Piacere o piacersi è soprattutto una questione di aspetto fisico: ingrassare oppure dimagrire risulta spesso essere, quindi, una questione di gusti personali, ma entrambe le cose sono molto più complesse di quanto si potrebbe pensare poiché si mettono in gioco un’enorme quantità di cambiamenti a livello molecolare.
Questo è quanto risulta essere scaturito da un esperimento che è stato pubblicato sulla rivista Cell Systems: si tratta della ricerca condotta alla Stanford University, guidata dal gruppo del genetista Michael Snyder che ha osservato:”L’obiettivo era comprendere ciò che accade durante l’aumento e la perdita di peso a un livello che nessuno ha mai affrontato finora”.
Precisamente l’esperimento è stato condotto negli Stati Uniti su ben 23 volontari ed risultati hanno un ruolo molto importante, perché in futuro potranno aiutare a capire ed a prevenire molteplici malattie.
Il primo passo dell’esperimento è stato, quindi, ottenere una mappa completa del Dna e quella delle proteine prodotte dai geni dei volontari. Si segnala che sono stati ‘censiti’ persino i batteri presenti nell’organismo ed è stata ottenuta la mappa del trascrittoma (cioè la ‘macchina’ molecolare che permette di tradurre in proteine le istruzioni contenute nei geni attraverso l’Rna). Successivamente è stata fatta seguire ai volontari una dieta ipercalorica grazie alla quale in 30 giorni sono ingrassati mediamente 2,7 chilogrammi. È stato quindi constatato che con l’aumento di peso sono cambiati tutti i livelli di proteine e molecole, sono aumentati i marcatori delle infiammazioni ed è aumentata l’attività dei geni associati a un problemi di cuore. La terza fase dell’esperimento è stata fare dimagrire quei chili di troppo e quindi verificare come i valori sono tornati normali.
Si tratta di un primo esempio di come la medicina di precisione, sia destinata ad utilizzare quantità di dati sempre maggiori,”I Big Data”, che potranno essere la chiave per nuove strategie di prevenzione oppure future terapie.