Recensione: Soledad è di certo il libro più doloroso di quelli scritti da Maurizio de Giovanni che con la sua sapiente arte ci fa rivivere quei giorni meglio di un testo di storia
Il quattordicesimo libro che vede protagonista il commissario Ricciardi, nato dalla fervida fantasia di Maurizio De Giovanni, si conferma il più venduto in questi giorni che precedono il Natale. Il romanzo Soledad. Un dicembre del commissario Ricciardi (edito da Einaudi per la Collana Stile Libero Big, pag. 279), è stato oggetto di un incontro organizzato dalle librerie UBIK per Connessioni al quale noi di Mydreams abbiamo partecipato via streaming.
L’Italia si prepara a vivere l’ultimo Natale di pace prima dell’entrata in guerra. L’omicidio di una giovane donna impegnerà Ricciardi e il fido Maione. Mai come in questo nuovo romanzo la solitudine dei personaggi e il loro bisogno d’amore si faranno sentire in modo struggente.
Ecco le domande rivolte a Maurizio de Giovanni.
La solitudine è il fil rouge che attraversa tutti i personaggi noti e meno noti che vengono descritti in Soledad. Un dicembre del commissario Ricciardi. Che rapporto hai, dopo aver scritto tanti romanzi che lo vedono protagonista?
«Ricciardi è forse il personaggio meno mio.I lettori hanno con lui un rapporto quasi viscerale, un contatto che mi sorprende ogni qual volta incontro i suoi lettori. Io mi reputo soltanto un messaggero, una sorta di ambasciatore perché Ricciardi è di proprietà dei lettori e delle lettrici che sono diversi da quelli che leggono gli altri miei romanzi».
Le prime pagine sono dedicate al sentimento della solitudine, soprattutto di quella del cuore. Perché hai voluto iniziare in questo modo Soledad?
«Dopo Caminito che segna il cammino,il trascorrere di cinque lunghi anni, Soledad rappresenta una fase di passaggio. Mi sono chiesto: la solitudine è una condizione o è una situazione?Un eremita, ad esempio, cerca la solitudine per meditare, pensare, pregare. Ma si può essere soli in relazione ad una perdita. E’ il caso di Ricciardi che non può più vivere l’amore della sua vita e ora ha tante responsabilità soprattutto verso la figlioletta Marta. Noi abbiamo conosciuto nei primi romanzi un Ricciardi trentenne. Ora è un uomo quarantenne che è rimasto vedovo per la morte di Enrica. Anche altri personaggi vivono questa stessa condizione di solitudine che si fa più pungente durante le festività natalizie.La definizione del termine solitudine rappresenta pertanto il pentagramma di questo romanzo dove le note sono le storie di ciascun personaggio. Se ci pensiamo anche Marta è sola perché ha perso la madre sebbene riceva l’amore di Ricciardi, di Bianca, di Nelidea. Le ho volute raccontare tutte anche se la cosa sembra un ossimoro perché le racconto tutte insieme».
Nel romanzo compaiono i personaggi ai quali siamo affezionati ma stavolta hanno subito un’evoluzione o quanto meno una trasformazione. Ce ne vuoi parlare?
«La scrittura di questo libro mi ha creato un problema enorme. Stavolta tutti i personaggi avevano una propria storia e se avessi voluto raccontare quella di ognuno avrei dovuto scrivere più di un romanzo.Ho sempre cercato di condensare in uno o due capitoli la loro vita che scorre in un certo senso autonoma dalla mia. Mi sono accorto che Bambinella ha una sua storia legata a quella di Maione, che Garzo ha una moglie ebrea e due figli, che Bruno Modo è cambiato . Avrei dovuto raccontare una sotto-storia e mi chiedevo: riuscirò a raccontare tutti senza stonature? Cioè avevo timore di creare un coro di personaggi stonato e rumoroso. Credo di esserci riuscito per il riscontro avuto dai miei lettori».
I sentimenti descritti nel romanzo sono due: la solitudine e l’amore. Come sono stati coniugati dai personaggi?
«Non mi crederete ma io li vedo e li ascolto. Garzo è stato sempre presentato da me come un burocrate ottuso, cattivo, stupido, miope, radicale perché non gli ho mai chiesto altro, Ma Garzo continuava a vivere con moglie e figli e con le sue fragilità, paure e speranze. E Angelo merita le mie scuse.Anche Nelide è una giovane donna che ha la sua personalità, pensieri, sogni. Modo poi da cinico, ironico e tagliente si è trasformato in un personaggio terrorizzato dal regime che teme per la sua vita.I personaggi si svelano a poco a poco. L’autore se ne serve e spesso non racconta altro delle loro vite fino a che sono funzionali ad una storia. Ma i personaggi continuano a vivere la loro vita, indipendentemente dagli scrittori. Sembro pazzo, lo so, ma a me succede così».
Ci puoi parlare della trasmissione TV in cui tu sarai conduttore?
«Non posso dire molto perché il 12 dicembre ci sarà una conferenza stampa di presentazione dal Centro di Produzione Tv Rai. Posso dire che era da tempo che volevo fare un programma che spingesse alla lettura, soprattutto i giovani. Mi avevano offerto la conduzione di Per un pugno di libri che, come ricorderete, era una sorta di gara tra due gruppi di ragazzi. A me non piacciono le gare basate sul nozionismo. Ho chiesto di parlare dei sentimenti e il programma si intitola proprio La biblioteca dei sentimenti . Andrà in onda su Rai 3 dal 18 dicembre, dal lunedì al venerdì alle ore 15.20 per 15 puntate che stiamo registrando. Accanto a me ci sarà Greta Mauro e nove ragazzi tra i 18 e i 22 anni . A loro saranno proposti tre libri in cui prevale un sentimento: uno di narrativa contemporanea, un classico e un saggio con relativi autori. Ovviamente per i classici ci sarà un critico letterario. Ho notato che i ragazzi sono molto interessati e coinvolti ed io ho con loro una splendida interazione».
A proposito di libri, cosa leggono i tuoi personaggi?
«Sicuramente i gialli di Augusto De Angelis morto in seguito ad un pestaggio da parte dei fascisti. E poi Carlo Bernari autore di Tre operai e Speranzella e ancora Matilde Serao e Ferdinando Russo, Di Giacomo, Viviani, Bovio, le voci più autentiche ed autorevoli della Napoli di quel periodo».
É difficile parlare di amore, soprattutto dopo i funerali di Giulia Cecchettin.
«Vedo che le donne fanno appelli agli uomini e questo è sbagliato. I femminicidi riguardano gli uomini e non viceversa, sono loro i veri responsabili. Io mi vergogno perché contribuiamo a costruire con i nostri atteggiamenti e con il nostro silenzio questa realtà malata. Dobbiamo opporci alla mancata parità salariale, ai licenziamenti delle donne quando sono incinte e alla difficoltà delle loro assunzioni. Siamo tutti colpevoli ed è bene dirlo forte. Dall’inizio dell’anno più di 100 donne uccise dai loro compagni e non è affatto consolatorio che l’Italia si trovi al terzo posto in Europa per numero di femminicidi. Giulia è entrata nei nostri cuori perché abbiamo partecipato tutti alle sue ricerche. Ma che Paese è quello che assiste a questa mattanza? Noi dobbiamo intervenire sul concetto stesso di amore e spiegarlo a coloro che lo intendono diversamente. Non è possibile che la famiglia del ragazzo non si sia accorta di nulla. E mi scuso se ho manifestato tanta veemenza nel parlare ma la cosa mi sconvolge e molto».
Riusciremo a “restare umani”?
«É il terzo Natale che l’Ucraina è in guerra, non dimentichiamolo e molti ucraini vivono in Italia, anzi la comunità ucraina è quella più numerosa. Poi c’è il problema del Medio Oriente. Noi abbiamo già dimenticato gli eccidi perpetrati nella ex Jugoslavia, come abbiamo dimenticato le sofferenze e la miseria dei Paesi dell’Est europeo prima della caduta del Muro di Berlino.Ma io dico che non esiste nessuna ragione al mondo per cui un adulto debba uccidere un bambino. É il crimine peggiore e la comunità internazionale sembra guardare in silenzio questo massacro. Siamo tutti colpevoli. Pensiamo a Sanremo, ai cantanti in gara, a Taylor Swift come personaggio dell’anno mentre è in atto un eccidio di civili».
Recensione libro
Ed anche stavolta Maurizio de Giovanni non delude con il quattordicesimo romanzo che vede protagonista il commissario Ricciardi, nato dalla sua fervida fantasia e sostenuto, come egli stesso ripete da tempo, dall’affetto incondizionato dei lettori.
Il nuovo libro si intitola Soledad. Un dicembre del commissario Ricciardi (Ed. Einaudi, Collana Stile Libero Big, pag. 279), come la splendida canzone di Carlos Gardel, icona della musica argentina su testo di Alfredo Pera. Entrambi morirono in un incidente aereo il 24 giugno del 1935, a Medellin, in Colombia.
É il 1939 l’Italia si prepara a vivere l’ultimo Natale di pace. L’omicidio di una giovane donna, Erminia Cascetta, fa inorridire l’intera città. Luigi Ricciardi, insieme all’ insostituibile brigadiere Raffaele Maione, hanno l’ingrato compito di assicurare alla giustizia l’assassino. Anche il Natale, la festa più bella ed attesa dell’anno, ha la sua scia di sangue e di dolore.
Il romanzo si apre con alcune riflessioni sulla soledad, ovvero la solitudine che è per l’autore :“la mancanza di qualcuno,è l’assenza di chi vorresti vicino per poter discutere, per potergli sorridere, per fare una carezza e per riceverla”. E chi è più solo del commissario Ricciardi? La perdita di Enrica lo dilania anche se ha accanto la figlioletta Marta, i fedeli Nelide e Maione, i suoceri affettuosi, l’amico di sempre Bruno Modo.
La solitudine colpisce tutti, anche chi si sente diverso: Bambinella tanto umana da amare persone del suo stesso sesso, Lucia che attende con apprensione il ritorno a casa di suo marito sano e salvo, Maione che deve prendere un’importante decisione combattuto tra l’amore paterno e la violenza gratuita, Nelide che parla con la defunta ‘zi Rosa e si affida alla saggezza dei proverbi cilentani, Laura dall’altro capo del mondo che canta la nostalgia del ricordo, la contessa Bianca Palmieri di Roccaspina che la combatte facendo da istitutrice alla piccola Marta e il dottor Modo con il suo lavoro e con la frequentazione di case da tolleranza. E anche Garzo e la sua famiglia, la stessa Marta perché orfana di madre, la vittima e il suo carnefice.
La solitudine si sente in tutte le pagine del romanzo ed è la chiave di tutto persino dell’uccisione di Erminia.E il tempo che scorre inesorabile non fa altro che alimentare un dolore acuto e persistente nei cuori dei personaggi descritti. Le loro vite entrano nell’ingranaggio fatale della Storia a causa di scelte scellerate da parte di un regime che finge di non accorgersi delle sofferenze di un popolo inadatto e affamato ad affrontare una guerra al fianco della Germania nazista e troppo umano per accettare le leggi razziali rivolte prevalentemente contro le persone ebree. Eppure in Soledad c’è tanto Amore: quello tra i coniugi Maione e Garzo, tra Bambinella e coloro che vivono la sua stessa condizione, tra il cavalier Colombo e la sua nipotina, tra la contessa Bianca e Marta e ovviamente quello dove prevale tanta tenerezza tra Ricciardi e sua figlia.
Soledad è di certo il libro più doloroso di quelli scritti da Maurizio de Giovanni che con la sua sapiente arte ci fa rivivere quei giorni meglio di un testo di Storia, attraverso la ricchezza dei suoi personaggi che ci sorprendono sempre e comunque perché universali e portavoci di un comune sentire. Sebbene in questo romanzo siano molto cambiati perché appunto è mutato il contesto storico, la loro personalità si arricchisce di umanità e profondità. Ad esempio, il dottor Bruno Modo da cinico e beffardo diventa sospettoso , guardingo, preoccupato per la sua vita. E anche Garzo che, squarciato il velo di Maya sulle reali intenzioni del regime, è sopraffatto dagli eventi e smarrito si mette in salvo con la famiglia. E potremmo continuare con altri personaggi che non sono più soltanto funzionali alla scrittura ma ne aumentano lo spessore narrativo.
Soledad si legge tutto d’un fiato e quando si arriva all’ultima pagina si vorrebbe leggere di nuovo perché bello, ricco, coinvolgente.
Altre volte abbiamo detto che i libri di Maurizio de Giovanni si leggono non per scoprire i colpevoli ma per godere della compagnia dei suoi personaggi diventati di fatto persone di famiglia.
Per noi di Mydreams le pagine più belle sono forse quelle dedicate al Natale e alle tre storie che vi sono contenute ( da pag. 155 a pag. 160). Sì, perché Maurizio de Giovanni non smette mai di raccontare un Natale tra ricchezza e povertà, tra freddo e fuoco, tra ricordi di pesce, fra il vero e il falso.