«Gocce di futuro/dietro un muro di pianto. Passi/ritorti su d’un’esistenza/che si distende oltre. Rimani in carreggiata/accanto alle ideali vie, intorno ad un’uscita/che avvolge le forme». Giovanni Sollima
Dal 14 novembre è in libreria e negli store digitali il Quinto libello di pezzi tesotici di Giovanni Sollima, per Controluna- Edizioni di poesia Roma. Ecco come ne parla l’autore: «L’elemento scatenante è stato il movimento di ripresa con il progetto editoriale tesotico che prende corpo dalla mia fonte lirica. Il termine classico è stato da me concepito dall’unione delle abbreviazioni di servizio tes.os., ovvero tessuto osseo che è immagine evocativa e solidale con vissuti studi biomedici nonché letterari».
Giovanni Sollima è nato a Catania, è medico chirurgo, specializzato in Psichiatria. Ha conseguito il Master universitario in Psicodiagnostica Clinica e perfezionamenti in Criminologia e Igiene Mentale dell’Adolescenza. Altre sue opere: Primo libello di pezzi tesotici 1994, Secondo libello di pezzi tesotici1996, il poemetto Esgialnuptiae 1997, Terzo libello di pezzi tesotici 2002, L’albero di Farafi o della sofferenza 2005 con Massimo Fazio, Sulle ali della paidea2007, Quarto libello di pezzi tesotici 2011 premiato alla XXXVII edizione del Premio Letterario Casentino, La taverna di Alfio Ninnino racconti brevi 2011.
Noi di Mydreams lo abbiamo intervistato.
In che modo si presenterebbe ai nostri lettori?
«Sono un medico specializzato in Psichiatria,da sempre poeta. Sono stato ufficiale del corpo sanitario Aeronautico ed attualmente sono Giudice Onorario Minorile. Lavoro presso una comunità terapeutica e riabilitativa per pazienti psichiatrici. Sono psicomotricista. Ho parecchi interessi nel mio campo di applicazione professionale e nel campo della scrittura, i quali naturalmente dialogano, si intrecciano,convergono».
Lei è catanese. Quanta sicilianità c’è nei suoi scritti?
«C’è la sicilianità delle strade che affronto tutti i giorni, del raggio di sole che aspetto e che incontro, c’è l’aria dell’Etna e la vista del mare, c’è la profondità di un pensiero sublime e antico, la significavità della parola e del gesto, un abbraccio sensibile,doloroso e mitico del destino».
Quanto influisce la sua professione di psichiatra nella sua poesia?
«La mia professione e la mia poesia sono cresciute insieme. Sempre più posso dire che la c’è tutta la mia arte medica nella mia poesia e tutta la sapienza poetica nella mia vita professionale. Tra l’altro, incline allo studio delle arti e dell’espressività umana, sono coordinatore , all’interno di campi di applicazione terapeutici e psico-socio-riabilitativi, di laboratori di attività espressive. La poesia ha una capacità ancestrale di legarsi con i sentimenti degli uomini e di toccare le corde più intime del proprio essere emozionale. In ambito terapeutico e riabilitativo viene spesso usata per il suo alto potere evocativo e sublimativo. Si parla di poesia terapy o psico-poety».
Quali sono gli autori che preferisce?
«I lirici greci, Dante, Leopardi, Montale, Alda Merini».
Cosa, in particolare,ispira i suoi versi?
«Il tempo,il destino dell’uomo e il pensiero soprattutto ,ma anche la vita introspettiva, le emozioni,i sentimenti, la natura, la dimensione senso-percettiva, le occasioni relazionali e di condivisione, l’esperienza, un processo di conoscenza».
Si è cimentato anche nella prosa pubblicando nel 2011 La taverna di Alfio Ninnino. Perché è ritornato ad esprimersi in versi? La poesia forse le è più congeniale?
«Considero il momento di scrittura legato a quell’opera come un periodo letterariamente amplificato, significativo e felice. La poesia fondamentalmente mi accompagna sempre. D’altronde non posso ritenermi un tipico scrittore narrativo. I raccontini de La taverna di Alfio Ninnino sono, per peculiare concezione e processo espressivo, il prodotto di una sensibilità poetica e suggestiva».
Dal 14 novembre scorso è nelle librerie e negli store digitali il Quinto libello di pezzi tesotici. Ci può illustrare brevemente la genesi dell’opera?
«È una raccolta di poesie scritte nell’arco di un quadriennio, dal 2011 al 2014. Prosegue un progetto di poesia lirica, giunto editorialmente al quinto appuntamento. I pezzi tesotici sono i singoli brani, i diversi momenti della collezione proposta. Le liriche provengono tutte dalla raccolta cronologica madre, che è Tesos, mio termine originale, di risonanza classica, derivante dall’unione delle abbreviazioni tes e os,tessuto osseo».
A quale tipo di lettore sono dedicati i suoi scritti?
«Ad un lettore sensibile, che entri in risonanza con le liriche del libello e che le faccia senso-percettivamente proprie».