Arriva dopo Essenziale del 2010 il nuovo album dei Tiromancino, Indagine su un Sentimento, che già dalla copertina (un cuore in fiamme disegnato dal batterista/artista Marco Pisanelli) svela le tematiche del disco: amore, amicizie, rapporti e libertà. Ne abbiamo parlato con i fratelli Zampaglione Federico (voce e autore) e Francesco (produttore e musicista).
Vi ha sorpresi il successo di una canzone non convenzionale come Liberi, primo estratto dal disco?
Federico: L’ho scritta in tre minuti nel letto una mattina che mi ero messo alla chitarra appena sveglio. L’ho subito registrata con l’iPhone, c’era già anche parte del testo perché quando scrivo di getto musica e parole vengono assieme. Mi era già successo con Due Destini, le cose migliori che ho composto vengono così. È una canone che parla non solo d’amore ma della libertà nei rapporti che non è scontata, perché si tende a chiudersi in una convenzione quando si è in coppia e gli spai personali vengono sacrificati. Per questo mi sembrava un testo difficile che però è stato accolto bene.
È il manifesto di Indagine Su Un Sentimento?
Federico: La vita vera è al centro di quello che scrivo, l’uomo a volte ha paura di coltivare i momenti per sé.. anche se poi i giornali di gossip hanno iniziato a scrivere che era la canzone della coppia aperta, tra me e Claudia Gerini. Non è così, è solo un’indicazione per non avere rimpianti, per non dire un giorno “quando eravamo giovani…”. Ho fatto caso ai segnali che inizialmente ci arrivavano dai social network, tante persone ci ringraziavano perché grazie a Liberi vedevano la vita in modo diverso. È una cosa bella, in un momento in cui nessuno tende a parlare più. È il messaggio che è arrivato e per questo la canzone è un successo per noi.
Come vi siete rimessi a scrivere?
Francesco: Non ho mai smesso di collaborare con Federico, anche negli ultimi anni che ha fatto film mi sono avvicinato alla regia con lui, poi abbiamo scritto delle cose assieme per altri artisti. Un giorno mi ha detto che non avevamo niente da fare e ci siamo ritrovati con dei pezzi già pronti e ci è venuta voglia di fare musica di nuovo. È stata un lavorazione relativamente veloce, ci mettevamo sempre anni per fare dischi, questo è stato preparato in un anno di studio.
Tutti i testi sembrano molto personali, è stato difficile fare questo passo?
Federico: La terapia dei sentimenti è alla base del disco ed è arrivata in un momento in cui tante cose stavano cambiando intorno a me, il fatto di diventare padre, le relazioni, la psicoterapia a cui mi sono rivolto per avere delle risposte che non sono arrivate. Volevo fare chiarezza dentro di me, quindi ho pensato di mettermi a nudo in un disco per cercarle da solo. I sentimenti sono delicati, semplici e fragili, per prima è servito a me fare questo percorso.
Avevate mai fatto un lavoro così personale?
Federico: Tutti i dischi dei Tiromancino sono sempre stati romantici, ma dopo aver fatto tre film che confinavano con le horror story questa è stata una specie di rivelazione, è stato bello fare un disco nel momento in cui c’erano dei passaggi importanti a livello personale, non capita spesso. Sono anche contento di averlo fatto spontaneamente, nel senso che ormai non so più scrivere a comando, se mi metto davanti a un piano o una chitarra non so che fare. Le cose devono nascere così per funzionare.
Come avete adattato la musica a questo tipo di mood?
Francesco: Abbiamo mantenuto la nostra linea, la produzione senza tecnicismi e abbiamo suonato nel nostro studio tutto da soli tranne l’inserimento di archi e la parte al piano di un pezzo. Abbiamo avuto ospite Pierpaolo Capovilla del Teatro Degli Orrori in un brano, In Una Notte di Marzo. Un occhio all’indie lo abbiamo sempre avuto.
Federico: Anche per l’hip hop. Nel nuovo disco di Rocco Hunt c’è un pezzo che abbiamo fatto con lui. Vogliamo la paternità di questa scoperta, se andate a vedere sui nostri social da tempo dicevamo che avrebbe vinto lui a Sanremo e nessuno ci credeva.
Anche la tonalità della voce sembra diversa in questo album, come mai?
Federico: La voce è effettivamente più bassa, invecchiando succede, è successo a Elton John, Sting. Ho cantato molto blues in questi ultimi anni e può aver avuto un’influenza tanto che ora faccio quasi fatica a sentirmi e riproporre i vecchi brani, devo iniziare ad abbassarli un po’ dal vivo. Ma non vediamo l’ora di suonare in pubblico, sarà bello vedere il nostro repertorio accostato alle nuove canzoni.
C’è un aspetto elettronico del vostro repertorio che sussiste ancora oggi. Come lo trasporrete dal vivo?
Francesco: Tutto quello che uso arriva dagli anni 70, sono cose analogiche che suonano meglio ma dal vivo non vogliamo più usare sequenze perché poi ti obbligano a rispettare la lunghezza dei pezzi mentre a noi spesso piace allungare le canzoni.
Come vi sembra il panorama della musica italiana dopo qualche anno di assenza?
Francesco: Mi sembra migliorato. Nessuno lo dice eh? Invece sì, perché il piagnisteo dell’avvento di internet si è un po’ ridimensionato, non c’era più stimolo qualche anno fa.
Federico: Mi sembrava come se un grossista di cavalli si lamentasse per l’arrivo dell’automobile. La musica ci sarà sempre e con i social network la cosa è migliorata. Mi ha fatto anche molto pensare il come venivo percepito all’estero quando presentavo i miei film. Dicevano: Ah questo regista faceva il cantante romantico, vi rendete conto? Era un segnale di bipolarismo che mi piaceva.
Molti fanno fatica a rientrare nel business, per voi come è stata?
Federico: Relativamente semplice, perché abbiamo la nostra manager che fa tutto per noi, spesso non vogliamo sapere nemmeno. Ad esempio abbiamo scoperto ora che sulla copertina non c’è il titolo del disco. A volte ci piace essere tenuti all’oscuro dei movimenti di questo tipo, lei è venuta da noi dicendo che la Sony voleva lanciare il disco. E noi ci siamo fidati, anche perché ci hanno solo suggerito un bravo ingegnere del suono per il missaggio, Pino Pischetola. Siamo venuti a Milano, abbiamo lavorato con lui per dare un suono omogeneo al tutto e nessuno ci ha fatto pressioni.
Vi siete scontrati anche con una realtà sociale diversa, peggiorata in larga parte. Ci sono accenni di questo nell’album?
Federico: No e abbiamo escluso testi che parlavano di questo volutamente, non per disimpegno ma perché Indagine Su Un Sentimento è un concept album che abbiamo affrontato come un film, c’è una storia dietro che si sviluppa dalla prima alla decima canzone.
Francesco: L’ultimo pezzo Re Lear è modulato sull’opera di Shakespeare ed è un monito alla vanità dell’uomo che per incapacità perde nella vita. Credo che si possa fare politica anche nello stile, nelle scelte sonore. C’è anche un aspetto etico nel modo di scrivere musica che già parla da sé.
Tiromancino è dietro molti brani dei ragazzi che escono dai talent. Vi diverte scrivere per altri?
Federico: Spesso ci chiedono cose e non sappiamo nemmeno quando vengono pubblicate. Carlo Verdone voleva un pezzo per il film che stava girando, da inserire proprio in una scena di un provino, solo dopo abbiamo scoperto che l’avrebbe poi cantata Michele Bravi nel suo disco. Abbiamo scritto per Chiara. Ho conosciuto Emma Marrone a casa di Giuliano Sangiorgi, ero lì in vacanza. Mi è piaciuta molto, perché non pensavo fosse così matta, ha un animo punk, fa delle cose molto rock che non mi aspettavo da una che sembra molto inquadrata.
Ma la musica in tv la guardate?
Federico: Per la prima volta ho visto The Voice l’altro giorno perché mi incuriosiva l’assortimento vario dei coach. Devo dire che mi sono molto divertito, è anche un modo per i ragazzi di far scoprire le loro voci. Sono rimasto estasiato, erano tutti bravi, poi che sappiano scrivere o meno è da vedere.
Francesco: Io una notte ho scoperto su un canale estero un talent con Marilyn Manson, ho pensato che stesse facendo quello che Morgan fa in Italia.
Siete attratti dal cinema ma spesso nei video e nelle copertine non comparite, perché?
Federico: Perché a volte ci lasciamo andare a suggestioni diverse, non siamo i classici cantanti che fanno i video con la faccia e basta. La faccia può essere un limite, puoi comunicare con altre cose, anche la definizione cantante non mi piace, preferisco musicista. Ma nel prossimo, quello per Immagini Che Lasciano Un Segno ci siamo, io con la barba e con mia figlia che suona la batteria.
Le avrai fatto passare troppo tempo con Carlo Verdone!
Federico: Lei conosce tutti, davvero! È Verdone che conosce lei. A quattro anni voleva stare da sola nel video e ha preso la cosa molto seriamente.
In Nessuna Razionalità c’è un omaggio a Franco Califano. Eravate amici?
Federico: Sì, ci vedevamo spesso perché lui era a Roma. Mi manca tanto, la sua scomparsa è avvenuta dopo quella di Lucio Dalla, da cui ho imparato molto ed ero in un momento di tristezza. Amo Califano come amico, avevo preso quell’estate una casa sul lago di Trevignano, fuori Roma ed ero con la chitarra a comporre. Mi è venuta fuori una melodia quasi anni 60, un qualcosa che ho pensato da solo non avrei mai composto. Mi piace credere che sia stato lui a guidarmi dall’altra dimensione, ero molto suggestionato.
Negli ultimi Sanremo c’erano molte persone che hanno collaborato con voi. Lo guardate? Ci tornerete?
Federico: La musica e l’agonismo sono due cose che dovrebbero essere separate. Ho visto una puntata e mezzo quest’anno, mi sembrava un po’ lento, forse perché quello che ho visto era soppiantato dai momenti di varietà. Mi è piaciuta la canzone che è passata di De André, anche se il meccanismo dei due pezzi in gara è difficile da gestire, preferisco concentrarmi su un pezzo se devo presentare un lavoro. Sanremo è sempre meglio evitare, credo.
Francesco: Metà della nostra anima arriva dall’hip hop, abbiamo lavorato con Frankie Hi Nrg, Zibba, ma anche con persone meno mainstream come Manuel Agnelli o 99 Posse.
È vero che collaborerete con i Madness?
Federico: In questo album c’è un adattamento della loro I Never Knew Your Name, che diventa Mai Saputo Il Tuo Nome. L’ho sentita su Virgin Radio una sera, ho accostato, ho digitato le parole del testo e mi sono esaltato, chi erano questi pazzi che raccontavano di un incontro con una ragazza e una chance persa? Così ho scritto le parole e l’adattamento è molto piaciuto a loro. Sicuramente faremo qualcosa insieme.