Silvia Siravo è andata in scena al Teatro Arcobaleno di Roma, in “Vestire gli ignudi” di Luigi Pirandello, drammaturgia e regia di Giuseppe Argirò, con Aldo Vinci, Maurizio Palladino, Debora Mattiello, Filippo Velardi, Alessandro Scaretti.
La protagonista della pièce è Ersilia, giovane donna con una vita difficile. Amori sbagliati, vicende tragiche, eventi luttuosi caratterizzano la sua esistenza, tanto da spingere la donna al suicidio. In questa decisione, però, appare necessario, per la stessa Ersilia, raccontare un’altra storia di sé, lasciare ai posteri un’immagine diversa, più bella, anche se meno veritiera. Così Ersilia, per cambiare la storia della propria vita, si rivolge a un giornalista, raccontando un’altra verità, più accettabile e che possa rendere lei una persona da compatire e non condannare.
Nel racconto di Pirandello, la donna cede alla bramosia del console Grotti e diviene causa involontaria della morte della figlia dell’uomo, per questo è licenziata. Nella sua società, nessuno ascolta la sua insistente richiesta di normalità, di una vita integra, alla quale la giovane anela continuamente. Abbandonata anche da un presunto fidanzato che l’ha ingannata, decide di uccidersi. Prima, però, si rivolge a un giornalista che non esita a sfruttarla per i suoi scopi.
Pirandello descrive nel 1922, una storia che può essere letta, con facilità, ancora oggi, rivendicando la necessità delle donne di esprimere i propri disagi e di combattere contro la sottile indifferenza della violenza, sia fisica che emotiva. Non solo, ma sottolinea l’importanza che ha l’apparire nei confronti degli altri di ognuno di noi. Il giudizio degli “altri” diventa una necessità tale da spingerci a chiedere l’intervento dell’opinione pubblica, tutta, attraverso i mass media. Una realtà non molto lontana da quella che viviamo oggi nella nostra società, dove, forse, non saranno i giornali, ma i social network, i luoghi predisposti alla buona o meno “condotta” di una persona.
Una donna dalla vita tragica, che negli anni, ha raccontato la storia di altre donne, continuando a farlo ancora oggi. Ciò che emerge con forza è il coraggio di Ersilia di denunciare il tutto, di parlare, di non nascondere la violenza subita, monito a tante situazioni reali del mondo di oggi.
Lo spettacolo andato in scena, con una regia pulita, diretta, interagisce con il pubblico mandando esattamente questo messaggio: la necessità di lasciare un buon ricordo di noi, quella di denunciare le violenze e l’utilizzo dei mezzi di comunicazione.
In scena una splendida Silvia Siravo, attrice attenta, decisa, magnetica, coinvolgente, che riesce a mostrare una Ersilia dalle mille sfaccettature, raccontandoci la donna, l’essere umano, i sentimenti. Sempre presente sulla scena, mai distante, si trasforma nel suo personaggio regalando agli spettatori una realtà che appare sempre poco distante dalla nostra.
Con lei un cast formato da Aldo Vinci, Maurizio Palladino, Debora Mattiello, Filippo Velardi, Alessandro Scaretti che rispecchia la direzione data alla pièce teatrale. Non si notano sbavature ed emerge un deciso ritratto della società. Il coinvolgimento del pubblico avviene anche attraverso la scesa in platea di alcuni attori, tra cui la protagonista.
La scenografia con soli oggetti di scena necessari, catalizza l’attenzione su ciò che viene detto, riportando l’atmosfera degli anni venti.
Uno spettacolo emozionante che la stessa Silvia Siravo ha accostato al progetto “La voce delle donne – Considerazioni al femminile sulla violenza di genere” Mostra fotografica con progetto e fotografie di Sergio Battista, attraverso un libro di fotografie “La voce delle donne” cui hanno partecipato 21 donne, con mansioni e lavori diversi, non vittime di violenza, ma che hanno esternato liberamente, i loro pensieri sull’argomento e sono state fotografate dallo stesso fotografo.