L’attore e regista Luca Saccoia è tornato sul palcoscenico nel ruolo del Dott. Ferdinando Saraca nello spettacolo “La donna è mobile”, di Vincenzo Scarpetta con la regia di Francesco Saponaro e con gli arrangiamenti e la direzione musicale di Mariano Bellopede.
La commedia in quattro atti, ha aperto con grande successo la stagione teatrale del Teatro Trianon, e proseguirà il suo viaggio al Teatro Augusteo di Napoli, dal 28 ottobre al 6 novembre.
La donna è mobile ha debuttato al Trianon Viviani riscuotendo un enorme successo. Una commedia-parodia musicale in quattro atti, con la regia di Francesco Saponaro e con gli arrangiamenti e la direzione musicale di Mariano Bellopede, che vede lei nel cast artistico. Ci parli di questo spettacolo, sia dal punto di vista attoriale ma anche registico, visto che ha le competenze giuste per poterlo fare.
«La ringrazio per la fiducia, ma essendo molto rispettoso dei ruoli, credo che per parlare del lavoro di regia dovremmo passare la palla a Francesco Saponaro. Quello che posso dire è che già in fase di selezione degli interpreti c’è stato un grande lavoro e“visione”. Francesco (Saponaro) aveva idee molto chiare ed ha impiegato molto tempo (assieme al maestro Mariano Bellopede) a costruire in totale libertà tassello per tassello quello che considerava il miglior cast possibile. Vincenzo Scarpetta che è l’autore di questa parodia in musica, oltre ad essere un attore e capocomico era anche un brillante musicista e mi permetto di dire, un innovatore. “La donna è mobile” è un testo che ad una prima lettura mi sembrava ostico, ma quando alla prosa abbiamo iniziato ad associare la partitura, è sembrato a tutti di vivere un vero viaggio nella musica e nei codici della drammaturgia comica brillante del 1900, passando dal melodramma a Petrolini alla festa di Piedigrotta. Dentro c’è avanspettacolo, rivista, meccanismi comici finissimi e accenni al musical, perché Vincenzo Scarpetta era un uomo di spettacolo proiettato nel futuro. Uno degli obiettivi della regia credo sia stato far dialogare tradizione e innovazione così come i grandi maestri ci hanno indicato e“suggerito”. Riprodurre fedelmente una satira della borghesia dell’epoca (La donna è mobile è un testo del 1918) sarebbe stato impossibile ma anche noioso per noi e probabilmente per il pubblico che avrebbe sentito il peso dei 100. Invece con leggerezza e acume e senza tagliare nulla di quello che aveva scritto l’autore, abbiamo cercato una nostra strada, una nostra satira, basandoci sulle corde di ognuno degli interpreti».
Il suo ruolo è quello del Dott. Ferdinando Saraca. Cosa le piace in particolare del suo personaggio e cosa ha pensato quando gliel’hanno proposto?
«La prima cosa che ho pensato quando ho letto il testo è stata “non lo faccio, questo ruolo non è per me, è una tinca” (per chi ci legge, una “tinca” nel gergo teatrale è riferito a ruoli che non danno troppa soddisfazione anche se importanti. Ho lasciato sedimentare questo pensiero da “attore” e dopo aver riletto tre volte il copione ci ho ripensato e mi sono detto che se un regista come Francesco, che è anche uno studioso del grande repertorio del nostro teatro e non solo, aveva avuto un’idea e mi voleva come parte dell’ingranaggio, perché dovevo incepparglielo proprio io? Io che oltretutto sono grato a tutti coloro che ci hanno preceduto, e quindi anche a Vincenzo Scarpetta, senza i quali non staremmo amabilmente chiacchierando in questa intervista? E quindi ho accettato ed ho fatto bene perché non avrei mai immaginato di divertirmi tanto sia durante le prove che in scena coi miei compagni di viaggio e mi ha dato già altre occasioni di lavoro».
Che tipo di preparazione c’è dietro il suo personaggio?
«Beh, mi è sempre difficile raccontare il mio lavoro, perché mi sembra di dare un peso maggiore a qualcosa che invece tendenzialmente vorrei che stesse sul filo di una ragnatela. Dietro questo personaggio c’è il famoso “trampolino” di cui parlava Eduardo De Filippo dal quale siamo tutti chiamati a “saltare” per evitare di puzzare di muffa e polvere. Ovviamente senza la conoscenza di certi meccanismi, senza il gusto di alcuni suoni antichi, sarebbe stato tutto molto più difficile e molto doloroso. Il personaggio è venuto fuori giorno per giorno frequentando il testo e giocando con gli altri interpreti, in maniera naturale. Pensi che alla prova generale, quindi praticamente a spettacolo ultimato, mi è venuta un’idea e l’ho proposta alla regia e al direttore musicale che non solo non mi hanno fucilato, ma anzi hanno condiviso con entusiasmo. Ecco, c’è questa roba qui dietro il personaggio e la gente che ha applaudito, lo vede, lo sente, lo percepisce attimo dopo attimo».
Lo spettacolo vanta un nutrito cast di attori, alcuni maturi ed affermati, altri giovani ma talentuosi. Tutti altamente qualificati e capaci di misurarsi con lo spettacolo e i brani presenti nel testo. Cosa rappresenta per lei questa compagnia?
«È davvero una compagnia di grandissimo livello, sia artistico che umano (per me le due cose camminano a braccetto). In scena ci vogliamo bene, c’è complicità, si gioisce per il talento altrui e ci si aiuta vicendevolmente. Chi mi conosce bene sa che non sono tipo da slanci di questo tipo o da “sviolinate”. Nel bene o nel male dico sempre quello che penso. Luigi Bignone, Giuseppe Brunetti, Viviana Cangiano, Salvatore Caruso, Elisabetta D’Acunzo, Tony Laudadio, Ivana Maione, Davide Mazzella, Biagio Musella, Serena Pisa, Marcello Romolo, Ivano Schiavi, Federica Totaro, sono “compagni di gioco” non colleghi o semplicemente “attori”. Un insieme di talenti del genere, erano anni che non si vedevano tutti assieme. Va detto che lo sforzo produttivo è enorme per questi tempi e quindi va fatto un elogio al teatro Trianon e alla direzione artistica. Mi auguro che questa compagnia rappresenti un “modello” da seguire perché quando ci sono i bravi attori, c’è sapienza nella regia e c’è visione, il pubblico lo apprezza. Un lavoro come “La donna è mobile” come dicevo prima essendo frutto della mente di Vincenzo Scarpetta, già tendeva a Broadway, spero possa essere tenuto stabilmente in teatro come in altre parti del mondo e fare tappa in città europee a testimonianza che è ancora possibile fare dell’ottimo teatro e che gli interpreti esistono ancora. Questo lavoro rappresenta La prova che quando si ha coraggio, ci si batte per avere un certo tipo di attori/cantanti se ne conosce il potenziale e li si mette in condizione di potersi esprimere al meglio, è quasi matematico il successo e in questo caso lo è stato davvero».
Lo spettacolo è tornato in scena, dal 13 al 16 ottobre, al Teatro Trianon, aprendo la stagione 2022/2023, per poi proseguire dal 28 ottobre al 6 novembre al Teatro Augusteo. Sono state apportate delle modifiche rispetto allo spettacolo andato in scena lo scorso maggio?
«È una fortuna poterlo riprendere per questa serie di recite sempre su Napoli. Al momento non so se ci sono modifiche perché non siamo ancora in prova, ma sarà inevitabile inventare qualche nuovo gioco in scena».
Cosa si dovrà aspettare il pubblico in sala?
«Mi auguro non si aspettino niente, vorrei si potessero sorprendere assieme a noi sera dopo sera. È un lavoro molto divertente ma non è fatto di battute ad effetto, bensì di giochi comici, di cambi di ritmo, invenzioni e tante, tantissime belle voci sia per la prosa che per il canto, per cui consiglio di lasciare fuori ogni tipo di malinconia e di scegliere di venire a viaggiare assieme a noi».
Oltre al teatro, lei è impegnato anche nel cinema e nella televisione. Cosa bolle in pentola per il 2023?
Ci sono dei progetti molto interessanti di cui al momento non posso parlare non tanto per scaramanzia, ma perché mentre le parlo le cose possono cambiare da un momento all’altro e il certo diventa nebuloso e può scomparire come in un gioco di prestigio.
Sta preparando uno spettacolo suo? Quali saranno i suoi prossimi progetti?
«Si, già da qualche tempo ho iniziato a lavorare su qualcosa di nuovo che mi auguro possa venire alla luce al momento giusto. Anche in questo caso non posso sbottonarmi molto né parlare di temi o argomenti perché potrei stimolare le idee di qualcun altro e non mi pare il caso. Sono molto felice invece di poter annunciare che stiamo riallestendo in questi giorni “Natale in casa Cupiello “di Eduardo De Filippo spettacolo per attore cum figuris, che mi vede protagonista di un singolare allestimento della famosa opera di Eduardo. Prodotto da Teatri Associati di Napoli/Teatro Area Nord e Interno5, sostenuto dalla Fondazione Eduardo De Filippo, con la regia di Lello Serao. Già andato in scena la stagione scorsa con grande successo e che quest’anno andrà in Tournée e tornerà a Napoli per tre settimane al Teatro Piccolo Bellini dal 20 dicembre all’8 gennaio».