Nel silenzio assordante del lockdown, la cantautrice Mariella Nava concepisce al pianoforte il brano Povero Dio, una preghiera intensa che esorta a considerare le innumerevoli volte in cui Dio viene tradito, ucciso ed invocato invano dagli uomini, che esalta il valore della solidarietà fraterna e spinge a ricercare negli ultimi il vero volto di Dio. Il nuovo singolo della cantautrice tarantina Povero Dio, disponibile in tutti gli store digitali e sulle piattaforme streaming (su etichetta Suoni dall’Italia), sarà inserito nell’album attualmente in preparazione, che uscirà a distanza di tre anni da Epoca, l’ultimo disco. In attesa di rivedere Mariella Nava riprendere il tour Cantautrici al fianco di Grazia Di Michele e Rossana Casale l’abbiamo intervistata per voi.
Il suo nuovo singolo Povero Dio è una preghiera intensa che spinge l’ascoltatore a soffermarsi sulla sensazione di smarrimento e di paura che l’uomo sta vivendo. Che significato assume per lei il brano?
«Povero Dio è nato in un momento personale di riflessione, in un periodo in cui tutti siamo stati portati a riflettere. Lo stato di costrizione, di tensione e di paura in cui abbiamo vissuto, in questi lunghi mesi, ci ha spinto ad interrogarci sul nostro modo di gestire la vita, rendendoci conto che la presunzione ci aveva illusi. Abbiamo compreso che siamo qualcosa di infinitesimale nel cosmo, che rappresentiamo fragilità e caducità. Per questo dovremmo spingerci gli uni nella considerazione degli altri e non sentirci superiori a nessuno o inferiori ad altri, abbattendo quelle diseguaglianze che abbiamo generato. Dovremmo imparare la lezione, capire che siamo ospiti del nostro pianeta ed osservarne la sua bellezza. Il distanziamento ci ha fatto riscoprire il valore dell’essere vicini ed umani, ci ha fatto ritornare alla parte spirituale del nostro vivere, poiché il materialismo ci aveva reso spenti ed aridi. Queste mie considerazioni le ho riportate nella prima parte della canzone, parlando della follia dell’essere umano di riempirsi di cose futili, che raffigurano il niente, dando a sproposito il valore di Dio, senza poterlo rappresentare. Nelle seconda parte, invece, mi sono soffermata a pensare su cosa sia rimasto di quel Dio che dovrebbe essere in ognuno di noi, perché il valore di Dio è interiore. Scrutiamo l’universo alla ricerca di Dio, Dio è negli occhi di chi cerca, negli occhi di chi capisce il valore aggiunto costituito dalla forza interiore che rende migliori e che dovrebbe indirizzarci verso la pace, la serenità, la convivenza e l’accettazione l’uno dell’altro. Poiché è nella comprensione e nell’aiuto del prossimo che si propone una rappresentazione realistica di Dio».
E così che il volto di Dio lo si ritrova nei dimenticati e nei disperati…
Certo, in tutti coloro che ci tendono una mano perché hanno bisogno di essere considerati. Lì si esprime una richiesta da parte di Dio e sta a noi considerarla, vederla, capirla ed accoglierla dando un nostro contributo. È lì che ci misuriamo.
Povero Dio è il primo singolo che precede la preparazione del nuovo disco. Può svelarci qualche curiosità sulle tematiche affrontate nei brani che faranno parte del prossimo album?
Ritroverete il mio sguardo attento a quel che accade, l’introspezione e l’attitudine a raccontare ciò che sento dentro, a narrare le storie del vissuto, a parlare d’amore. Sarà un disco ricco con delle dediche, che uscirà a distanza di tre anni dall’ultimo album, Epoca. In questi tre anni sono accadute tante cose e io sono il filtro della vita che decodifica tutto in canzoni, canzoni in cui ci sono io con le mie considerazioni.
Prima dei mesi di lockdown era impegnata nel tour Cantautrici insieme a Grazia Di Michele e Rossana Casale. Come ha vissuto quei concerti?
Benissimo. Abbiamo sofferto tutti quando siamo stati costretti a fermarci. Insieme a noi tre collaborano musicisti e tecnici che aspettano di riprendere il tour. Speriamo presto di tornare sul palco, perché l’accoglienza del pubblico è stata grandissima. Nel frattempo stiamo preparando il disco Cantautrici che conterrà canzoni inedite scritte durante il lockdown insieme a Grazia e Rossana.
Ha fondato un’etichetta discografica indipendente Suoni dall’Italia che l’ha portata alla scoperta di nuovi talenti. Cosa rappresenta questo progetto nella sua carriera?
«È una sfida. La musica italiana ha dei connotati che vanno riscoperti dalle giovani generazioni. Durante il lockdown ho notato che dai balconi tutti sono tornati a cantare le canzoni che ci appartengono e che rientrano nella storia della canzone italiana come Nel blu dipinto di blu, Il cielo è sempre più blu. La buona scrittura esiste ancora e va trasferita ai giovani che cercano di cimentarsi come cantautori. Occorre lasciare spazio al bel canto che solo noi italiani sappiamo scrivere e che il mondo intero ci invidia».
Come autrice ha scritto canzoni per tanti artisti. Ricordiamo Per amore per Andrea Bocelli e Spalle al muro per Renato Zero. Ma c’è un brano a cui tiene in maniera speciale?
«Per amore e Spalle al muro sono le due canzoni che mi hanno dato maggiore soddisfazione. Ma io amo tutto quello che scrivo in maniera viscerale, perché ci metto la vita. Ma se dovessi scegliere una canzone, che mi ha regalato gratificazioni personali, sceglierei Così è la vita cantata al Festival di Sanremo nel 1999, che mi ha visto classificare terza e ricevere il Premio dalla Sala Stampa come Miglior musica. Ma non dimentico affatto le canzoni impegnate come In nome di ogni donna, Piano inclinato che chi mi segue le ama tanto quanto me».
Con la sua terra ha un legame unico ed inscindibile. Tante volte la sua città, Taranto, è stata fonte di ispirazione…
«Ho scritto tante canzoni dedicate alla mia terra, alla mia gente. Direi che è impossibile staccare quel cordone, perché è qualcosa che ti porti dentro, che ti urla. E quando sai che la tua città sta soffrendo, allora vorresti avere il potere di fare qualcosa, di intervenire su certe questioni. Personalmente, dove ho potuto mi sono impegnata attenzionando l’opinione pubblica su determinate tematiche. Ed ogni volta in cui posso essere presente fisicamente ed utile materialmente, non mi risparmio».
Come vi state organizzando in vista di una possibile ripresa del tour?
«Pur di riprendere a lavorare, ci siamo abbassati i nostri cachet. Abbiamo pensato magari di fare due spettacoli in una sola giornata, per permettere al pubblico di essere presente. Riprendere i concerti è una necessità, oltre che un piacere».