«É tempo di sospendere le nostre certezze e di iniziare un viaggio negli universi stravaganti degli altri».
L’ora del caffè-Manuale di conversazione per generazioni incompatibili è il volume scritto da Gianrico e Giorgia Carofiglio (Ed. Einaudi, pag. 144). Spesso, quando si appartiene a generazioni diverse si corre il pericolo di non essere compresi, di parlare a vuoto e sicuramente nel caso dei due autori, l’essere padre e figlia non aiuta il dialogo.
Gianrico e Giorgia Carofiglio non si sono lasciati intimidire dal salto generazionale ed hanno avuto il coraggio di affrontare temi divisivi già per se stessi quali: il clima, la politica, il femminismo, il cibo, il mondo del lavoro, l’apertura alle diversità. Sicuramente non hanno eliminato tutte le loro divergenze ma elaborato una serie di ragionamenti nati dallo scambio e dalla combinazione dei propri punti di vista. Gianrico e Giorgia Carofiglio dimostrano con questo volume che si può discutere cercando di prendere in considerazione la versione migliore della tesi del nostro interlocutore senza svilirla o giudicarla ma cercando di comprendere sempre le ragioni dell’altro che spesso non sono poi così incompatibili con le nostre esperienze.
Noi di Mydreams abbiamo seguito un incontro con Gianrico Carofiglio organizzato dalle Librerie UBIK per Connessioni.
Dove si è poggiato il guanto di sfida tra un padre ed una figlia?
«Il guanto, rimanendo nella metafora, si è poggiato sulla mia faccia e ho fatto mia la sfida. L’aggettivo incompatibile del sottotitolo ovviamente è un oggettivo provocatorio ma è indubbio che i rapporti generazionali nella nostra società sono più tesi e compromessi. I giovani provano un particolare risentimento o addirittura rancore verso gli adulti che hanno rubato loro una fetta di futuro. Tale conflittualità cresce di giorno in giorno e diventa più intensa e più drammatica. L’incompatibilità viene avvertita in famiglia, a scuola, in politica.. Molti lettori forse si aspettavano la stesura del libro in forma di dialogo ma noi abbiamo subito rinunciato ad essa perché troppo letteraria. È illusorio pensare che mettere le opinioni una dietro l’altra e commentarle avrebbe pianificato la lettura anzi questa sarebbe stata noiosa e tutto sarebbe apparso come un resoconto. Noi abbiamo optato per una forma diversa ed anche una chiave diversa per leggere il presente».
Uno dei temi affrontati è quello del femminismo
«Mi piace commentarlo con questa frase: “La parità di genere sarà finalmente raggiunta quando ci saranno donne mediocri ovunque”».
Durante la stesura del libro avete sorseggiato caffè all’americana. È stato un compromesso?
«Sostenere una conversazione con alcuni espressi sarebbe stato molto faticoso e complicato. Il caffè all’americana si sorseggia. È inutile dire che io preferisco l’espresso mentre Giorgia quello all’americana per le sue lunghe permanenze all’estero. E poi lo abbiamo preferito per le suggestioni letterarie e cinematografiche che ci hanno ispirato».
L’essere giovani rimanda all’idea della carica rivoluzionaria della gioventù. Lo stereotipo vuole che ora questa dimensione non sia più riconosciuta. Gli adulti dicono sempre: ai miei tempi, noi avremmo alzato delle barriccate, saremmo scesi in piazza. Cosa ne pensa di questo Gianrico Carofiglio?
Devo dire che questo libro rappresenta un atto politico e suggerisce non soluzioni ma prospettive. Detto questo devo aggiungere che io faccio molta più politica scrivendo che non tempo fa quando facevo politica attiva. Le frasi che dicono gli adulti sono tutti luoghi comuni e banali.
Certo c’è una scarsa partecipazione dei giovani alla politica, un diffuso disamore. Nell’ultimo capitolo parliamo delle malattie delle Sinistre. Oggi si nota una politica della colpa, una politica della tristezza che non produce un desiderio partecipativo. Ci si piange addosso e non si cambia gioco. Non dobbiamo recuperare ma inventare e aprirci a nuove forme di partecipazione.
Un altro tema è quello del cambiamento climatico molto sentito dai giovani e dove si avverte una frattura maggiore con le precedenti generazioni.
«É vero. Il cambiamento climatico ha reso più difficile trovare un punto di mediazione. Giorgia infatti dice che il mio punto di vista è più ottimistico e questo può rappresentare un alibi all’inazione. Io non giudico la sua posizione e la rispetto. Tuttavia voglio affermare che io guardo alle possibilità insite nell’uomo e nella scienza. Nelle metropoli del XX secolo c’era un grande problema: lo sterco dei cavalli. Essi erano la forza motrice di tutti i mezzi che circolavano nelle grandi città. Il problema sembrava irrisolvibile e non si riusciva a trovare una soluzione condivisa. Ebbene : fu inventata l’ automobile. Io quindi credo che possono arrivare soluzioni inaspettate. Ne ho piena fiducia e consapevolezza e tutto ciò non è un alibi per sottrarsi a fare una qualunque cosa come ritiene mia figlia Giorgia. Bisogna guardare con occhi aperti, limpidi e coraggiosi le possibilità. Gli uomini spesso si ribellano ai destini già scritti. Mi piace citare una frase di Tolstoj: “La storia è l’integrale di tutte le azioni umane che si sono svolte in uno stesso periodo”».
Nel libro si parla di carità interpretativa. Vogliamo spiegare meglio in cosa consiste?
«La carità interpretativa è quell’atteggiamento che comprende, senza giudicare, le posizioni altrui. Bisogna ascoltarsi senza dare sentenze, senza pregiudizi di sorta ed avere uno sguardo più disposto a comprendere le ragioni dell’altro senza averne paura. Si possono gestire anche comportamenti violenti o conflittuali con l’avversario con la sola forza dell’ascolto. Bisogna avere sempre gentilezza e coraggio e fede nella cooperazione».