L’autrice, nella sua produzione letteraria, alterna romanzi classici e libri per ragazzi meritando numerosi riconoscimenti
Dopo Gli anni al contrario e Addio fantasmi, la scrittrice siciliana Nadia Terranova, ha pubblicato, sempre per Einaudi, Collana Stile libero Big, Trema la notte, pag. 148.
Trema la notte ha come riferimento storico il 28 dicembre del 1908 quando alle ore 5:20.27 locali, un terremoto di magnitudo 7.1, distrusse le città di Messina e Reggio Calabria, provocando più di 80.000 morti. I protagonisti del romanzo sono due: Nicola, un bambino reggino di soli undici anni che sogna di scappare da una madre vessatoria, moglie del più grande produttore di bergamotto della Calabria e Barbara, una ragazza ventenne che arrivata in treno a Messina per assistere all’Aida, fugge da un padre che vuole farla sposare ad un uomo di cui non è innamorata. La terra trema ma con essa tremano anche le vite dei due protagonisti che si incontreranno e forse potranno ricostruire le loro esistenze. Le fila del racconto si annodano grazie ai tarocchi, letti da Madame, una misteriosa donna francese, accusata di stregoneria. Il finale consolatorio offre tempo e conforto ai personaggi che sapranno rinascere a nuova vita.
Noi di Mydreams abbiamo partecipato ad un incontro via streaming con Nadia Terranova, organizzato per Connessioni dalle librerie UBIK.
Numerose le domande rivolte alla scrittrice.
Quale funzione svolgono i tarocchi nel romanzo?
«I tarocchi costituiscono un elemento magico che offre al romanzo un qualcosa di misterioso. Riveste per me un grande significato la pubblicazione del libro avvenuta il giorno 22-2-2022 , una data palindroma. Il romanzo si snoda in 22 capitoli e penso che non si tratti di una semplice coincidenza come non lo è il numero due: es. due città distrutte, due protagonisti. Oggi c’è una certa diffidenza verso i tarocchi ma non dimentichiamo che furono ideati nelle corti rinascimentali come arte divinatoria. Anche il terremoto nasce in modo spontaneo e misterioso. All’improvviso si perde tutto ma può anche significare rinascita».
Trema la terra è un romanzo storico?
«Non avevo nessuna intenzione di scrivere un romanzo della memoria, su un avvenimento che è costato la vita a moltissime persone. Lo definirei un romanzo storico che guarda al futuro perché i personaggi non sono troppo legati a quel periodo storico ma li trovo contemporanei».
Cosa pensi della superstizione o dei fenomeni di premonizione o di presentimento? Per esempio Nicola trascorre più turbato del solito la notte prima del terremoto mentre Barbara si fa più pensierosa circa le sue difficoltà esistenziali di giovane donna.
«Non amo la parola superstizione perché non fa parte del mio mondo. Cerco nei miei libri di mettere segnali concreti e non trasformo il mondo reale in un mondo fantastico. Penso a Kafka e a La metamorfosi . Tuttavia credo che la letteratura abbia il compito di accogliere ciò che sono le coincidenze, i misteri. Ho pensato molto sul fatto di inserire o meno questi elementi ma poi li ho messi perché li sentivo attraverso il personaggio di Madame. Credo profondamente nella scienza ma mi affascinano i simboli, i misteri, l’irrazionalità».
Come mai i due protagonisti sono così giovani e si trovano in una fase evolutiva difficile?
«Ci sono molti legami tra loro. Agli inizi del ‘900 i bambini non ricevevano le stesse attenzioni di oggi e a 20 anni, se una ragazza non era già sposata, era vecchia. I miei personaggi erano costretti a subire la Storia, quella con la A maiuscola perché non avevano una parte attiva nella società. Il mondo politico, culturale ed economico ruotava intorno alle figure maschili. I bambini potevano leggere soltanto alcuni giornalini che si ritenevano adatti per la loro età. Anche oggi ci sono famiglie patriarcali ma io ho voluto raccontare il punto di vista del bambino Nicola e della ragazza Barbara. Mi interessava e dovevo raccontarlo. Barbara si rifugia nelle eroine della letteratura e si sente anche tradita dalla nonna. Poi scopre la sorellanza e se le donne fanno rete si liberano dai pregiudizi».
Cosa fa tremare Nadia Terranova?
«La nascita di mia figlia che dovrebbe vedere la luce tra 4 settimane. Il mondo che troverà è in guerra ed ancora non sono state risolte le differenze di genere ma io ho molta fiducia nelle nuove generazioni».
Quali sono stati i testi di riferimento prima di intraprendere la scrittura del romanzo?
«Ho letto di tutto: cronache, articoli di giornali, resoconti, reportage e soprattutto Iolanda Insana (N.d.r. Frammenti di un oratorio per il centenario del terremoto di Messina 2009)».
Sei la scrittrice dai finali perfetti, di quelli che non lasciano nulla al caso. Provi dispiacere nel lasciare andare i tuoi personaggi?
«I miei romanzi non superano le 200 pagine ed è ovvio che io mi leghi ai personaggi che sono frutto di tutto ciò che sento in me. Ma per loro inizia un nuovo viaggio quando passano nelle mani dei lettori. Essi smettono di avere una vita mia ed hanno ed avranno quella dei miei lettori».