“Ho cambiato tante case” è il titolo del nuovo album di inediti di Tiromancino
Di recente è uscito “Ho cambiato tante case” (Virgin Records/Universal Music Italia) il nuovo album di inediti di Tiromancino. Un lavoro discografico composto da 12 brani, che segnano il ritorno alla musica di Federico Zampaglione.
Dopo una lunga pausa in cui si è dedicato al suo film Morrison, da vedere su Amazon Prime Video e su Sky cinema 1, Federico Zampaglione torna a vestire i panni del cantautore, pubblicando un album che rappresenta uno tra i suoi lavori più sperimentali sia per quanto concerne i testi, sia per la musica.
Sono veramente tante le tematiche affrontate in questo disco. Si parla della vita, di momenti da superare, di situazioni da affrontare, dell’ambiente, della famiglia. Nella canzone “Domenica” ad esempio si evince quella ricerca di serenità, di condivisone, che nel video Zampaglione ha evidenziato con la presenza di Carlo Verdone, di Claudia Gerini, dei suoi familiari, mettendo in luce quella voglia di ritornare a stare un po’ insieme e di condividere gesti semplici, che tanto ci sono mancati durante la pandemia.
Poi ci sono brani che parlano di sentimenti come “Finché ti va” o anche “Cerotti”. “Eccoci papà” è una dedica a suo padre, mentre “Testaccio Blues” è un omaggio al grande chitarrista Roberto Ciotti, che all’inizio della sua carriera gli ha dato gli stimoli giusti per innamorarsi della musica.
Ad impreziosire ulteriormente il disco troviamo anche la partecipazione in “Questa Terra Bellissima” di Alan Clark dei Dire Straits, la collaborazione di Carmen Consoli nel brano “L’odore del mare” e ancora, quella di alcuni esponenti della nuova scena del cantautorato italiano come Gazzelle (autore di testo e musica con Zampaglione del brano “Cerotti”), Leo Pari (coautore di testo e musica di “Avvicinandoti”), Galeffi (coautore di testo e musica della title track “Ho cambiato tante case”) e Franco 126 (che ha scritto e cantato insieme a Zampaglione “Er Musicista” e ha cofirmato testo e musica di “Tu e io”).
Terminati gli impegni per la promozione dell’album, a partire da febbraio 2022 prenderà il via il tour di “Ho cambiato tante case”, di cui al momento sono state confermate 10 date in alcune dei teatri italiani.
Si riparte con l’instore tour. Cosa provi ad incontrare nuovamente il pubblico?
«Sono contento, perché quando fai un disco e lo tieni fermo per tanto tempo e non sai mai cosa succederà quando abbandonerà la tua casa. Capita a volte che magari ti rendi conto che quello che tu vedevi in un modo, da fuori viene visto in un altro modo. Non è detto che sia negativo, ma completamente diverso da come lo avevi immaginato. In questo caso devo dire che le cose che leggo, come tantissimi commenti da parte del pubblico sono in linea un po’ con ciò che io avevo in testa, ovvero si emozionano sul brano che avevo pensato che doveva essere così, insomma c’è una certa corrispondenza tra me e il pubblico con quello che io avevo immaginato. Gli instore stanno andando molto bene, ci sono anche molte visite nelle scuole, anche quelle con indirizzo musicale, dove mi ricevano questi ragazzini che imparano le canzoni dei Tiromancino, le ripropongono tipo coro oppure creano delle coreografie con dei balletti. In una scuola media, ad esempio, hanno fatto una versione incredibile di “Sale amore e vento”. Sono canzoni anche complesse da rifare, però devo dire che è tutto molto bello. Incontrare il pubblico è quello che ci è mancato di più dopo tutto questo tempo. In alcuni momenti si sente un nodo in gola quando ti ritrovi la gente davanti, perché per chi fa musica è stato uno silenzio veramente lungo».
In questo album sono presenti collaborazioni con Gazzelle (“Cerotti”), Galeffi (“Ho cambiato tante case”), Leo Pari (“Avvicinandoti”) e Franco126. Come mai hai deciso di collaborare con loro? Quali aspetti della loro scrittura del loro modo di fare musica ti hanno particolarmente colpito?
«La collaborazione con questi artisti non è stata una decisione presa a tavolino, ma semplicemente è successa in vari momenti anche diversi tra loro. Il primo con cui ho cominciato a collaborare è stato Franco 126, con il quale abbiamo realizzato “Er Musicista” e in seguito “Tu e io”. Poi c’è stata la collaborazione con Gazzelle per “Cerotti”, una canzone utilizzata anche per il film Morrison. Insieme con Galeffi ho scritto “Ho cambiato tante case”, mentre con Leo Pari “Avvicinandoti”. Le strade si incrociano quando le intenzioni sono simili. Il mio approccio è stato quello di uno che veniva dall’indie a sua volta e che comunque è sempre rimasto un po’ indie, nel senso che io non sono mai appartenuto alla musica leggera italiana, ho sempre voluto mantenere dei tratti un po’ diversi, di sperimentazione, quindi probabilmente loro hanno visto in me una sorta di fratello maggiore che aveva fatto prima di loro un certo percorso, ovvero quello di portare una musica meno mainstream alle classifiche, alle grandi platee dal vivo, nelle radio, però partendo da uno stile personale, per creare un linguaggio che non è quello classico della canzone pop italiana. Ci troviamo quindi a viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda. Ci siamo visti in situazioni inaspettate, in serate, in occasioni musicali e c’è venuto proprio spontaneo connetterci. Di questi artisti con cui ho collaborato mi sono piaciuti i loro dischi, il loro approccio piuttosto artistico, che se ne frega di tutte quella serie di regole che se le rispetti troppo finisci per non riconoscerti più. In loro c’è una buona dose di coraggio, inoltre sono consapevoli che una buona canzone deve rimanere tale anche dopo anni. Un bel pezzo deve durare a lungo per definirsi tale».
In questo nuovo lavoro affronti diversi argomenti, che spaziano dalla famiglia all’amicizia, dalle collaborazioni con altri artisti a momenti di vita quotidiana. Un album che invita all’unione, alla condivisione con gli altri. Un messaggio molto importante, soprattutto in un periodo storico come quello che stiamo vivendo.
«Il disco è stato scritto in un periodo abbastanza lungo e quindi tratta argomenti di diverso genere. C’è un po’ di tutto, si parla della vita, di momenti da superare, di situazioni da affrontare. Ci sono i pezzi più legati ai sentimenti come “Finché ti va” o anche “Cerotti”. Poi c’è una dedica a mio padre, una dedica a Roberto Ciotti che è stato un grande chitarrista, il quale mi ha fatto innamorare della musica. In questo lavoro si parla anche dell’ambiente, del futuro dei nostri figli, quindi i temi di questo disco sono tanti, tra cui nella canzone “Domenica” c’è quella ricerca di serenità, di condivisone che nel video ho evidenziato con Carlo Verdone, Claudia Gerini, tutti i miei familiari, ovvero quella voglia di ritornare a stare un po’ insieme, condividendo gesti semplici, che però poi sono quelli che ci sono mancati di più durante la pandemia».
Da febbraio torni ad esibirti dal vivo in un tour teatrale. Cosa stai preparando per l’occasione?
«Finalmente nel 2022 torneremo live, dopo un tempo veramente lungo, perché era già da un po’ non uscendo con un disco nuovo che non andavamo in tour. Non vedo l’ora di tornare perché mi manca il rapporto con il pubblico che è il motore principale di questo lavoro. La nostra professione è diventata un po’ strana, nel senso che per certi aspetti, quando pubblichi un album, pensi che forse sarebbe stato più giusto tenerselo per sé, perché l’dea che tutta una serie di persone debbano marketizzare il tuo lavoro, non è piacevole da un punto di vista artistico. Mi rendo conto che però non si può fare altrimenti, quindi accetti questo fatto. Poi finalmente arriva il live che ti mette in contatto con la gente ed è la fase più attesa del nostro lavoro, in tutte le chiacchiere, i discorsi, le classifiche, gli algoritmi, le playlist, tutto questo sparisce e c’è la musica che va verso le persone ed è in quel preciso momento che ti ricordi il perché ti sei innamorato di questo mestiere».
Quando si lascia una casa si perde un po’ di sé e si trova altro. Cosa occorre a Federico Zampaglione per sentirsi a casa?
«Cambiare casa è sempre un po’ un trauma, però dall’altra parte ti rimetti un po’ in gioco. Mi rendo conto che a volte cambiare serve a ritrovare quella sfida anche con te stesso che va un po’ oltre i tuoi limiti, perché altrimenti poi dopo scatta una sorta di consapevolezza di quali sono i tuoi punti di forza e tendo a voler stare soltanto nella confort zone, quindi fare le cose in una maniera tale che rischi sempre meno e prendi sempre di più. Questa cosa non sono mai riuscito a farla, non so se è stato un bene o un male, però per me il bello dell’arte è anche l’imprevisto. Forse in un’altra vita ero un giocatore d’azzardo. Nel mio lavoro cerco sempre di inserire elementi che provengono da altri mondi musicali. Uno dei pezzi che è andato benissimo negli ultimi anni è stato “Sale amore e vento”, ma quel brano richiama delle atmosfere latine con le quali non mi ero mai confrontato, però è proprio andando a curiosare, cambiando case, aprendo delle porte nuove, ti accorgi che dietro ci sono delle stanze che neanche sapevi che esistessero, ed è in queste stanze nuove ed inesplorate che io trovo il massimo della soddisfazione artistica. Anche in questo disco ci sono degli esperimenti. “Ho cambiato tante case” che è il pezzo che apre il disco, nasce da una struttura musicale come un valzer, però poi tutto modernizzato con l’elettronica. In “Questa terra bellissima” ci sono atmosfere country rock, in “Avvicinandoti” ci sono atmosfere anni ’80, la canzone “L’odore del mare” ha degli echi quasi di ballata country, per cui questo nasce dal fatto che ascolto tanta musica, soprattutto la notte, quando mi metto a letto, ascolto sempre uno o due dischi e li continuo ad ascoltare durante la notte, non mi tolgo le cuffie, tutto al più se finisco mi svegli e cambio. È come una sorta di autoipnosi che faccio. Ascolto moltissima musica. Mi posso addormentare con un disco di Leonard Koren, continuare con La voce del padrone di Battiato per poi passare all’ascolto di un disco di Jay Gad. Mi sveglio la mattina che dentro il sangue ho la musica e da lì mi vengono subito le prime ispirazioni».
A 30 anni di carriera di Tiromancino, cosa diresti a quel ragazzo che ha iniziato a strimpellare la chitarra e che oggi è diventato un punto di riferimento per molti giovani?
«Non so cosa gli avrei detto a quel ragazzo, probabilmente non avrebbe ascoltato. Nel senso che sarebbe arrivato un consiglio di uno che mi voleva mettere in testa la sua visione. Un punto sul quale ci saremmo trovati era quello di cercare di puntare a delle buone canzoni. La canzone è stata e sarà sempre il motivo per cui gli artisti rimangono o non sulla scena. Se continui a scrivere delle cose di un certo valore, ti accorgi che nell’immaginario dei giovanissimi le grandi canzoni ci sono tutte. Poi ci sono le tendenze musicali, però la bella canzone, quella che rimane nel tempo è dentro una persona di una certa età così come in un ragazzino. Quindi a quel ragazzo di 30 anni fa gli avrei detto di puntare sulle canzoni, sulla musica, di cercare di scrivere delle cose che possano andare avanti negli anni».
Oltre che un cantautore sei molto apprezzato anche come regista. Qual è l’aspetto che ti coinvolge di più di queste due forme d’arte?
«Sono cose molto diverse, anche se poi alla fine l’obiettivo finale è quello di raccontare delle storie e di far immedesimare le persone. Da un punto di vista pratico sono due mestieri abbastanza diversi, perché la musica è molto più istintiva, una canzone a volte la scrivi di getto, anzi le canzoni che nascono di getto paradossalmente risultano sempre quelle migliori. Una canzone scritta di getto è come una foto, la scatti in un attimo ed hai fatto qualcosa di magico. Il film è un processo molto più lungo, fatto di step ed è sicuramente più mentale. Devi avere un’idea per un soggetto di un film, da quell’idea farci una storia. Parlando di Morrison, l’idea è quella di una band di ragazzi che incontrano un cantante di una certa età. Quella è stata la scintilla, il concept per iniziare. Una volta che hai scritto il soggetto, la sceneggiatura diventa un lavoro lunghissimo, dove tutto può succedere perché sei tu che devi tessere, rispettando però i caratteri, le personalità, quindi diventa un lavoro intenso. Quando arrivi alla fase di realizzazione del film, diventa ancora più complicato. Il cinema è pieno di variabili. Sul set non lavori con tre o quattro persone come in studio, ma ti ritrovi a collaborare con 50 o 60 persone di tutti i reparti, alle quali devi dare delle indicazioni precise, però ascoltando anche quello che loro ti propongono. Soprattutto non è che giri un film in sequenza. Quando si gira, se ci sono 10 scene tutte ambientate a casa mia, non è che si gira la prima scena, poi si esce, si gira il resto e poi ritorni. Bisogna girare la scena 3, poi la scena 12, la 46, la 112 che stanno in punti completamente diversi. Quindi devi ragionare su come sta emotivamente ognuno dei personaggi. Se nella prima scena era tutto contento e successivamente viene lasciato dalla sua donna, allora devo immaginare a come starà nelle scene successive. Per cui il cinema e la musica sono due approcci diversi.
Quando faccio musica sono più rilassato, più tranquillo, quando faccio i film purtroppo divento più pignolo, le persone che mi stanno vicino mi sopportano molto meno, poiché sono abbastanza maniacale in questo mio modo di lavorare. Comunque sia sono due cose molto belle e mi ritengo fortunato a trovare tempo per poterle curare entrambe. Ogni volta che finisco un film o un album, dico questo è l’ultimo ora scelgo di fare una sola cosa, ma quando mi dedico alla musica e lascio il cinema e viceversa, succede che poi mi manca e quindi, passa qualche anno e mi rimetto di nuovo al lavoro. Sono due passioni che ognuna tiene viva l’altra e poi si incontrano sia nei videoclip che in una certa visione delle cose. Ormai ho un po’ fuso le due cose, per cui spesso mentre registro musica penso alle immagini e viceversa».
Questo il calendario aggiornato:
25 febbraio 2022 SAN BENEDETTO DEL TRONTO (AP) Palariviera
26 febbraio 2022 SENIGALLIA (AN) Teatro La Fenice
3 marzo 2022 BOLOGNA Teatro Manzoni
4 marzo 2022 TORINO Teatro Colosseo
5 marzo 2022 BRESCIA Gran Teatro Morato
10 marzo 2022 ROMA Auditorium della Conciliazione
11 marzo 2022 ASSISI (PG) Teatro Lyrick
17 marzo 2022 FIRENZE Teatro Verdi
18 marzo 2022 MILANO Teatro Lirico
19 marzo 2022 PADOVA Gran Teatro Geox
25 marzo 2022 BERGAMO Teatro Creberg
26 marzo 2022 VARESE Teatro di Varese
31 marzo 2022 NAPOLI Teatro Augusteo
1 aprile 2022 BRINDISI Nuovo Teatro Verdi
2 aprile 2022 COSENZA Teatro Rendano
10 aprile 2022 GENOVA Politeama Genovese
11 aprile 2022 LA SPEZIA Teatro Civico
12 aprile 2022 SAINT VINCENT (AO) Palais Saint Vincent
13 maggio 2022 UDINE NOVA DATA
14 maggio 2022 PARMA Teatro Regio