La prestigiosa Sala dei Baroni al Maschio Angioino, ha accolto con calore la pluripremiata Amélie Nothomb in occasione della pubblicazione del suo ultimo romanzo dal titolo Il libro delle sorelle (edito da Voland Collana Amazzoni, pag. 113, traduzione di Federica Di Lella).
Nata a Kobe in Giappone, la Nothomb ha conquistato milioni di lettori con le sue opere, caratterizzate da una scrittura accattivante e singolare, capace di concentrare le storie narrate in uno spazio brevissimo procedendo per sottrazione.
Il libro delle sorelle narra le vicende di Tristane e Laetitia che vivono un trasporto forte ed incondizionato l’una per l’altra cercando così di trovare un loro ruolo nella coppia fin troppo affiatata formata dai loro genitori Nora e Florent. L’Amore è quindi il fulcro centrale del romanzo.
Numerose le domande rivolte alla scrittrice.
In che modo la sottrazione in ambito letterario è diventata il tratto caratteristico della sua scrittura?
«“Uno scrittore scrive sempre molto perché la scrittura è una sua intima esigenza e più si scrive e più la scrittura diventa forte ed ambiziosa. In un secondo momento ci si accorge che va eliminato tutto ciò che può essere superfluo facendo proprio il consiglio di Ernest Hemingway che invitava il lettore ad aggiungere qualcosa di suo, qualcosa di personale a ciò che stava leggendo. Infatti lo stile narrativo di Hemyngway è caratterizzato dalla semplicità e dalla prosa essenziale formata da frasi brevi, semplice e concise, preferendo i dialoghi alle descrizioni.Pertanto il principio della sottrazione peculiare alla mia scrittura».
In molti suoi romanzi, i personaggi devono in un certo senso imparare a parlare ed è così anche in questo libro. Penso ad esempio a Tristane di cui seguiamo le vicende dalla nascita. Le parole quindi nei suoi romanzi giocano un ruolo fondamentale. Cosa diventiamo attraverso le parole che usiamo?
«Quasi tutti i personaggi che compaiono nei miei libri sono un po’ esclusi dalla loro famiglia di origine che spesso è disfunzionale. E’ ovvio che le parole hanno un peso e sono importantissime. Penso ad esempio alle parole usate da un diplomatico per scongiurare un conflitto o salvare una situazione compromessa. Spesso i miei personaggi si trovino a dover acquisire un certo tipo di linguaggio e scoprirne la bellezza e l’utilità».
É stato difficile trasformare la sua vita in scrittura?
«Quando scrivo non mi rendo conto che sto scrivendo anche cose che riguardano la mia vita e il mio privato. Mi chiedo spesso:ho veramente vissuto tutto quello che so, tutto quello che ho fatto nella mia vita?Questa volta mi viene in soccorso Virginia Woolf che affermava: “Non è successo nulla fino a quando io non l’ho scritto”. Quando io ho scritto Primo sangue sulla vita di mio padre, è andata proprio così».
Scrivere per lei vuol dire allora conoscersi ?
«Forse si. I miei personaggi operano spesso dei capovolgimenti che nascono da un’introspezione. Devo dire che i miei libri sono forse più belli tradotti in italiano. Ho notato che spesso si drammatizza su tutto ed affiora un vittimismo che io non giustifico. Io sono pazza ma non sto tanto male, tutto sommato. Bisogna sapersela cavare in ogni situazione e faccio mia la frase: la situazione è grave ma non è seria».
In questo ultimo romanzo si dà ampio spazio alla musica. E’ vero?
«Sì. La mia vera missione è fare la rockettara.La musica produce emozioni soprattutto se viene vissuta in gruppo. La musica è una forma espressiva collettiva mentre la scrittura non lo è».
Quanto tempo impiega per scrivere un libro? Sa già l’argomento e chi saranno i protagonisti di un suo prossimo scritto?
«I personaggi a cui do vita sono dentro di me e continuano a vivere anche senza di me. Sono tantissimi, una folla. Molti pensano che ci sia una relazione tra i personaggi dei miei libri, una sorta di Commedia umana. Io adoro Balzac ma sinceramente non so cosa scriverò prossimamente».
Quale libro è quello più riuscito e che consiglierebbe di leggere ad un suo futuro lettore?
«Sete. (N.d.r. Dopo il processo ed il giudizio di Pilato, Gesù trascorre la sua ultima notte in cella, profondamente afflitto dalle incredibili testimonianze dei suoi miracolati. Un Gesù inedito prima della morte)».
Quanto sono importanti i nomi dei suoi personaggi?
«Il nostro nome viene scelto dai nostri genitori. Ho incontrato delle lettrici che hanno messo alle loro figlie il nome Amèlie. Ma, mi raccomando, non imponete ai vostri figli i nomi dei miei personaggi!».