Era il maggio del 1994, l’Italia era un altro posto, per molti versi. In tv imperversava il neo-premier Silvio Berlusconi e le lolita di Non è la Rai. Ma il circuito “underground” della musica italiana viaggiava per le sue rotte. E a contribuire al suo sviluppo fu sicuramente Catartica, il primo album dei piemontesi Marlene Kuntz, destinati a diventare uno dei gruppi rock più influenti di quella decade.
Per celebrare il ventennale i Marlene Kuntz, la band di Cristiano Godano esce con un disco di rifacimenti di quell’album, Panasonica, con sette pezzi aggiuntivi ripescati da quel periodo che il grande pubblico non ha mai sentito.
«Ci sono dei pezzi – dice Godano – come Il Sig. Niente o Capello Lungo che non sono proprio stati toccati, perché volevamo che alcune cose fossero recuperati così come erano all’inizio. Poi c’è Oblio che invece è una traccia su cui ci siamo ritornati per molto tempo ma solo ora abbiamo avuto la chiave giusta per pubblicarla».
Un’operazione, per loro stessa ammissione, che farà felici i fan ma che è anche un modo per gettare nuova luce su un periodo del rock italiano che oggi è facile chiamare d’oro. Perché in un momento in cui i talent show erano lontani, il boom di Internet era solo paventato dalle riviste hi-tech, le cantine e i centri sociali d’Italia risuonavano di un rock appassionato e spontaneamente vivace, a ogni latitudine della Penisola. Furono gli anni che ci consegnarono anche i Subsonica, il movimento delle posse, i grandi indipendenti che si riprendevano la scena dopo il plasticoso decennio degli Ottanta. «Socialmente – dicono i Marlene oggi – non ci siamo soffermati sul pensare se si stava meglio allora di oggi. Volevamo solo rivedere l’energia di quel disco e cosa significa per noi oggi ricantare quelle canzoni che furono il coronamento di un sogno che era affacciarci all’attenzione nazionale». È anche un modo per capire la vera eredità di una band che arriva al ventennale con un grande seguito ma in un mondo diverso: «Per i primi tre o quattro album molti ci dicevano che molti gruppi emergenti si ispiravano a noi. Ne eravamo fieri, ricordiamo i Verdena, che non reputiamo nostri emuli perché col tempo hanno preso una strada di tutto rispetto, hanno scritto la loro storia, ma sicuramente c’è qualcosa di noi in loro. E poi anche per noi le cose sono cambiate».
L’ubriacatura di consensi non ha circondato sempre le mosse dei Marlene. «Sicuramente dal duetto con Skin in poi (2000, ndr) qualcosa è cambiato e la percezione del nostro primo pubblico è cambiata. Un conto è quando ti dicono non sei più quello di prima, un conto è quando ti gridano: venduti».
I Marlene da grandi artisti quali sono, parlano con limpida schiettezza dei favori e sfavori che il pubblico indie anche a casa nostra riversa sui propri idoli. Il mainstream, un Sanremo, un passaggio di troppo in tv e ti alieni le simpatie di chi ti ha scoperto. «Ma noi siamo convinti di aver fatto sempre le scelte necessarie per il momento in cui ci trovavamo», dice Godano. Che è ancora più schietto quando, parlando di un disco che esce nella stessa settimana del rivoluzionario lancio-gratis del nuovo degli U2, dice: «Inutile girarci intorno, è ora di smetterla con gli idealismi. La musica va pagata, ha un senso chiedere qualcosa in cambio perché c’è un lavoro, anzi, tanti lavori che stanno dietro alla realizzazione di un disco, che rischiano di scomparire. Noi abbiamo una fanbase che ci segue ma sappiamo che è tutto in evoluzione e anche per questo abbiamo deciso di avere una presenza coerente online. Ma ci interessa anche fare tour per bene, e sappiamo che tutti in questo momento in Italia hanno bisogno di suonare per far cassa. Ma non c’è posto per tutti. L’offerta è troppo grande».
Il tour di Panasonica parte il 4 ottobre da Livorno e durerà fino al 20 dicembre. In scaletta la band vuole mettere solo i pezzi dei due dischi di riferimento, il primo e l’ultimo. Un modo per unire la loro storia in una sola sera.