Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ospita dal 14 ottobre all’11 novembre World Press Photo 2019, la mostra di fotogiornalismo più importante al mondo. Una scelta imponente, quella di scegliere come sede il Mann. “Ritengo molto significativo l’incontro tra il Museo Archeologico nazionale di Napoli e il World Press Photo”. È così che ha dichiarato il Direttore dell’Archeologico Paolo Giulierini, dando il benvenuto alla straordinarietà delle 144 foto in esposizione. Un mese di emozioni attende il pubblico, in un programma che si snoderà dal 14 ottobre all’11 novembre. Una tappa, quella napoletana, organizzata da CIME in partnership con il Mann. Il World Press Photo, nasce dall’obiettivo di tutelare la libertà di stampa, insieme alla libertà dei fotoreporter, che “disegnano” attraverso la comunicazione visiva, scenari della vita quotidiana nel mondo. “La fotografia è il mezzo che ha creato la più strabiliante velocità di comunicazione. La forza della manifestazione, diviene dunque, quella di farci riflettere intorno ai contenuti che esprime”.È quanto ha dichiarato Vito Cramarossa, presidente di CIME. Un organo, quest’ultimo, che rappresenta uno dei partner più importanti della Fondazione World Press Photo, e che alla sua quarta edizione, arriva a Napoli, dopo Bari, Palermo e Torino. Un valore educativo, sociale e culturale fa da intreccio fotografico, al viaggio di World Press Photo, che racconta uno spaccato della storia contemporanea. “È la forza ed il coraggio dei fotoreporter ad emergere da ogni descrizione fotografica” – così Vito Cramarossa fa riferimento a quella che rappresenta l’immagine più suggestiva, dell’intera raccolta dei reportage in esposizione. Si tratta di Crying Girl on the Border di John Moore. “Un pugno nello stomaco”, così come ha proseguito Cramarossa. La fotografia descrive una bambina honduregna di circa due anni, Yanela in un pianto disperato, mentre sua madre Sandra Sanchez, che la tiene in braccio, è costretta a metterla a terra, forzata dalla perquisizione a cui viene sottoposta, da un agente della polizia americana di frontiera, al confine con il Messico. Storie fotografiche che esaltano l’eccellenza visiva e di contenuto, sono quelle in esposizione al World Press Photo. Tra questi, viene altresì annoverato, il lavoro italiano di Marco Gualazzini, La crisi del lago Ciad. Uno straripare di natura, popoli in cammino, violenza, migrazioni, solidarietà e tanta bellezza, sarà possibile osservare nel corso della mostra di fotogiornalismo, in un dialogo fotografico in cui l’occhio, intercetta cuore ed anima.
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