Si intitola “Bouganville” il nuovo album di inediti del cantautore Luca Dirisio, realizzato a distanza di otto anni dal precedente. Il titolo si ispira ad uno dei racconti dello scrittore americano Raymond Carver.
«Raymond Carver, uno dei miei scrittori preferiti, che in un suo racconto parla di questa pianta, la bouganville, e la descrive quasi come amortale, l’inverno si finge morta per poi risplendere di vita e di colore l’estate, forte e sgargiante come se il tempo non fosse mai passato. Questa è la metafora che mi piace immaginare se penso alla mia vita e alla mia musica».
“Bouganville” è uscito in digital download e nei negozi fisici (etichetta discografica Music Ahead, distribuzione digitale Believe, distribuzione fisica Self Distribuzione). L’album anticipato dal singolo “Come il mare a settembre”, attualmente in rotazione radiofonica, contiene dieci brani interamente prodotti e arrangiati da Giuliano Boursier, produttore e manager di Luca. In “Bouganville” Luca Dirisio parla di sentimenti, di amicizia, di vita e dell’amore per la sua terra, navigando tra sonorità pop, rock, swing e folk irlandese.
Il singolo Come il mare a settembre è una canzone d’amore con una vena malinconica. Da quali emozioni è stata concepita?
«Vivendo sul mare ogni anno d’estate arrivano migliaia di turisti. Ho immaginato di stare su una sdraio e di assistere agli amori estivi, che nascono e finiscono al termine delle vacanze, quando gli innamorati si allontanano l’uno dall’altra, lasciando quella vena di tristezza. Ed il mare, di cui non posso fare a meno, che può sembrare silente, diventa osservatore, e così come fa innamorare soffre quando le persone si lasciano».
La mia gente è dedicato alla tua terra, l’Abruzzo. Una terra ferita che non si arrende. Hai un legame indissolubile con le tue radici?
«È il primo brano dedicato all’Abruzzo, sono orgoglioso di essere la parte vera di questa terra. Il carattere degli Abruzzesi è particolare. È un popolo che può sembrare un po’ chiuso, ma capace di accogliere e donarsi. E nonostante i problemi e le promesse non siano state mantenute, gli abruzzesi si sono rimboccati le maniche aiutandosi l’uno l’altro, rialzandosi in piedi. L’Abruzzo è la mia terra, dove sono nato, e dove voglio tornare, sempre».
Il brano Carta da stracciare è una denuncia alla nostra società, in cui canti: c’è qualcuno che se la ride mentre il mondo brucia. È una critica tagliente nei confronti dei politici?
«In passato i politici erano degli intellettuali, con un elevato spessore culturale. Oggi sembra che si giochi a fare il politico. Ho l’impressione che coloro che non siano riusciti ad entrare nel mondo dello spettacolo, ripieghino sulla politica, cercando notorietà, dimenticando di avere in mano le sorti di un paese. Diventando pedine di qualcuno più potente, che lì gestisce come burattini per il proprio tornaconto, mentre milioni di persone portano avanti il paese, lavorando instancabilmente ogni giorno. Come cantautore sento l’esigenza di riportare nelle canzoni quello che osservo. Personalmente non ho intenzione di fare business con la musica, ma di raccontare quello che sta accadendo, per dare voce agli italiani onesti».
Hai affermato: mi sentivo legato, soffocato adesso sono libero di scrivere ciò che voglio. La tua dichiarazione è rivolta al mondo della discografia?
«Sì, il mondo della discografia fa business e le multinazionali si arricchiscono con la musica. Un artista che vive di musica, per scrivere bene, ha bisogno di prendersi del tempo. Se invece viene stressato, nell’attesa che scriva una canzone popolare, il livello culturale si abbasserà di certo. Così, se un’idea la tiri fuori subito, può sembrare solamente un urlo, se invece la fai maturare dentro di te, e fermentare può diventare un concetto eletto».
In Whisky racconti l’incontro con uomo senza fissa dimora. Chi era e cosa ti ha trasmesso umanamente?
«Ho vissuto dodici anni a Roma, trasferitomi lì per studiare Giurisprudenza. Roma è il punto di partenza della mia carriera artistica. Vivevo a due passi da Villa Ada, uno dei grandi polmoni della città. Il pomeriggio, nelle giornate calde, era difficile stare in casa a studiare, quindi, prendevo il libro e la chitarra e andavo nel parco. C’erano tanti ragazzi che suonavano, e anche tanti senza fissa dimora che venivano a rinfrescarsi. Lì ho conosciuto quest’uomo che parlava poco, con il vizio di bere whisky. Si capiva che portava dentro un peso che lo faceva star male. Ci siamo frequentati circa un mese e quando suonavo la chitarra, lui mi accompagnava con l’armonica. Era piacevole suonare con lui. Probabilmente, era stato deluso da qualcuno che aveva amato fortemente, così ogni volta che si affezionava ad una persona, per evitare di soffrire ancora, scappava. È nata questa canzone stonata, dalle sonorità folk. Ho cercato un pianoforte che desse l’impressione di essere un po’ scordato, creando un’atmosfera da locanda irlandese, tra il fumo di sigari e l’odore di alcool. Whisky, così lo chiamavo io, era un uomo con qualche difetto, allontanato dalla società, ma che mi dava sensazioni positive, con un’anima profonda, silente, ma che urlava».
Nell’ultimo brano Niente esprimi in modo incisivo il tuo pensiero.
«Oggi tutti vogliono essere qualcuno ed avere un posto nella società, essere riconosciuti. C’è una ricerca ossessiva dei like, della popolarità, che non mi interessa. In questi anni gli haters nei commenti mi hanno scritto frasi offensive, del tipo: “sei morto”. A volte le persone si divertono a vedere gli altri soffrire. In Niente ho voluto di ribadire che essere qualcuno non significa avere più like. Quindi, preferisco non essere “niente”, restare da solo, isolarmi lontano da questa società materialista ed inutile. Un tempo le persone erano altruiste, anche avendo poco. Oggi, invece, con il benessere, si pensa solo ad apparire. E vedi diventare famosi YouTuber, senza alcuna conoscenza, intervistati nelle trasmissioni televisive».
Per quanto riguarda l’aspetto musicale “Bouganville” presenta diverse sonorità. Il rock in La mia gente, lo swing in Stare bene, il folk in Whisky. È un album ricercato!
«La musica è il mezzo per descrivere le proprie emozioni. Come la natura che ci circonda ha i suoi suoni, ogni sensazione, ogni emozione va interpretata in musica in modo diverso».