Adriano Pantaleo attore amato da più generazioni si racconta e viene fuori un mondo composito diviso tra recitazione, regia e formazione.
Nel tuo docu-film Noi ce la siamo cavata con la regia di Giuseppe Marco Albano, cosa hai voluto raccontare?
Ho voluto omaggiare un film che è stato una tappa fondamentale della mia vita, da lì ho cominciato a fare questo mestiere. Sono andato a studiare a Roma dove ho incontrato mia moglie, quindi tutta la mia vita è stata condizionata da quella grandissima esperienza. Ho voluto rispondere ad una domanda che in questi trenta anni mi ha accompagnato: che fine hanno fatto gli altri bambini perché di quel gruppo solo io e Ciro Esposito abbiamo continuato a fare questo lavoro. Un modo anche per omaggiare due grandi artisti scomparsi che sono Villaggio e Lina Wertmüller di cui nel docu-film ho il video del nostro ultimo incontro, una cosa per me fondamentale perché Lina è una figura chiave nella mia vita.
Hai diretto anche il video della colonna sonora, cosa racconta?
Quando con il regista Giuseppe Marco Albano abbiamo pensato che sarebbe stato bene avere una canzone originale per il nostro film, ho voluto affidarla a Ralph P, un giovane che seguo e che, con gli amici del Nest, accompagniamo nel suo percorso di crescita da alcuni anni. Lui ha avuto una candidatura ai David di Donatello per la sua canzone originale ne Il sindaco del Rione Sanità. Ha scritto una canzone bellissima molto legata al territorio nella prima parte, mentre nella seconda ripercorre le storie dei protagonisti. Tra poco uscirà il suo nuovo singolo Truman show di cui firmo la regia.
Quanto è stato importante per te lavorare con Villaggio e con Lina Wertmüller?
Gran parte della mia metodologia lavorativa la devo a quel mio primo film dove ho incontrato Lina Wertmüller e la sacralità che metto nel lavoro la devo a lei. Lina ci ha fatto fare quasi tre mesi di prove con un insegnante di recitazione e sapevamo i ruoli di tutti perché lei non aveva assegnato i ruoli, quindi tutti sapevamo tutto. Tutta questa disciplina e preparazione ci ha permesso poi anche di improvvisare. Da Villaggio ho imparato la professionalità, la sacralità, lui aveva voluto fortemente quel ruolo che sentiva moltissimo. Noi piccoli pensavamo di incontrare Fantozzi ed invece abbiamo incontrato un uomo serissimo.
Cosa hai pensato quando Sibilia ti ha chiamato per Mixed by Erry in cui interpreti il padre dei Frattasio?
Felice di potermi calare nei panni di qualcun altro che in questo caso è un pezzo della mia adolescenza. Per noi nati tra fine anni Settanta e per tutti gli anni Ottanta Mixed by Erry è stata un’istituzione, l’unica possibilità per noi ragazzini delle periferie di incontrare un certo tipo di musica. L’idea di fare quelle compilation ed, alla fine avere delle playlist suggerite, era una cosa geniale. Il ruolo mi è piaciuto molto, un uomo che faceva di tutto per portare avanti la famiglia, pur facendo qualcosa di non totalmente lecito, cercando di conservare un’etica seppur non del tutto onesta. Lavorare con Sydney Sibilia è stato un incontro favoloso, è una delle persone con più entusiasmo in quello che fa, un grande direttore per gli attori.
Venendo al teatro sei impegnato in Premiata pasticceria Bellavista che ha debuttato al Campania teatro festival, ci parli del tuo personaggio?
Come Nest siamo soliti provare a riadattare i classici in maniera contemporanea; lo abbiamo fatto con Shakespeare, con Pirandello, con la Banda degli onesti. Quando cercavamo una nuova commedia da reinterpretare ci è sembrato quasi naturale arrivare a Salemme. Con il nostro pizzico di insana incoscienza, che spesso ci ha aiutato, abbiamo chiamato Vincenzo e fatto la nostra proposta senza pensare che lui mette ancora in scena le sue commedie e che non aveva mai concesso i diritti di una sua commedia senza che lui fosse in scena o alla regia. Abbiamo trovato ascolto, disponibilità ed entusiasmo. Mi sono assunto tutto l’onore e l’onere di Carmine, protagonista interpretato da Salemme nella sua versione. É cieco ma è l’unico che riesce a vedere e guardare mentre gli altri non riescono. Vede oltre, capisce quello che gli altri non riescono a fare. Ci sono pensieri bellissimi, di cui mi faccio portavoce, sulla differenza tra il guardare e il vedere ed oggi, dove tutti abbiamo mille possibilità di veder cose che prima non era possibile fare, questa differenza, questa filosofia del guardare piuttosto del vedere è molto attuale. Lo riprenderemo l’anno prossimo.
Che idee per il Nest?
La stagione la presentiamo a settembre ed abbiamo ancora un grande entusiasmo. Il Nest per tutti noi è un gran bel sacrificio per il quale percepiamo ancora molto poco per lo sforzo che facciamo e per la mole di lavoro in un quartiere come quello di Sam Giovanni, in una città come Napoli. Continuiamo la nostra attività e vorremmo che crescesse di pari passo al nostro entusiasmo, il sostegno delle istituzioni per tutti quelli che ci lavorano. Faremo un festival in otto appuntamenti tra fine settembre e metà ottobre gratuiti e poi da fine ottobre parte la nostra stagione fino a maggio. Ci saranno tanti amici famosi che portano da noi la loro militanza culturale e anche giovani a cui diamo la possibilità di passare a Napoli. Da ottobre parte anche la scuola di recitazione teatrale e cinematografica con noi, ma anche con diversi altri docenti ed artisti che si alterneranno. Ripartiranno anche i corsi per macchinisti e d elettricisti teatrali gratuiti.
A cosa stai lavorando? Ti rivedremo in Nero a metà?
Ho concluso da regista il nuovo video di Ralph P e sto lavorando ad un documentario sempre come regista dal titolo Il coach di due mondi coprodotto con Terranera e Vertigo. Racconta la storia di Antonio Petillo allenatore talent scout di basket che negli anni ha raggiunto anche grandissimi obiettivi come quello di portare lo Scafati in A 2. Ha sempre coltivato la passione come maestro di strada e da anni svolge una attività gratuita a Miano, Piscinola con i ragazzi e dal 2016 va in Africa per due mesi. Si carica un borsone pieno di materiale per il basket e cerca di recuperare i ragazzi che vivono nelle discariche attraverso lo sport e cerca poi di riunirli con le famiglie originarie. Non è stata confermata la nuova stagione di Nero a metà e mi dispiace molto perché è uno dei prodotti più belli che la Rai ha fatto negli ultimi anni, girata ed interpretata molto bene. Mi dispiace tanto perché tutti mi hanno accolto in una famiglia perché andavano avanti da molti anni raggiungendo grandi numeri. Mi divertiva tanto il mio personaggio, Santillo, e mi piaceva lavorare con una persona straordinaria che è Claudio Amendola.