«La macchina fotografica sono i miei occhi e, quando mi sono sentito dentro a un’immagine prima come persona e poi come fotografo, ho fermato quel momento» Mimmo Jodice
Ieri sera nella splendida cornice del Museo Madre, alla presenza di un folto uditorio, è stato presentato il volume Saldamente sulle nuvole di Mimmo Jodice con Isabella Pedicini (pag. 232, Ed. Contrasto).
Erano presenti oltre l’autore, accompagnato da sua moglie Angela Salomone, Isabella Pedicini,storica dell’arte, saggista e scrittrice, Angela Tecce presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Eva Elisa Fabbris direttore del Museo Madre e la scrittrice Valeria Parrella.
Nel prendere la parola Angela Tecce ha detto che sarebbe riduttivo parlare di Saldamente sulle nuvole come di una biografia perché si tratta di un prodotto editorile articolato che si innesta nella storia di Napoli. E ha proseguito: «Isabella Pedicini ha raccolto le testimonianze di Mimmo e Angela Jodice con amore, dedizione e fedeltà. Attraversare la lunga ed intensa vita di un maestro della fotografia non è stata sicuramente un’impresa facile e da tutti. Le immagini e il testo ci restituiscono il ritratto di un artista vero, autentico soprattutto alla luce del suo impegno sociale. Jodice ha avuto il grande merito di sdoganare la fotografia e di farla entrare a pieno titolo nelle espressioni artistiche della nostra cultura e di dare slancio vitale alla memoria rendendola arte contemporanea». (N.d.r. Mimmo Jodice è stato il primo docente di fotografia in Italia e dal 1970 al 1994 ha insegnato presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli)
Eva Elisa Fabbris ha fatto un excursus sui capitoli che costituiscono il volume privilegiando l’ottavo dal titolo Le feste. Agli inizi degli anni ’70 Mimmo Jodice con Roberto De Simone condivise un importante progetto etnoantropologico e musicale sulla religiosità in Campania. Chi è devoto è il libro che raccoglie queste esperienze a cui parteciparono anche Carlo Levi e la sua compagna Linuccia Saba, figlia del grande poeta triestino Umberto. (La bellissima prefazione scritta da Levi è alle pag 81-82).
É stata poi la volta della scrittrice Valeria Parrella che si è cimentata in una sorta di intervista a Isabella Pedicini.
Come è nato questo volume ? Quando lo avete costruito insieme?
Come ho scritto nella prefazione, questo libro è frutto delle conversazioni intrecciate con Mimmo e Angela Jodice intorno a un tavolo di cristallo dello studio di Posillipo, circondati da libri e foto, illuminati da una grande finestra dalla quale faceva capolino il mare. Ho ascoltato come avrebbe fatto una nipote affettuosa verso due zii che mi hanno raccontato una storia fantastica con persone e avvenimenti incredibili. Abbiamo parlato di tutto perché la vita dei coniugi Jodice è una vita da romanzo: l’infanzia povera e infelice nel rione Sanità, la guerra, l’amore che li unisce, i tre figli, gli amici e tutti coloro che li stimano. Insomma tutte le gioie e i dolori di una vita intera vissuta sempre con impegno, tenacia, determinazione. Il titolo del libro nasce da una frase di Ennio Flaiano: “L’arte è un modo di tenere i piedi poggiati saldamente sulle nuvole” che ha molto affascinato il maestro.
Il primo capitolo si apre con una frase che colpisce: “Ho avuto un’infanzia terribile”.
Sì. Mimmo Jodice è nato nel 1934 alla Sanità, un quartiere difficile. Poi venne la guerra con le sue miserie e privazioni, l’incontro con Angela che per sbarcare il lunario si offriva anche come modella. Si recano spesso al Museo Archeologico Nazionale e a Pompei, fonti di ispirazioni per entrambi. Ma ecco la svolta: riceve in regalo un ingranditore. É il primo fotografo che diventa tale senza possedere una macchina fotografica. La prima sarà una Nikon F ricevuta per aver vinto il primo premio ad un concorso nazionale. E Mimmo scopre Napoli lontanissima dai soliti clichè, una Napoli surreale, metafisica. Non dimentichiamo che Mimmo Jodice è anche un grande stampatore e si cimenta con numerose sperimentazioni. Le sue foto sono esclusivamente in bianco e nero in quanto, secondo il suo pensiero, quelle a colori mortificherebbero la fantasia di chi le guarda. E poi il grande interesse per il corpo e per un’umanità sofferente e dolente. Il capitolo L’impegno lo vede protagonista di realizzazioni fotografiche che hanno per oggetto: il lavoro minorile, il lavoro degli operai nelle fabbriche, la vita dei detenuti nelle carceri e quella dei pazienti negli ospedali pediatrici e psichiatrici”.
Come mai Mimmo Jodice non ha mai realizzato campagne pubblicitarie o foto per il mondo della moda?
Penso che non fosse interessato a questi due campi della fotografia. Sia per la pubblicità che per la moda il fotografo non è solo con se stesso ma si ritrova a lavorare con tante persone come su un set cinematografico. Ha perà realizzato interessanti foto sull’architettura di palazzi e complessi residenziali.
Noi di Mydreams vi invitiamo a leggere Saldamente tra le nuvole e soprattutto i due capitoli finali: Questi anni e Angela dove sono descritti un uomo e un artista con le sue fragilità e il grande amore per la compagna di una vita.
«Oggi ho paura del tempo che passa. Ho paura dell’insensibilità di molta gente. Ho paura della volgarità e dell’avidità che dilagano travolgendo tutti gli argini. Ho paura del futuro. Mi porto dentro vecchi fantasmi dell’ infanzia, di vera miseria, di violenze subite che mi procurano angoscia ma paradossalmente anche forza». E per Angela il pensiero conclusivo: «Lei mi ha cambiato la vita, mi ha dato la forza e la sicurezza di osare. Se oggi sono qui è per merito suo».