La band Mattia Caroli & I fiori del Male ha pubblicato il 2 ottobre scorso il primo singolo in italiano La mia generazione, prodotto da Leo Pari. Il brano racconta di come televisione e social abbiano appiattito e distorto sentimenti ed emozioni. Le nuove generazioni dimenticano spesso amore e poesia ed emerge una Roma desolata e usurata dai ricordi d’amore e sofferenze: gli sguardi spenti volgono al passato, ci si perde in storie di sesso e nel metro regna l’indifferenza. Chi non si arrende, chi non vuole bruciare sono due amanti che si baciano nel traffico e non ci sono per nessuno.
La band dedica il singolo e il videoclip alla memoria di Giacomo Verde, regista del video e pioniere della video arte italiana che è venuto a mancare lo scorso maggio dopo una lunga malattia.
Mattia Caroli & I fiori del Male è attiva dal 2015 e fin dall’inizio utilizza sonorità vintage per poi sperimentare e spaziare dal blues al jazz, dal folk al rock, grazie all’utilizzo di strumenti a fiato: tromba, clarinetto, sax, fagotto. Dal 2017 al 2020 il gruppo si esibisce in più di 300 concerti che hanno toccato anche numerose capitali europee quali Berlino, Parigi, Londra.
Il videoclip She Seemed to be Cryng si aggiudica molti premi prestigiosi internazionali tra i quali quello del Festival de Cine en Ibiza –Premios Astartè.
Accanto alla crescita artistica aumentano anche i momenti di visibilità. Ricordiamo la partecipazione a Edicola Fiore, il programma di successo condotto da Fiorello. La band viene scelta da Raul Bova per aprire la partita di beneficenza Amatrice Nazionale Cantanti-Protezione Civile condividendo il palco con J-Ax, Gabbani, Ermal Meta, Giusy Ferreri, Il Volo, Rovazzi. L’esperto musicale della RAI John Vignola li sceglie nel 2016, insieme ad altre nove band del Lazio under 35, per il libro intitolato Cento Storie di Creatività.
Mattia Caroli & I fiori del Male, un nome insolito per una band che richiama alla memoria il grande poeta francese Charles Baudelaire e la sua raccolta di poesie. Perché questa scelta e qual è, tra le tante liriche quella che è “rimasta nel cuore”? Avete mai pensato di metterla in musica?
«Come si evince dal nome, il gruppo trae ispirazione dai poeti maledetti dell’800 per quanto riguarda i testi. Il concept del nostro lavoro artistico può essere sintetizzato nell’amore per la letteratura e le arti visive che condividiamo; oltre al chiaro riferimento a Charles Baudelaire nel nome stesso del gruppo, il testo di molte canzoni è ispirato o adattato da poesie come nel caso di La Fuite de la Lune, presente nel primo EP Every Giro Day, originariamente una poesia di oscar Wilde o in The song of the highest tower (Artthr Rimbaud), nell’album Fall From Grace».
Oltre Baudelaire, quali altri artisti hanno ispirato o ispirano la vostra produzione?
«Per quanto riguarda la musica molte sono le influenze musicali e gli artisti che ci hanno influenzato, possiamo citare ad esempio Nick Drake per quanto riguarda l’utilizzo della chitarra o Syd Barrett per la voce, senza dimenticare la sonorità indie dei The Libertines con Pete Doherty. Punto di riferimento inoltre sono senz’altro i Pink Floyd o i The Doors».
Come è nata la band e cosa vi mantiene legati?
«Mattia Caroli & I fiori del Male nasce nell’estate del 2015 a seguito dell’uscita del nostro primo EP Every Giro Day, Il progetto nasce da un’amicizia ormai decennale e da una passione condivisa: la musica. I brani sono nati per mano del nostro chitarrista e cantante Mattia ed in seguito arrangiati durante le prove con un gruppo al completo, così è nato anche il nostro primo album Fall From Grace, co-prodotto dallo studio romano LRS Factory e distribuito dall’etichetta tedesca Timezone Records».
Vi va di descrivere il gruppo scegliendo per ciascuno di voi componenti tre aggettivi che meglio lo rappresentano?
Mattia Caroli: carismatico, determinato scherzoso.
Niccolò Jacopo Cavoli: metodico, preciso, costante.
Valerio Brucchietti: affabile, amichevole, dinamico.
Lorenzo Di Toro: tranquillo, volenteroso, studioso.
Potete parlarci della genesi del nuovo brano dal titolo La mia generazione dal 2 ottobre in rotazione radiofonica?
«A quattro anni di distanza dal nostro primo album, possiamo dire che il cambiamento nella nostra musica si è costruito col tempo, con i tour all’estero e con la curiosità verso nuovi stili: una volta deciso il genere su cui orientarci ci siamo affidati all’esperienza di Leo Pari che ci ha guidati verso una forma di elettro pop. Non volevamo fare il classico karaoke all’italiana con la solita voce martellante e abbiamo preferito tenere le voci dentro mantenendo il nostro sound internazionale. Per le sonorità ci siamo ispirati ai Depeche Mode, agli Arcade Fire e ai Baustelle. Volevamo un sound forte per descrivere qualcosa di forte, il folk non ci bastava e grazie a Leo con le influenze di molti artisti che abbiamo incontrato on the road il sound è emerso spontaneamente».
Come si intitolerà il vostro secondo album e cosa devono aspettarsi i fan?
«Il titolo del nostro primo lavoro è Come non fossi qui. L’EP è il frutto di una coproduzione internazionale realizzata tra le grandi capitali europee Roma, Berlino e Londra. Sicuramente sarà una novità dal punto di vista stilistico in quanto abbiamo apportato nuove sonorità prettamente elettroniche, pur mantenendo gli elementi che ci hanno da sempre caratterizzato come ad esempio l’uso dei fiati».
Quali progetti futuri? Pensate di fare concerti dal vivo in Italia e all’estero?
«Questo è un momento molto difficile per la musica e per il mondo delle arti e dello spettacolo in generale in quanto questa crisi pandemica dovuta al COVID-19 ha messo a dura prova gli artisti e l’intera filiera musicale. Non possiamo che augurarci di tornare presto sui palchi e per le strade a cantare insieme al nostro pubblico».