Presentato all’Institut Français di via Crispi, nell’ambito del XIX Napoli Film Festival, il documentario di Pierpaolo De Sanctis “A Pugni Chiusi”, sulla vita di Lou Castel, uno degli attori più impegnati e irrequieti della seconda metà del Novecento e ancora attivo tra Francia e Italia.
Nato casualmente a Bogotà nel 1943 da padre svedese e madre irlandese, Lou Castel si trasferisce a sei anni prima a New York, poi in Giamaica e finalmente a Roma, dove frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia. Gira il suo primo film, I Pugni In Tasca, con Marco Bellocchio – anch’egli alla sua opera prima – nel 1965. Di lì, una lunga serie di opere cinematografiche e televisive (circa un centinaio), tra film importanti e di genere, tra cui ricordiamo Francesco D’Assisi e Galileo di Liliana Cavani, Quien Sabe? Di Damiano Damiani, Gli Occhi, La Bocca ancora di Bellocchio, Che Ora è? di Ettore Scola.
Il documentario A Pugni Chiusi li ripercorre tutti sommariamente perché – come spiega il protagonista – «non volevo un documentario né biografico, né sul cinema, ma sulla mia visione del mondo». E in effetti, di cose da dire Lou Castel ne ha tante, ora che a 74 anni ha appena finito di girare il suo primo film comico, dopo una vita passata tra impegno e contestazione. Al punto che nel ’72 fu espulso dall’Italia perché ritenuto pericolosamente vicino alla sinistra eversiva, per poi essere riammesso due anni dopo. «Del resto – spiega – non ho nessun rimpianto, né per i film di cassetta che ho girato, né per il mio impegno politico che pure mi ha procurato alcuni guai. Sebbene il quadro politico sia cambiato, ero e resto marxista nell’animo, interessato al mondo del lavoro, soprattutto dei giovani». Parla poi, con orgoglio, della sua produzione pittorica (circa un centinaio di tele) e della lunga gestazione di questo documentario, circa otto anni «Io e Pierpaolo De Sanctis ci siamo incontrati la prima volta a Roma nel 2008». E alla domanda se si sente ancora un ribelle alla sua età risponde: «Sono sempre un militante. Le idee restano quelle ma bisogna riflettere sulla nuova realtà e lasciare la contestazione ai giovani». Già, ai giovani…
Un interessante incontro col pubblico, insomma, che ha arricchito artisticamente e umanamente l’offerta del Napoli Film Festival.