Già si parla di una nuova coppia del cinema italiano. Carlo Verdone e Antonio Albanese arriveranno in sala dal 28 gennaio con “L’abbiamo fatta Grossa”, scritto, diretto ed interpretato da Carlo Verdone, che ha scelto Antonio Albanese come suo partner per questa nuova avventura. “L’abbiamo fatta Grossa” è la nuova pellicola, targata FILMAURO, prodotta da Aurelio e Luigi De Laurentiis e distribuita in 800 sale in tutta Italia. Il film, già descritto dai protagonisti come una commedia elegante, racconta la storia di Yuri Pelagatti, (Antonio Albanese) un attore di teatro che, traumatizzato dalla separazione, non riesce più a ricordare le battute in scena. Carlo Verdone, invece, è Arturo Merlino, un investigatore squattrinato che vive a casa della vecchia zia vedova. Yuri vuole le prove dell’infedeltà della ex moglie ed assume Arturo credendolo un super investigatore. Ma Arturo non ne fa una giusta! Per errore entrano in possesso di una misteriosa valigetta che contiene 1 milione di euro! Una serie di guai divertentissimi e di rocambolesche avventure, porteranno ad un finale imprevedibile. Abbiamo incontrato Carlo Verdone e Antonio Albanese alla presentazione ufficiale del film “L’abbiamo fatta Grossa”.
“L’abbiamo fatta Grossa” è un film “diverso”da quelli che avevi già fatto. È un’idea che avevi da tempo, oppure è nata adesso?
«“L’abbiamo fatta Grossa” è un film diverso, perché ha più libertà creativa. Racconta un’avventura, scritta in totale libertà. Diverso, perché, per la prima volta, siamo in coppia. In coppia secca! Io e un altro attore. Un grande attore: Antonio Albanese. Con lui è stato davvero molto piacevole lavorare, perché è un attore completo, un attore ideale. Soprattutto per i tempi. Ci siamo divertiti molto. Il film è comico, con un po’ di suspense, rocambolesco. Per questo film, ho preso strade che prima non avevo mai percorso.»
Come nasce l’idea di scegliere Antonio Albanese?
«Avevo voglia e bisogno di lavorare al maschile. Ho lavorato sempre con delle splendide donne e bravissime attrici. Ma stavolta, avevo voglia di cambiare e scegliere un partner. Ho scelto Antonio Albanese che avevo già “sfiorato” nel film “Questione di cuore” di Francesca Archibugi. Una volta lo chiamai, ma lui era impegnato a girare un suo film. Ma sapevo che prima o poi ci avrei riprovato. Perché lui mi piace anche come attore drammatico. Gli ho cucito addosso questo personaggio e sono andato sul sicuro conoscendo le sue doti artistiche.»
Nelle note di regia si legge che sei stato molto soddisfatto dei tempi veloci. A prova che l’intesa di questa nuova coppia, Verdone- Albanese, si è rivelata perfetta.
La prima scena è sempre stata buona. Il montatore, nel 95 per cento dei casi, nel montaggio ha sempre usato il primo ciak. Ed io ero sempre d’accordo con lui. Solitamente le prime sono le più spontanee. Quando ripeti troppo le scene, diventano meccaniche. Durante le riprese abbiamo anche girato scene da tre minuti senza fermarci. E nessuno dei due sbagliava. Anzi, c’era sempre un qualcosa in più. Noi tornavamo a casa alle 15.30, da far imbestialire le altre troupe. Nell’ambiente, scherzando, visti i nostri tempi brevi, tutti dicevano di voler lavorare con Verdone. Ma non riuscivano a capire che non ero io, era la coppia che funzionava.»
Dalle tue parole, si evince molta serenità e soddisfazione. Pare tu faccia un bilancio positivissimo di questo lavoro. È anche il tuo 25esimo film, quindi, immagino le emozioni di un traguardo così importante.
«Le emozioni rimangono sempre le stesse. Ho vissuto 36 anni di cinema, questo è il mio 25esimo film e ti emozioni sempre allo stesso modo. Perché in questo lavoro, se ti senti arrivato, anche nella tua fase più matura, ti stai “scavando la fossa” da solo. Ti devi sempre rimettere in discussione, purtroppo è un esame che ricomincia ogni volta. Anzi, ogni volta è più difficile.»
Come è stato lavorare con Carlo Verdone?
«È stato davvero molto piacevole, perché lui è un grande esperto della commedia italiana. Ed io lo conoscevo, perché, anche, grazie ai suoi lavori ho imparato moltissimo. È stato molto interessante entrare nel suo laboratorio e nella sua esperienza. Lui si è reso molto disponibile ed è un uomo umilissimo. Allora mi sono caricato anch’io. Mi sono calato nel suo mondo, ed insieme, abbiamo fatto questo viaggio artistico che, ogni giorno, si è arricchito di cose nuove. Tutto questo perché siamo anche spettatori ed il nostro desiderio è principalmente quello di divertirci e divertire. Siamo molto contenti di questa unione. Professionalmente parlando è stata una grande esperienza lavorare assieme.»
Già si parla di “nuova coppia” del cinema. In che modo ti sei confrontato con Verdone?
«Le mie intenzioni sono sempre quelle di cercare di imparare. Per imparare, devi leggere, devi studiare, devi essere curioso, però, devi anche incontrare. Ed è arrivato il momento giusto. L’incontro con questo mostro sacro del cinema italiano mi ha permesso di confrontarmi. Le difficoltà, in ogni esperienza, ovviamente, ci possono e ci devono essere. E risolverle, vuol dire impegnarsi, Sudare, lavorare. Lo abbiamo fatto dal primo giorno, con umiltà e disponibilità. E questa è la cosa più bella. Da spettatore, sono contento del risultato. Da professionista, dopo questa bellissima esperienza, esprimo il desiderio di ritornare a lavorare di nuovo con Carlo Verdone. Dopo questo primo investimento di coppia, spero ci siano altri lavori assieme. Perché lavorare in coppia, soprattutto nella commedia, non è facilissimo. Abbiamo avuto molta fortuna. Lui, è stato bravo a chiamarmi, io molto felice a incontrarlo.»
Hai avuto più difficoltà a confrontarti con Verdone attore o Verdone regista?
«Non c’è stata mai una vera e propria difficoltà tra di noi. Anche perché fin dal primo giorno, anche nel confrontarci sulle scene, sul girato, lui chiedeva anche il mio parere. E questo mi ha fatto sentire veramente onorato.»
Un pregio e un difetto di Carlo Verdone?
«Un pregio è sicuramente quello di riconoscergli – come regista – una grande eleganza ed un’immensa attenzione verso l’uso della macchina. Come attore, invece, il pregio di essere un ottimo strumento con cui confrontarsi ed entrare perfettamente in sintonia. Come difetto gli attribuisco un difetto sano, Quello del dubbio, delle incertezze. Ho sempre un po’ paura delle persone troppo sicure, perché mi mettono malinconia. Perché dico che la troppa sicurezza non esiste. Il dubbio crea lo sviluppo del confronto e questo con Carlo c’è stato.»