Gabriele Deca, pseudonimo di Gabriele De Cataldo, lo scorso 10 dicembre ha pubblicato su YouTube il suo nuovo singolo “La Grande Festa” (T-Recs Music).La canzone è caratterizzata da un suono fluido, in cui i tratti romantici si mescolano alla potenza del rock, all’integralismo dell’hip hop, alla libertà del sampling e alla quotidianità dell’elettronica. Il brano anticipa il primo progetto discografico del giovane cantautore romano.
Da qualche giorno è uscito il nuovo singolo “La grande festa”. Come nasce questo brano?
«Nasce un po’ dalla voglia di raccontare qualcosa di nuovo di me, un lato un po’ più leggero e frivolo. Almeno nasceva così, poi tutto ha iniziato ad avere una consapevolezza diversa. Diciamo che è un brano dove più che la nascita è importante lo sviluppo».
Questo pezzo anticipa il tuo primo lavoro discografico. Come sarà questo album?
«A me piace tantissimo e soprattutto mi sono divertito tantissimo a farlo. Lo definirei un disco molto contaminato, frutto di tanti collaboratori, di tante idee e di una sana voglia di sperimentare. È un lavoro inteso in un senso compiuto, andrebbe insomma ascoltato tutto di filato. Il mio obiettivo è quello di avere un pubblico che abbia la pazienza e la fiducia per ascoltarlo tutto».
Hai iniziato la tua carriera militando in vari gruppi. Che ricordi hai e cosa ti hanno lasciato quelle esperienze?
«Mi ricordo molti compagni di viaggio, alcuni dei quali molto buffi. Situazioni e concerti in posti improbabili, tanto tempo in sala prove e un modo di vivere la musica un po’ diverso, più morbido, meno sporcato dalle aspettative. Tutto sommato direi qualcosa che ha caratterizzato la mia vita».
Quando è come è iniziata la tua passione per la musica?
«Praticamente ci sono nato. Ho iniziato a suonare il piano che avevo 6/7 anni e già avevo una attrazione forte per la composizione. In un certo senso ho l’impressione che tutte le mie idee nascano da quella fase lì della mia vita, e che il tempo le abbia solo affinate o affievolite.
Hai mai provato a partecipare ad un talent show oppure è un percorso che non ti piace?
«Non lo so, ho l’impressione che non sia proprio il mio mondo, ma lo dico con profondo rispetto di chi invece la vede diversamente. Credo in un modo diverso di fare musica».
Hai degli artisti di riferimento? Solitamente che musica ascolti?
«In realtà ho degli ascolti molto vari. Ultimamente sto ascoltando soprattutto musica orchestrale intervallata da un po’ di punk molto marcio. Ho una vena di anticonformismo un po’ da poser e la sto assecondando anche con gli ascolti musicali».
Con quale artista del panorama nazionale, ma anche internazionale ti piacerebbe collaborare in futuro?
«Damon Albarn, visto che stiamo giocando spingiamo forte».
Nel 2017 hai iniziato la tua carriera da solista pubblicando diversi singoli. Questi brani faranno parte del nuovo album?
«Gli ultimi sì. Come dicevo prima l’idea di questo disco è nata come unitaria. Quindi ci sono dentro tutte le canzoni che ho immaginato in questo percorso.
Come nascono solitamente le tue canzoni?
«È sempre una domanda difficile. Spesso parto da una frase che mi colpisce e cerco di capire dov’è il mio punto di interesse, perché appunto dovrei dire qualcosa di un determinato argomento. A volte nasce così, come un puro impulso, come se si scrivesse da sola. Dipende un po’ dalle fasi».
Cosa ti aspetti da questo tuo primo lavoro?
«Che venga capito e apprezzato. Che venga ascoltato e che qualcuno lo senta emotivamente o intellettualmente vicino. Magari più di qualcuno».