Da quest’anno Napoli COMICON (Salone Internazionale del fumetto e del gioco) ha aggiunto un nuovo ruolo nel proprio organigramma, il Magister, un Presidente, che concentra su di se molti aspetti del Salone. Il Magister di quest’anno è stato Milo Manara, il più grande e importante autore italiano di fumetto e illustrazione, il Maestro dell’immagine disegnata, conosciuto in Italia e all’estero per il fascino sensuale delle sue tavole. Le donne di Milo Manara sono entrate nell’immaginario pop in punta di piedi per non andarsene più.
In occasione dell’incontro con la stampa, Nico de Corato (nostro contributor e titolare del network DubaiBlog media partner del ComiCon di Dubai) ha avuto modo di rivolgere alcune domande all’autore.
NdC: Molte delle sue opere più famose ritraggono donne. Cosa rappresentano per lei?
MM: «Sono millenni che nelle arti figurative la donna rappresenta un simbolo. Io ho semplicemente ripreso una tradizione che nel corso dei secoli è stata praticata dai grandi. E la recupero senza voler fare nessun paragone.»
NdC: Lei rappresenta la donna in una maniera sensuale, ma mai volgare. Cosa pensa della rappresentazione (spesso volgare se non addirittura oltre) che oggi vediamo?
MM: «La volgarità non dipende dai centimetri di epidermide esposta, ma principalmente proviene da altri ambiti, la politica per esempio. La pornografia è solo la versione commerciale dell’erotismo, e ciò può diventare volgarità. Ho sempre inquadrato la pornografia con l’aspetto industriale dell’eros. Credo che il porno sia qualcosa che molto spesso commercializza o reifica l’atto sessuale; lo scopo di lucro gli fa perdere sacralità. Ne fa esclusivamente un fatto fisico, anatomico, muscolare, stop. La spinta alla vita che deriva dall’amore tra due persone ne viene quasi umiliata. Non ho nulla contro la produzione pornografica, e alcune cose mi piacciono, tante altre però sono noiose e ripetitive. Poi esiste un tipo di pornografia non strettamente legata ai filmati a luci rosse che produce effetti anche peggiori ed è, sui media, l’affollamento pubblicitario dei corpi di tante presunte showgirl. Un’esibizione mercificata avvilente che conferma l’idea di Marcuse della società a una dimensione. Insomma, la domanda di sessualità c’è ma è la risposta che critico. La mercificazione non mi piace, il gioco sì perché giova alla libertà sessuale.»
NdC: Maestro, che rapporto ha con l’arte e la cultura araba?
MM: «I miei rapporti con l’arte e la cultura araba sono scarsi e saltuari. Ho viaggiato molto nei Paesi Arabi e sono un grande ammiratore della cultura araba. Le racconto un aneddoto: in passato ho collaborato con la rivista francese À Suivre. In occasione della morte di John Lennon, l’allora editore decise di realizzare un numero speciale e mi chiese di realizzare una storia a fumetti su Lennon. E io disegnai tale storia, immaginando il risveglio di Lennon dopo il colpo fatale, il suo arrivare di là, attendere il momento di varcare la soglia, iniziare a cantare “Sgt. Pepper”.
Ebbene, in quel frangente non descrissi un Paradiso cristiano, ma uno “generale”, con Angeli e Budda, Divinità del passato e Maometto.. Maometto, in particolare, lo raffigurai come si vede spesso nell’iconografia classica, con il capo ricoperto dal turbante, cercando di rispettare i principi della religione islamica.
E poi c’è l’architettura, che apprezzo moltissimo: da Istanbul a Damasco (prima che la distruggesserro..). Ci sono esempi di architettura araba meravigliosi.»
NdC: se Manara fosse nato a Dubai, cosa avrebbe iniziato a disegnare?
MM: «Se fossi nato a Dubai, probabilmente mi avrebbero tagliato le mani per non farmi disegnare… [il Magister ride..]. Le raccondo un altro piccolo aneddoto: ho passato un periodo in Pakistan, e all’epoca lavoravo per alcune riviste a cui avevo necessità di inviare del materiale con continuità. Vivevo in un camper, e quando organizzavo le spedizioni avevo sempre il timore che potessero essere intercettate e aperte..
Tornando alla domanda: probabilmente disegnerei cammelli.. e dei gran bei burqa!»