Una sonda della Nasa lanciata nel 2006, dopo un lungo viaggio durato ben 9 anni e quasi 5 miliardi di chilometri percorsi, sta per raggiungere Plutone, il pianeta nano. Il nome della sonda è “New Horizons” e si tratta di un evento straordinario: è infatti il primo incontro ravvicinato di un “messaggero inviato dagli umani” con Plutone, l’unico grosso corpo celeste del Sistema solare a non essere ancora mai stato visitato da una sonda. Alle 13:50 (ora dell’ Europa centrale) di martedì 14 luglio 2015 New Horizons sarà alla minima distanza da Plutone, (12.500 chilometri circa) e sfreccerà accanto al pianeta a circa 50 mila km/ora, scattando immagini a colori con una risoluzione di un pixel per 500 metri.
A differenza di Rosetta, sbarcata lo scorso anno sulla cometa 67P/Churymov-Gerasimenko, New Horizons non si poserà dunque su Plutone ma farà un passaggio radente, gli esperti lo definiscono “flyby”, per poi proseguire la sua esplorazione ai confini del Sistema solare, verso la fascia di Kuiper, culla delle comete.
La navicella invierà dati scientifici e le prime immagini ravvicinate di Plutone e di Caronte, la principale delle sue cinque lune. Tutte le istantanee saranno pubblicate on line su un sito gestito dalla Nasa e dall’Applied physics laboratory della Johns Hopkins University.
Ricordiamo che Plutone e Caronte sono due mondi ghiacciati, che ruotano intorno a un comune centro di gravità, “sono stati insieme per miliardi di anni, nella stessa orbita, ma sono totalmente differenti – spiega Alan Stern, del Southwest research institute di Boulder, nel Colorado, “principal investigator” della missione – Caronte, a differenza di Plutone, non ha un’atmosfera propria e la sua superficie ha un aspetto diverso”.
Ancor prima di raggiungere la propria destinazione New Horizons ha già fornito preziose informazioni su questo lontano pianeta del Sistema solare a partire dal suo aspetto e confermando che il Sistema solare ha un altro pianeta rosso, tuttavia a differenza di Marte, il colore di Plutone non è dovuto dal ferro ossidato ma più probabilmente da molecole di idrocarburi, che si formano quando la luce ultravioletta del Sole ed i raggi cosmici interagiscono con il metano presente nella sua atmosfera e superficie.
“Il colore rossastro di Plutone era già noto da decenni, ma – chiarisce Stern – New Horizons ci sta adesso permettendo di associare la colorazione delle differenti regioni della sua superficie alla loro geologia e, presto, alla loro composizione chimica. Queste informazioni ci permetteranno di costruire sofisticati modelli al computer, per comprendere come Plutone si è evoluto fino a raggiungere il suo aspetto attuale”.
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