Paolo Scibilia direttore d’orchestra, musicista, ideatore di rassegne di musica classica come Sorrento classica. Come si è formato artisticamente?
Ho iniziato lo studio del pianoforte intorno ai dieci anni sicuro di fare altro nella vita. Sono architetto sempre innamorato del patrimonio storico artistico di cui l’Italia è piena. Poi gli anni del Conservatorio, i primi successi, gli incoraggiamenti ricevuti da tanti maestri, mi hanno condotto all’Alto perfezionamento nella scuola di Saluzzo esempio unico in Europa di college musicale dove si viveva e si imparava nello stesso edificio. Dopo ho proseguito, con una borsa di studio del ministero degli Esteri, all’accademia di Zagabria sotto la guida del maestro Vladimir Krpan (allievo prediletto di A.B. Michelangeli). Da qui è nato il mio senso ‘europeo’ della musica, questo volere guardare oltre i nostri confini, avere contatti con il grande mondo artistico. Sono rientrato a Sorrento ed ho iniziato a importare cultura artistica, musicale, ho voluto ritrovare in casa le stesse persone che ho incontrato all’estero in penisola. Offrivo supporto logistico e loro mi ricambiavano con le loro performance artistiche.
In che modo compone il suo cartellone sorrentino e come risponde il pubblico?
Nei periodi non estivi ci sono le attività al ‘chiuso’, quindi non solo Chiostro di san Francesco ma musica in tanti luoghi della penisola: museo archeologico di Villa Fondi, cattedrale di Amalfi, attività all’estero con il festival di Dubrovnik con cui il festival di Sorrento è gemellato. Il cartellone nasce da un compromesso tra le mie scelte e quello che potrebbe interessare al pubblico. Normalmente ho una pagina in cui, ogni volta in cui mi viene un nome, lo scrivo su questa pagina, poi guardo tutto ciò che ho segnato e verifico la fattibilità e la disponibilità dell’artista per l’estate e chiedo che programma possono fare. La mia idea è sempre cercare di interessare, con la musica, un pubblico che può essere o meno esperto. Non mi illudo che vengano a Sorrento persone per ascoltare buona musica, ma abbiamo sempre un buon riscontro di pubblico. Non basta solo il nome dell’interprete, più o meno noto, ma è importante come detto il programma che si esegue.
Il suo è uno sguardo ai musicisti di tutto il mondo penso alla sua ultima esperienza nel Kazakhstan, ce ne parla?
La mia ultima esperienza è stata significativa. Nella mia attività come pianista e direttore d’orchestra sono per la prima volta approdato in questo paese su invito dell’Accademia delle arti e ci siamo esibiti nella Kazakhstan Central Concert Hall, una grande sala moderna e all’avanguardia. Ho diretto l’Orchestra Sinfonica Nazionale del Kazakistan con un programma diverso dal solito, perché come detto, penso sempre al pubblico. Il programma conteneva Ravel con Bolero, poi il Concerto numero 2 per pianoforte e orchestra e poi Capriccio spagnolo di Rimsky Korsakov e poi Capriccio italiano di Tchaikovsky. Un programma apprezzato perché il pubblico ha gradito la ‘rarità’ dell’offerta artistica proposta e mi hanno invitato di nuovo per l’anno prossimo. Ho preso contatti con artisti di lì che si sono anche esibiti a Sorrento come la celebre e pluripremiata violinista kazaka Aiman Mussakhajayeva.
Il 21 agosto dirigerà l’Orchestra Toscana città di Grosseto con Haeji Kim al violino, che repertorio eseguirete?
Mozartiana è il titolo e prevede: Sinfonia numero 1 in bi bemolle maggiore k 16 del 1776, Sinfonia numero 42 in fa maggiore k 75 composta nel 1771, l’overture da Il ratto del Serraglio del 1782, Concerto n. 5 per violino in la maggiore k219. Il titolo Mozartiana perché, unico concerto della stagione monografico, è dedicato a Mozart con brani composti in dodici anni di vita da quando aveva 15 ai 26 anni. Non li abbiamo messi in ordine cronologico, ma abbracciano questi anni di vita e si tratta, quindi, di opere giovanili.
Veniamo ai giovani, l’Italia valorizza i suoi talenti musicali?
Li valorizza in ritardo. Abbiamo il pessimo costume di importare ciò che è nostro che viene esportato prima. Non ci sono sbocchi professionali a livello musicale, ma come del resto non ci sono negli altri settori. Sappiamo della fuga di geni e talenti all’estero dove trovano condizioni di vita migliori. L’Italia ha una falla soprattutto nel settore musicale e lo ha detto anche, di recente, Riccardo Muti: l’Italia sta commettendo un crimine nei confronti dei suoi artisti. Obbligare i suoi talenti a fare fortuna all’estero significa svuotare la Nazione di una propria identità e questo è un crimine. Non ci sono Orchestre stabili, parliamo di Napoli capitale europea della cultura e della musica, dove abbiamo una sola orchestra stabile quella del Reale teatro di San Carlo. Si parla di problemi anche per il Maggio musicale fiorentino. Noto uno spreco di risorse per settori che dovrebbero essere amministrati meglio. Mandare i nostri talenti all’estero, credo anche io, sia un crimine. Io continuo la mia promozione di musica classica anche se ai concerti lamento la mancanza dei giovani.
Nelle sue esperienze all’estero cosa l’ha colpita del rapporto con la musica negli altri paesi?
Nel Nord Europa, per esempio, c’è il rispetto per la musica, per i docenti di musica, per i musicisti; in Italia, si considera ancora non una vera professione, si associa sempre al concetto di arte qualcosa di estemporaneo, difficilmente ci si rende conto che per eseguire in maniera egregia occorrono ore di studio. Ancora è diffuso il falso concetto che si è bravi per natura. Il talento non basta, è un terreno fertile da coltivare. La colpa è storica e risala al periodo in cui davvero i cantanti erano talenti puri che non avevano le possibilità di studiare che ci sono state e ci sono oggi.