Giovanissimo, talentuoso e anche già noto, riparte da Sanremo Enrico Nigiotti, volto noto della scuola di Amici, che dal palco dell’Ariston vuole ripartire dopo 3 anni di silenzio e sofferenza. Pieno di energia e voglia di fare bene, Enrico ha lo spirito di chi ama quello che fa e non vuole mollare mai, nel nuovo disco racconta la propria crescita e la propria esperienza in questo mondo con tutta la freschezza e l’energia di un giovane cantautore prontissimo a farsi ricordare in questo Sanremo 2015.
Parliamo del disco, che musica bisogna aspettarsi?
«Sono molto fiero di questo lavoro,sono 10 figli, come io li definisco, sono dieci brani scritti da me in questi 3 anni in cui ho cercato disperatamente di riemergere, di crearmi una nuova strada, sono pezzi scritti con il sangue, ispirati da emozioni forti. Sono stati 3 anni pieni di tante cose, spesso anche molto brutte. Questo disco è un po’ la mia risalita. Il disco ha un sound pop blues, io sono un chitarrista e nel disco ci sono tanti assoli, molta chitarra, insomma sono molto contento sia musicalmente che come autore.»
Cosa ti aspetti dal festival?
«Mi aspetto una marea di emozioni, un oceano di emozioni positive. Io la sto vivendo come una grandissima opportunità per una esibizione, sicuramente non come una competizione. Mi auguro di cantare anche una volta sola ma centrare l’obbiettivo di colpire il pubblico, di farli ballare e di divertirli.»
Hai parlato di un momento difficile dopo Amici, hai trovato difficoltà a proporti come artista dopo il talent?
«L’esperienza del talent è stata bellissima e mi sono trovato benissimo, ma avendo io un carattere forse troppo istintivo, mi sono praticamente eliminato da solo a 3 puntate dalla finale. Uscendo ho perso tutto, il contratto e quant’altro ,ma sopratutto ero inevitabilmente visto come una persona inaffidabile, avendo rinunciato a tutto quello che veniva da Amici. Ho dovuto faticare il doppio, perchè dovevo fare altri lavori per vivere e per poter fare musica, sono dovuto diventare più diretto rimanendo qualitativamente lo stesso. Non potevo più permettermi di incuriosire e basta quelli a cui mandavo i miei pezzi, perchè avendo avuto già una possibilità non avevo nemmeno il tempo di poter incuriosire, dovevo immediatamente colpire. In questi 3 anni che ho passato ad accumulare moltissimi no, ma sopratutto mancate risposte, ho avuto la fortuna di non smettere mai di scrivere, in questo la mia testardaggine mi ha aiutato molto.»
I talent spesso vengono accusati di forviare la natura di un artista e cercare di creare un prodotto che la discografia ha già in mente, hai sentito questo tipo di pressione?
«Credo che in ogni posto, in ogni luogo di lavoro ci siano delle regole, ma questo non ad Amici, ovunque, cioè quando si hanno dei capi è inevitabile che ci siano delle regole, poi ogni persona è fatta a modo proprio, ci sono persone che hanno più personalità e rimangono le stesse, chi invece ha meno personalità e quindi gli viene in qualche modo suggerito come essere. Detto questo io ho un bellissimo ricordo di Amici, forse semplicemente non era il programma per me, ma rimane il fatto che mi sono divertito moltissimo.»
Essendo abituato al meccanismo televisivo e ai grandi palchi, grazie ad Amici, ti senti avvantaggiato rispetto ai tuoi colleghi nell’affrontare il festival, o il palco dell’ariston in quanto tale mette pressione.
«Devo essere onesto la pressione io non la sento, non credo sia per Amici, anche se ovviamente l’esperienza televisiva prima e il tour nelle piazze piene di gente dopo è ovviamente una bella scuola; credo però che se si vuole fare questo lavoro non ti può far paura la gente, altrimenti è meglio cambiare idea. Poi negli ultimi 3 anni io non aspettavo altro, non vedevo l’oro, ora ho solo la “fame” di chi ha perso tutto e vuole riconquistarlo. L’Ariston lo vedo come una cosa bellissima non come una cosa da temere.»
A chi si rivolge la tua musica, chi credi si riconosca nelle tue canzoni?
«Credo che la mia musica sia rivolta a chiunque viva in questo mondo, la musica è anche un racconto di una persona che cresce e si evolve, è il racconto di quello che ho vissuto, visto e quello che mi hanno raccontato, per cui tutti si possono riconoscere in quello che scrivo. Racchiude molte emozioni forti la mia musica, racconto di chi si è sentito emarginato, abbattuto ma anche estremamente positivo. Certo forse i miei coetanei saranno di più, ma credo di parlare e raccontare cose ed emozioni comuni a tutti e a tutte le età.»
C’è un artista o un gruppo che ha influenzato il tuo modo di fare musica?
«Sono tanti, forse nessuno o forse tutti quelli che ho ascoltato. Posso dirti che sono innamorato di Tenco, ma anche di Clepton, del blues tutti artisti che sono comunque differenti fra loro.»
Sanremo e poi che succede, cosa farai?
«Farò una cosa bellissima, enorme però non posso ancora parlarne. Comunque è una cosa molto bella, forse anche più grande di Sanremo.»