Stefano “Cisco” Bellotti torna sulle scene con “Indiani & Cowboy”, il suo nuovo disco che contiene dieci canzoni scritte tra l’Emilia e il Texas, con il prezioso contributo di Rick del Castillo, musicista e produttore, noto per essere l’autore delle colonne sonore del regista pulp Robert Rodriguez.
«Indiani e cowboy è un album pensato in maniera diversa da tutti i miei dischi precedenti. Il viaggio americano vicino a quel confine tanto chiacchierato e discusso è stato fondamentale e decisivo, soprattutto per il contributo di Rick del Castillo che ha preso in mano le canzoni, ripensandole e trasformandole, donando all’album un suono completamente diverso. Il mondo che ci circonda è sempre più diviso in Indiani, che tentano di sopravvivere e in Cowboy che continuano a non capire, ma io e Rick siamo dalla stessa parte del muro, lo stesso muro voluto dal Presidente Trump, lo stesso muro che ogni giorno divide il Mar Mediterraneo».
Sono trascorsi quasi 30 anni da quando ha inizio l’avventura musicale di Cisco, per la precisione nel 1992, quando per gioco il cantautore emiliano sale sul palco di un piccolo locale carpigiano, per cantare alcuni brani irlandesi, insieme ai Modena City Ramblers. Da quel momento tutto è cambiato. Stefano “Cisco” Bellotti intraprende un nuovo ed entusiasmante percorso, ricco di incontri, eventi e concerti indimenticabili (insieme ai Van Morrison, Cranberries, Deep Purple, Primus, Manu Chao e gli Ska-p, Pogues, Shane McGowan, Chieftains o Goran Bregovic), fino all’uscita del suo nuovo disco “Indiani & Cowboy”.
Ad aprire l’album, il brano Adda venì Baffone, il cui testo prende spunto dallo spettacolo teatrale costruito con Carlo Albè, approfondendo l’abitudine tutta italiana di aspettare “l’uomo forte al comando” capace di risolvere i problemi anche se spesso li peggiora. Il secondo brano di questo lavoro discografico è Siete tristi, in cui Cisco parla della società moderna, affrontando il tema dello sbando tecnologico che rende le persone incapaci di coltivare rapporti umani e diretti. A seguire L’erba cattiva, ovvero tutte quelle persone che per svariati motivi non vogliamo più incontrare sul nostro cammino. L’erba cattiva, pur non desiderata, cresce e si espande e alla fine potrebbe avere la meglio.
Andando avanti nell’ascolto arriviamo a Guido Rossa, il racconto di una triste storia italiana, risalente agli anni di piombo, quando le Brigate Rosse uccisero Guido Rossa, operaio e sindacalista, nella sua fabbrica a Genova. Don Gallo è un saluto che si mischia a un ricordo personale, in cui emerge il ritratto di un uomo pieno di forza e volontà. «Questa canzone – racconta Cisco – è dedicata al nostro caro amico Don Gallo. A livello culturale e mediatico la sua mancanza si sente molto». Lo sceriffo è un pezzo di attualità politica italiana, che parla di quella parte d’Italia che vuole armare tutti, nel nome della paura dell’altro. In Non in mio nome, Cisco canta la rabbia di tutti quegli italiani, che dopo aver studiato e faticato si scontrano con una realtà che li mette in difficoltà piuttosto che agevolarli, pur pronti a ricostruire un Paese “a nome loro”. In Cowboy e indiani, si parla di padri e figli. “In questo brano – dichiara il cantautore emiliano – ci sono dentro sia il mio rapporto di figlio che perde il proprio padre, a cui ho dedicato la canzone, che in veste di padre con i miei cinque figli. Così racconto di come le storie e i pensieri si tramandino di generazione in generazione». Porto con me è una storia d’amore finita o che sta per finire, in cui ci si prende e ci si lascia ma alla fine le cose si portano con sé per il resto della vita. A chiudere l’album, il brano Bianca, l’unico in dialetto, dedicato all’unica figlia femmina e a tutti i ragazzi che, crescendo, si devono rapportare alla società, scegliendo cosa sia giusto tenere e cosa lasciare per non avere pesi da portare, sperando che abbiano una vita felice e fortunata.