È un’esortazione alla speranza, il nuovo singolo del cantautore Massimo Di Cataldo, dal titolo C’è bisogno di credere, concepito dall’esigenza di rivelare e di condividere le emozioni provate, in questo periodo complicato che tutti stiamo vivendo, legato al Coronavirus. Il singolo C’è bisogno di credere (Dicamusica), in rotazione radiofonica, disponibile su tutte le piattaforme digitali, segue l’uscita dell’ottavo album “Dal profondo” ed anticipa la lavorazione in studio del prossimo disco di inediti. Per l’occasione abbiamo intervistato per voi Massimo Di Cataldo.
È uscito il nuovo singolo C’è bisogno di credere, in cui hai voluto esprimere l’anelito di rivedere ancora sguardi felici, abbracci e strette di mano. In quale momento di ispirazione è nato il brano?
«Durante il lockdown, lo scorso anno, ero rimasto attonito e non riuscivo a scrivere. Poi con l’estate c’è stata una parvenza di ritorno alla normalità, ma subito dopo la ricaduta. È stato proprio in quel momento che ho avvertito la necessità di comunicare quello che avevo vissuto, le emozioni che sentivo ed il brano è nato in maniera spontanea. Purtroppo i media non fanno altro che dare notizie negative, senza far intravedere alcuno spiraglio, tutto questo ha portato all’assenza di empatia tra le persone. Ognuno sembra rinchiuso nella sua realtà, tutti distanti, con la paura gli uni degli altri, come se ammalarsi fosse un crimine. Tutto questo ci ha destabilizzato e certamente quando tutto finirà ne usciremo temprati. E la musica che ha una forza terapeutica, ci dà la possibilità di ritrovarci e di riconoscerci. Ho cercato con la mia canzone di farmi portavoce, di quelle che sono le necessità comuni, che vanno oltre quelle primarie, ma pur sempre fondamentali per l’essere umano».
Il video descrive quel senso di solitudine che ci soffoca…
«Sì, il video descrive quello che abbiamo perso, il contatto diretto con le persone, un semplice abbraccio, perché la virtualità certo non ci appaga».
In certi momenti ti aggrappi alla musica, la tua ragione di vita.
Da sempre la musica lo è stata, sin da ragazzo. La musica mi ha salvato da probabili strade sbagliate, mi ha portato a distaccarmi, mi ha reso più forte, aiutandomi a ritrovare la capacità di guardarmi dentro e a reagire dinanzi ad ogni difficoltà».
A causa della pandemia, hai dovuto annullare il tour in America Latina. Cosa prova un musicista privato della possibilità di suonare dal vivo?
«È una parte di vita strappata, perché il rapporto con il pubblico per un artista è fondamentale, a parte poi l’esaltazione che si prova quando si sta su un palco, dato che il feedback da parte del pubblico è forte. Non poter suonare dal vivo è un sacrificio che tutti gli artisti come me stanno facendo».
Nel 2018 hai partecipato alla prima edizione del programma televisivo “Ora o mai più” affiancato da Patty Pravo. Si è instaurato un rapporto di amicizia tra voi?
«Sì, di stima e di amicizia. Ci siamo sentiti spesso nei momenti di sconforto. Personalmente cerco sempre di mantenere un ottimo rapporto, con gli artisti con i quali si crea una certa affinità, un feeling».
Nel 2006, invece, hai preso parte alla terza edizione del reality show “Music Farm”. Tra i concorrenti c’era Franco Califano. Come hai vissuto quell’esperienza?
«Franco Califano era un grande artista, si è dimostrato un buon amico. Devo dire di aver conosciuto un uomo di grande esperienza. Tra i concorrenti, c’era anche Alberto Fortis, che ho sempre stimato, con cui sono rimasto in contatto, un vero amico. Music Farm mi ha permesso di mettermi in gioco, ha rappresentato una crescita nel mio percorso, sia a livello artistico che umano, ammetto che ero impreparato dal punto di vista sociologico ad un esperimento del genere».
Stai preparando un album di inediti?
«Sì, è un progetto che sto portando avanti da un po’ di tempo, un work in progress. Non è ancora stata stabilita la data di uscita, intanto sto lavorando a varie canzoni, cercando di trasmettere in musica, ciò che provo».
Per quanto riguarda le sonorità dei tuoi pezzi, spesso ti sei lasciato influenzare anche dalla musica rock.
«Il rock è sempre stato nelle mie corde. Mi piace un certo tipo di rock essenziale, come quello di Bruce Springsteen e certi suoni sperimentali, come il rock degli U2. Comunque, la mia fonte di ispirazione è sempre stata la matrice pop psichedelica, quindi Pink Floyd, The Beatles, artisti che ho preso come punti di riferimento e dai quali ho assimilato tanto».