Il 5 febbraio il cantautore Paolo Simoni pubblicherà Anima, il suo nuovo album di inediti piano e voce, impreziosito al suo interno da un featuring con Roberto Vecchioni. Ecco la tracklist: L’anima vuole (feat. Roberto vecchioni), Porno Società, Cuore di Ragazzo, Imparare a vivere, Non sono altro che un artista, E invece importa, Amico mio, Eterna estate,4 zampe, Augh.
Paolo Simoni è nato a Comacchio, in provincia di Ferrara l’8 gennaio del 1985 ed il suo curriculum è degno di nota per esperienze musicali e collaborazioni artistiche invidiabili. Giovanissimo sente il richiamo della musica e frequenta il Conservatorio di Ferrara studiando pianoforte e teoria musicale. Completa i sui studi c/o La Scuola di Musica Moderna conseguendo il diploma di sassofono. In occasione del Premio Tenco nel 2007 viene proposto un suo brano dal titolo Mala tempora, titolo anche del suo primo album. Nel 2009 apre i concerti di Luciano Ligabue e nel 2012 pubblica il suo secondo album dal titolo Ci voglio ridere su che contiene il duetto Io sono io e tu sei tu con Lucio Dalla. Nel 2015 apre i concerti di Francesco De Gregori e nel 2019 quelli di Roberto Vecchioni. Come autore scrive Lettera per Gianni Morandi e Davvero per Loredana Bertè. Non contento nel 2018 pubblica il suo primo libro intitolato Un pesce rosso, due lesbiche e un camper (Compagnia Editoriale Aliberti).
Noi di Mydreams abbiamo avuto il piacere di intervistarlo.
Quale veste ti è più congeniale tra quella di cantautore, musicista e scrittore?
«Indubbiamente quella di cantautore e musicista. La scrittura in forma narrativa è stata una necessità. La canzone non era la formula giusta, in quel caso, per raccontare quelle storie. Avevo bisogno di spai, di margine di tempo, quindi ho optato per quel codice comunicativo».
Quando hai scoperto le tue doti musicali?
«Sin da piccolo (cinque anni). Se ne accorse una suora che per prima mi diede lezioni di musica. Sono però convinto che nasciamo con delle predisposizioni. Ce le costruiamo di là, poi una volta qui, le elaboriamo e le mettiamo in pratica».
Lo strumento che ami è il pianoforte. Perché?
«Il pianoforte è un’estensione della mia personalità. È come il pennello per un pittore. Sena quello non riuscirei a dipingere. Da piccolo quando ne vedevo uno, vibravo dentro. Anche questo è un amore prenatale, credo. È sentimento puro».
Se dovessi presentarti al pubblico quali aggettivi sceglieresti?
«Verace, schietto, testardo, pignolo e amante dei dettagli. Romantico. Un ragazzo di altri tempi. Fumo il sigaro e la pipa. Amo le giacche e i bassotti. Non sopporto la mediocrità e il pensiero debole».
Quali devono essere le caratteristiche di chi ascolta la tua musica?
«Non ho mai pensato a quali caratteristiche debba avere chi ascolta la mia musica. Può essere chiunque. Inseguo l’universalità dell’arte. Alcune anime ti sono affini subito, altre lo diventano nel tempo, altre mai. Non mi interessano i gusti personali ma l’autenticità dell’individuo. Ho un amico che suona heavy metal ed apprezza quello che scrivo. Le mie canzoni sono per chi ha voglia di ascoltarle».
Cosa si prova a duettare con Lucio Dalla e ad aprire i concerti di Ligabue, De Gregori e Vecchioni?
«Sono esperienze importanti nella vita di uno che da grande sogna di fare il cantautore. Danno energia e linfa per proseguire. Questi incontri sono stati fondamentali per quanto mi riguarda. Ho conosciuto da vicino dei miei miti. Quando dico conosciuto, intendo veramente e non di striscio. Provo molta gratitudine ed affetto per loro».
Il 5 febbraio prossimo uscirà l’album Anima. Cosa dobbiamo aspettarci? Possiamo svelare qualcosa di questo album di inediti?
«Anima è un disco particolare. Va ascoltato con intenzione. È un album intimo, un fatto privato tra me e l’ascoltatore. Consiglio di chiudere gli occhi, di spegnere il telefonino e di lasciarsi trasportare. È un album che vuole abbracciarti e dirti che sei un uomo anche tu, con un’anima e uno spirito. Anima ti vuole ricordare che, mentre il mondo va a rotoli, c’è un continente di salvezza possibile per tutti e che si chiama bellezza. Caldeggio l’ascolto su vinile. C’è una grande sorpresa all’interno: Roberto Vecchioni».
Tra poco ripartirà Sanremo. Pensi che sia una manifestazione ancora valida per promuovere la musica italiana e cercare talenti?
«Non lo so, sinceramente. Ho partecipato al Festival nel 2013, nella categoria giovani. È stata sicuramente una tappa importante della mia carriera, ma non fondamentale. Credo che si sia trasformato in una kermesse più televisiva, schiava dello share e poco incline al proporre musica di qualità. Però non sono snob e spero sempre in un direttore artistico in futuro che abbia voglia di fare la differenza. Ci vuole coraggio. Tanto coraggio».