ho interpretato ultimamente. Spesso vado in giro con i miei monologhi, che sono tutti tematici come quello sull’Alzheimer, sull’immigrazione, sugli animali».
Cosa sogna, oggi, Daniela Poggi?
«Per quanto riguarda la mia carriera, che inizi la terza fase che può essere solo bellissima, visto che c’è la consapevolezza, l’equilibrio, la calma giusta per affrontare il tutto. Spero che si aprano nuove occasioni, sia in teatro che in televisione che al cinema. Poi, mi farebbe piacere incontrare un amore, visto che in questo momento sono single».