Non poteva scegliersi ambientazione migliore Annalisa nel suo video per il brano sanremese Una Finestra Tra Le Stelle girato in Veneto da Gaetano Morbioli. Una clip luminosa e intensa, con la positività di un testo che si rispecchia perfettamente nelle immagini. Annalisa, dopo un famoso talent e un passaggio di due anni fa a Sanremo, è reduce da una delle migliori esperienze della sua breve carriera. E pubblica oggi Splende, un album prodotto da Kekko Silvestre dei Modà e Diego Calvetti. L’abbiamo incontrata per fare il punto sulla carriera e sulla vita.
Partiamo dal video, da dove arriva l’idea di girarlo in una sontuosa villa?
«Ci sono posti come questo nei dintorni di Verona che è già di per sé una bella location. Volevamo riprodurre anche dei semplici affreschi con dei cartoni sorretti da 12 persone che compongono poi immagini nuove. È un bell’effetto, e c’è ovviamente una luminosa finestra a dare l’idea dell’apertura.»
Rispecchia la tua visione della musica oggi?
«Molti brani sono nati da me stessa, perché io sono interprete ma soprattutto cantautrice e ho trovato in Kekko un modo per scegliere e limare bene le canzoni. Ci siamo concentrati su un concept che parte da un momento difficile, come se ne hanno nella vita e si completa con una risalita, che è sicuramente questa canzone che ha scritto lui per me.»
Come vi siete conosciuti?
«Ci conosciamo da quattro anni e ci facevamo delle lunghe chiacchierate nei backstage dei festival o della televisione. Poi da un paio d’anni ho deciso di chiedergli consigli in maniera naturale, e col passar del tempo mi ha proposto dei brani…e avendolo cercato per dei consigli, alla fine è diventato il produttore artistico dell’album.»
Come hai vissuto Sanremo la seconda volta?
«Per me è stato un momento bello, perché l’ho affrontato con più consapevolezza e si respirava un’aria serena nonostante ci fosse la gare. Dipende molto dal cast secondo me. Questa volta c’erano molte più persone che conoscevo, c’erano i miei amici e si respirava un’atmosfera positiva, andava tutto sempre bene, c’era proprio meno tensione. Anche se devo dire che ero più agitata quest’anno prima di salire sul palco, ma quello è normale, perché sono cresciuta e sento maggiormente la responsabilità.»
Hai portato anche una cover dei Matia Bazar, che è bonus track dell’album. Ti spaventava il confronto, specie vocale, con l’originale?
«Se avessi pensato di rifarla esattamente come Antonella Ruggero, Ti Sento non sarebbe stata apprezzata come lo è stata. Infatti l’abbiamo eseguita con un riarrangiamento e secondo me funziona perché è una canzone conosciutissima e non parla solo a una nicchia di ascoltatori. È una di quelle canzoni che tutti conoscono e ricordano con molta positività.»
Il fatto di esserti affidata a Kekko non provoca un effetto omologazione, visto che lui scrive per altri artisti?
«Questo lo pensa solo chi non lo conosce a fondo. Lui davvero quando pensa a un brano lo fa proprio appositamente per l’artista che ha davanti. Io quel pezzo l’ho sentito un anno e mezzo fa e mi è subito sembrato qualcosa di nuovo per me, anche se era solo in fase di bozza.»
Parlaci di Posizione Fetale, uno dei brani più intimi del disco.
«È vero che è una canzone che la gente non si aspetta necessariamente da me, perché parlo davvero messa a nudo e ho scoperto anche incontrando le persone che mi seguono che piace molto. È un modo di parlarmi allo specchio, sono cruda e sincera. Scriverlo è stato difficile perché canto di cose che mi facevano male.»
Pensi che per un’artista amata dai giovani sia giusto farsi sentire in versione così “vulnerabile”?
«Secondo me mostrarsi non vincenti a tutti i costi è vincente. Anche il pezzo “Vincerò” può sembrare spavaldo ma in realtà dice di vittorie che arriveranno, è un modo per capire quello che non va.»
Fatico a pensare a momenti difficili per una ragazza giovane, bella e di successo…
«Beh, ce ne sono di cose che non vanno bene anche perché nella vita può capitare a chiunque di avere delle cose che lavorativamente o personalmente non vanno. Ci sono degli avvenimenti che ti deprimono ma poi solo in tempi successivi capisci che sono step per la felicità. Ho superato dei disagi spesso legati a situazioni o persone con cui non i sentivo bene.»
Sei una persona che si fa molte domande?
«Mi faccio costantemente delle domande. Ma poi arrivo a delle soluzioni dopo un po’, devo dire che ci sto lavorando.»
Il disco prende il nome da un brano, Splende, che non è necessariamente ottimista. Cosa ti ha spinto a questa decisione?
«È uno dei primi pezzi che ho scritto è un pezzo di storia arrabbiata, che parla di cose irrisolte. E una volta posizionatolo come il punto di partenza di questo lavoro mi sono resa conto che è stato curativo. Ed è diventato il titolo di tutto album.»
Chi ti è vicino nei momenti “no”?
«Sicuramente i miei genitori, loro ci sono sempre per me anche se non li vedo spesso. Dopo anni di giri in varie città ora mi sono resa conto che casa mia è a Savona, il mio luogo di origine e ho preso un posto lì. Conservo una casa a Roma con un paio di amiche perché è bello tornare per me anche in quell’ambiente che ho amato tanto.»