Procida Capitale italiana della cultura 2022. Un anno di eventi artistici e culturali che aprono le porte dei borghi dell’isola più piccola del Golfo di Napoli. Una piccola isola che diventa faro per l’arte e la cultura nel mondo. Ne parliamo con Agostino Riitano, Direttore di “Procida Capitale italiana della cultura 2022”.
Procida, capitale italiana della cultura 2022, se lo aspettava? Qual è il target che è stato pensato per l’ideazione dei programmi? A quale area sono rivolte le iniziative?
«Non possiamo negare che Procida rappresentava, sin dalla fase embrionale della sua candidatura, l’utopia di un cambiamento, in particolare delle politiche culturali del Sistema Italia, sempre molto proiettato sulle grandi città d’arte. E tuttavia proprio per questo, accettando l’invito del sindaco Dino Ambrosino, ho subito realizzato che potesse essere la strada giusta, questa, per una vera svolta, con l’isola che avrebbe rappresentato i borghi di un’Italia cosiddetta minore e finalmente non più marginale. É accaduto proprio questo e non possiamo negare di averci creduto sin dal proprio momento. Il target di riferimento dei 44 progetti culturali del nostro programma è un target ampio ed esteso: chiediamo solo che si arrivi a Procida in punta di piedi, rispettosi dell’identità di una piccola isola e della comunità che la abita. Non accoglieremo turisti, ma cittadini temporanei, e soprattutto non proporremo una Disneyland degli eventi, prediligendo invece una dimensione laboratoriale diffusa. Non ci interessa il turismo di massa e puntiamo con forza alla legacy che l’anno da Capitale genererà sull’isola».
Il 22 gennaio scorso c’è stato il taglio del nastro di “Procida capitale italiana della cultura 2022”, ad un mese dall’avvio delle attività, è possibile fare un resoconto, seppur non esaustivo, di ciò che è stato fatto finora?
«In attesa della grande cerimonia inaugurale di inizio aprile, direi che il percorso di Procida si è avviato ben prima dell’inizio dell’anno da capitale italiana della cultura, generando un percorso di co-creazione di cui la cittadinanza estesa è stata pienamente protagonista. Alcuni grandi eventi, come la mostra “Panorama” del consorzio Italics, hanno impreziosito la vigilia del 2022 e progetti come “Accogliere Ad Arte Procida” hanno messo a punto un percorso propedeutico, proponendo agli operatori turistici, alle forze dell’ordine, ai tassisti e ai volontari di Procida2022 per implementare la conoscenza dell’isola e del territorio di riferimento, Campi Flegrei in primis, migliorando i percorsi di accoglienza. Mai come in questo caso, direi che il percorso di costruzione del nostro programma culturale è stato di per sé un vero e proprio modello di innovazione sociale a base culturale».
Dopo aver testato il polso, si è riscontrato interesse di pubblico? Si sono aperte le frontiere dei popoli che sono approdati sull’isola?
«Sin dal momento della proclamazione di Procida a Capitale Italiana della Cultura, avvenuta nel cuore della crisi pandemica, ci è parso chiaro il messaggio potenziale legato alla ripartenza del Paese e della Cultura, tradotto in un’attenzione mediatica significativa su scala nazionale e soprattutto internazionale. Il New York Times ci ha dedicato un reportage, il National Geographic ha inserito Procida tra le 25 mete da visitare nel 2022 e in generale hanno parlato dell’isola i media di più di 30 differenti paesi in tutto il mondo. Un interesse che si tradurrà in flussi turistici importanti, ma non è quella la principale ricaduta che ci interessa: noi stiamo soprattutto dimostrando che la cultura possa essere, anche al Sud e anche su una piccola isola, una leva di sviluppo importante, direi fondamentale».
Procida, l’isola che non isola, un motto che dà un’idea di apertura e un impulso aggregativo. Su quali presupposti si è pensato di mettere in atto un circuito che possa essere includente a una platea diffusa?
«“La cultura non isola” è un messaggio che avevamo ideato prima della pandemia e che ha finito con il rivelarsi più che mai risulta attuale: crediamo fortemente che la cultura possa prendersi cura delle cicatrici sociali che abbiamo riportato in questi tempi così complessi di pandemia e siamo oggi ancor più consapevoli dell’importanza di messaggi inclusivi. Con Procida 2022 stiamo parlando a una platea diffusa, e continueremo a farlo per tutto l’anno: l’unica condizione è mettersi in ascolto, senza pregiudizi».
Tra Matera nel 2019 e Procida 2022 c’è un filo conduttore che lega le due realtà? Possiamo definirle continuità di un percorso?
«Un filo conduttore c’è, innegabilmente. Inizierei col dire che esiste una Italia della Cultura prima di Matera 2019 e un’Italia della Cultura dopo. Perché Matera 2019 è stata una delle esperienze forse più importanti della storia recente delle politiche culturali del nostro Paese, per il tipo di semantica culturale, per il tipo di approccio generato, per la partecipazione dei cittadini nella costruzione di progetti e politiche. La capacità di innescare un meccanismo che non celava anche le fragilità di un progetto, ma anzi metteva al centro le fragilità e i problemi affrontandoli collettivamente, è stata centrale anche nel percorso di candidatura di Procida. A Matera c’è stata un’attenzione molto forte all’idea di investire in un processo di co-creazione durato circa due anni, e di investire proprio sulla crescita delle organizzazioni, della capacità manageriale, della dimensione internazionale, della relazione con il pubblico: legacy rimaste in dote alla città. Faremo, stiamo facendo, qualcosa di molto simile anche a Procida».
Può farci una sintesi delle manifestazioni che avete messo in campo durante questi 12 mesi?
«Per una sintesi esaustiva rimanderei al nostro sito ufficiale, ma non possono non sottolineare la dimensione internazionale del programma, che si traduce in progetti come la Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterrraneo (BJCEM – Biennale des Jeunes Créateurs de l’Europe et de la Méditerranée) con i progetti The Tending of the Otherwise (tra aprile e settembre), che coinvolge 25 giovani artisti dell’area euromediterranea e Is.Land, programma di residenze diffuse per cinque giovani artisti internazionali (a settembre). Il tema dell’insularità ispira invece il progetto Echi delle distanze (maggio – settembre), che coinvolge musicisti provenienti da isole di tutto il mondo – dal Madagascar a Taiwan, da Creta a Papua Nuova Guinea- stimolati dall’incontro con un’altra comunità isolana, quella di Procida. E ancora: con Amìh, tra ottobre e novembre, 15 musicisti provenienti da diversi Paesi del mondo si riuniscono a Procida per sviluppare un linguaggio comune attraverso la musica, dando vita a uno spettacolo musicale per orchestra e teatro ispirato all’isola e ai suoi silenzi, da portare in tournée nelle più importanti città italiane.
E ancora, due grandi mostre: “I Greci prima dei Greci” (da giugno a settembre), in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli condivisa con il Parco Archeologico dei Campi Flegrei e il Museo Civico di Procida, racconta – attraverso un percorso diffuso tra i tre siti – il ruolo centrale della cultura ellenica nello sviluppo socio-economico e culturale della Campania e dell’intero Sud».
CHI È AGOSTINO RIITANO
Manager culturale, autore e docente è esperto di sviluppo locale a base culturale; valorizzazione partecipata del patrimonio e delle eredità culturali; creazione di progetti d’innovazione culturale.
Attualmente è Direttore di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022; Direttore del Comitato Promotore per la candidatura dell’Arte dell’Incisione a Cammeo nella lista del patrimonio culturale immateriale UNESCO; Docente e membro del Comitato Scientifico del Master in “Management del turismo culturale” presso l’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa; membro del Comitato Scientifico del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
In ambito internazionale è stato consulente dell’OCSE e del BID, organizzazioni per lo sviluppo economico, sociale e culturale; Cultural Manager di Tirana Capitale Europea dei Giovani 2022; Project Manager Supervisor di Matera 2019 Capitale Europea della Cultura.
Ha pubblicato Il Training dell’Attore da Oriente a Occidente (Arte Tipografica, Napoli, 2007); Sud Innovation. Patrimonio Culturale, Innovazione Sociale e Nuova Cittadinanza (Franco Angeli, Milano, 2014); Matera: innovazione sociale e cittadinanza culturale, in Venezia chiama Boston (Marcianum Press, Venezia, 2016); Artigiani dell’Immaginario – Cultura, fiducia e cocreazione (Mimesis, Milano, 2019); Matera. Saperi, esperienze e abilità per fondare comunità creative, in Rimediare Ri-Mediare Saperi, tecnologie, culture, comunità, persone (Franco Angeli, Milano, 2020). Ha curato la collana Schisi – Rapporto tra Arte e Scienza per doppiozero.it. È autore di numerosi articoli e conferenze scientifiche sui temi dell’innovazione culturale e sociale e dello sviluppo della città.