“Gemelli”, “Quanto Ti Costa”, “Come Se”, “Dietro” e “Cuori Blu” sono i brani contenuti in “Respiro” (distribuito da Artisti First) il nuovo Ep di Peligro, all’anagrafe Andrea Mietta. Questo nuovo lavoro del rapper milanese, classe ’92, segna un cambiamento cruciale rispetto ai lavori precedenti, in cui l’artista fonde le sonorità hip hop con suoni e atmosfere pop, dance e reggaeton, senza perdere la sua natura di “rapper dei buoni sentimenti” con i suoi testi intensi e mai scontati.
Di recente è uscito “Respiro”, un nuovo Ep che segna un cambiamento rispetto ai lavori precedenti, in cui sei rimasto fedele alla tua natura da rapper, fondendo però le sonorità hip hop al pop, dance e reggenton…
«Quando faccio musica cerco di non ripetermi, quindi mi piace ad ogni nuovo lavoro, aggiungere qualcosa che prima non c’era. In questo lavoro, nello specifico, il motore che ha mosso la produzione e la scrittura, è stato quello di andare in luoghi inesplorati. Anche musicalmente ci sono tante combinazioni e tante anime diverse che convivono nello stesso prodotto. Fa tutto parte di questo processo di ricerca. Mentre invece per quanto riguarda il discorso dei testi ho cercato di trovare un equilibrio tra forma e contenuto, quindi ho aggiunto rispetto ai miei precedenti lavori, la ricerca di una forma canzone che fosse ancora più equilibrata tra una forma melodica che possiamo riassumere in pop e il rap, da cui invece provengo».
“Respiro” è un inno alla libertà, a ciò che ci fa stare bene, un modo per prendere una boccata d’aria e stare bene…
«La mia personale ricerca della libertà, in cui mi sono approcciato a questo lavoro è stato proprio non avere confini musicali, non avere dei limiti musicalmente parlando, cercando di andare dove non ero mai stato. Il concetto di libertà contestualizzato può essere dato dal fatto che finalmente, avere la possibilità di uscire con della musica nuova, anche in un periodo come quello che stiamo vivendo, mi permette di prendere una boccata d’aria fresca e di fare ciò che io sento di essere, non solo musicalmente parlando».
Cosa ha rappresentato per te questo nuovo lavoro?
«Innanzitutto una sfida con me steso, poiché approcciarsi a sonorità diverse da cui provengo è stata una bella sfida in cui mi sono messo alla prova. È stato sicuramente un lavoro di scoperta, perché essere curiosi musicalmente è una cosa che cerco di non dare mai per scontato. Avere la curiosità di scoprire cose nuove, può portare solo ad avere un’evoluzione nella musica. Con Hernan Brando che ha prodotto i brani del disco abbiamo voluto giocare sull’uscire dalla zona di confort e sul metterci alla prova in mondi ancora inesplorati».
Le tue canzoni non sono mai scontate. Come nascono in particolare e come sono nate queste che hai inserito in Respiro?
«Solitamente parto da un’idea di testo e poi viene costruita attorno al testo una musica. Invece per la realizzazione di “Respiro” siamo partiti dalla musica e abbiamo inserito le parole in base a ciò che la musica ci comunicava. Per quanto riguarda la scrittura, sicuramente accanto all’ispirazione istintiva che è il motore che dà il la alla scrittura, sto affiancando molti più processi mentali, molta più elaborazione e ragione. C’è questa esigenza di ragione e istinto che tendono a raggiungere un equilibrio, al quale non si può realmente arrivare».
Ti sei avvicinato al mondo della musica all’età di 14 anni. Quando hai iniziato realmente a scrivere?
«Mi sono avvicinato al rap tra il 2005 e il 2006. Erano anni in cui passavano in radio Fabri Fibra, Mondomarcio, la seconda ondata di rap italiano che è riuscita a sfondare le barriere dell’era post Articolo31. Quando sei giovanissimo e ti arriva in faccia un fenomeno musicale così forte com’è stato il rap in quel periodo, non si può non restare colpiti. Sentivo come se la musica mi stesse parlando, ed è per questo che ho avuto l’impulso di cominciare a parlare anche io quel linguaggio, approcciarmi prima al freestyle e poi alla scrittura. Le cose hanno cominciato a prendere una piega più seria, più professionale – anche se faccio fatica a definirlo un lavoro non tanto per l’impegno che ci metto, ma perché fare un lavoro che ami significa che non lavorerai mai un giorno in vita tua – dal mio incontro con Hernan che conosco da tantissimi anni. È stato con lui che ho iniziato ad approcciarmi a un modo di fare musica che avesse tutto ciò che serviva per uscire con un prodotto musicale che portasse la mia firma».
Chi sono stati i tuoi riferimenti musicali?
«All’inizio ero molto legato alla scena milanese. Quando ho iniziato andavano fortissimi i Club Dogo Fabri Fibra, Mondomarcio, tutti nomi che hanno in qualche modo segnato un’identità di genere in Italia. All’inizio erano loro i miei riferimenti ed erano gli artisti che ascoltavo e divoravo. Era esattamente ciò di cui avevo bisogno in quel momento».
Invece attualmente quali artisti ascolti?
«Sto molto attento alle nuove proposte. Mi piace continuare in questo percorso di scoperta, vedere le cose nuove che escono, mi piacciono molto le produzioni belle grosse di musica pop internazionali come Justin Timberlake, Lady Gaga. Mi piace il modo in cui lavorano, il modo in cui strutturano le canzoni, secondo me c’è molto da imparare».
Dopo la presentazione di un album, solitamente segue sempre un tour live promozionale. Tu come stai vivendo questo blocco?
«Lo sto vivendo abbastanza serenamente. È chiaro che sento la mancanza del palco, come tutti, ma cercherò di fare qualcosa che assomigli il più possibile ad un’esperienza live, sia per me, poiché credo che queste siano canzoni che meritino una investitura live, sia per le persone che hanno apprezzato questo lavoro».