Il nuovo romanzo di Domenico Starnone ha per titolo Il vecchio al mare (pag 122, Ed. Einaudi). L’ottantaduenne Nicola Gamurra ha preso in affitto per pochi giorni una casa al mare sul litorale laziale. Ogni mattina si siede sulla sdraio in camicia e calzoncini, munito di quaderno e matita, affascinato dallo sciabordio delle onde del mare e da una ragazza che agilmente le fende con la sua canoa rosso fuoco. Lu ha appena vent’anni e fa la commessa nella boutique di Evelina. Per uno strano ed inspiegabile scherzo della memoria, Lu gli ricorda sua madre Rosa, morta prematuramente pur non somigliandole affatto. Rosa faceva la sarta e cuciva non solo abiti per le sue clienti ma anche e soprattutto per sé suscitando la gelosia del marito che l’apostrofava spesso con l’aggettivo vanesia. Per questo gli abiti femminili sono il segno di una passione ancora viva per il gentil sesso , per l’altra metà del cielo. E nella boutique Nicola resta incantato dalle donne che la frequentano comprese Evelina e soprattutto Lu. Nicola acquista un kayak da Silvestro, il marito di Evelina, gioca insieme a Ninì, il figlio di Lu per ritrovare gli umori e le passioni della lontana gioventù non tralasciando la scrittura nella costante ricerca per trovare le parole giuste per dare un senso a ciò che mentre vivi viene giù a vanvera.
Noi di Mydreams abbiamo assistito alla presentazione de Il vecchio al mare tenutasi il 23 maggio scorso, organizzata dalla Libreria UBIK per Campania Libri Festival, presso il Palazzo Venezia, Via B.Croce 19.
Numerose le domande rivolte all’autore le cui risposte hanno significato una sorta di lezione di letteratura visti i tanti autori citati e il parlare del duro mestiere dello scrittore.
Il vecchio al mare è un libro sulla vecchiaia? Nel protagonista Nicola possiamo scorgere una sorta di suo alter ego?
Il vecchio al mare è un libro sul cosiddetto tempo ultimo che precede la morte che è un fatto naturale del quale non dobbiamo stupirci. Il presente di Nico non genera futuro e quindi siamo al termine della vita. Oggi la parola vecchio è caduta in disuso, la usiamo poco preferendone una più accattivante: anziano. Tuttavia dobbiamo considerare che la vecchiaia o l’anzianità sono diverse a seconda del periodo storico. Il protagonista de Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway, Santiago ha cinquant’anni e per il film omonimo del 1958 diretto da John Sturges fu scelto il cinquantottenne Spencer Tracy. Con questo romanzo anch’io ho voluto dare un mio piccolo contributo a raccontare la vecchiaia. Posso dire che a differenza di Santiago che non ha perso le sue competenze di pescatore, il mio Nico sta perdendo le sue competenze di scrittore. E il vecchio epico di Hemingway non possiede l’ironia, arma potente e tagliente insieme al disincanto e alla lucidità.
Hemingway infatti non fa ricorso nelle sue opere alla tonalità ironica.
Io sono il pronipote di Italo Svevo e del suo romanzo Senilità. Non l’ho studiato, neppure all’università.Al liceo il programma terminava con le cosiddette tre corone: Pascoli- Carducci-D’Annunzio. Su una bancarella ho comprato Senilità e poi La coscienza di Zeno. Svevo si affida completamente all’ironia che gli consente di affrontare la vecchiaia quasi senza soffrire. Tuttavia l’ironia genera un particolare tipo di narratore la cui caratteristica principale è quella di avere un io narrante inaffidabile. Come si comporta il mio vecchio nel romanzo? Si muove sul registro ironico adatto ai nostri tempi. Posso citare anche altri scrittori che hanno usato l’ironia nei loro scritti , in particolare Luigi Meneghello e Natalia Ginzburg. In effetti la letteratura è un grande organismo.
Significativo è nel romanzo l’incontro tra il vecchio e Lu che suscita in Nico il ricordo della madre. Questo tema è molto caro agli scrittori, pensiamo al recente libro di Antonio Franchini dal titolo Il fuoco che ti porti dentro.
Credo che questo romanzo sia il più bello scritto da Franchini anche perché è difficile parlare dei propri genitori con forza letteraria. Via Gemito mi è costato tanto perché i genitori sono figure particolari e soprattutto quella materna è un nodo nei miei libri. Henry James che sto rileggendo in questi giorni dice che il romanzo fa rumore intorno a un piccolo o grande tema che ci interessa. E per me la figura materna è centralissima ed in questo caso muta.La donna morta Rosa, si innesta in una vita giovane, la vita di Lu con tono ironico. Nico sa che quella ragazza non somiglia per niente a sua madre ma attraverso Lu riesce di nuovo ad incontrarla e a sentire la sua essenza, il suo profumo.
Nico prova un godimento estetico nel vedere Lu indossare i molti vestiti. Lei accompagna sua moglie a comprare abiti? [N.d.r. La moglie di Domenico Starnone è la scrittrice ,germanista e traduttrice Anita Raja]
Si, non spesso, ma l’accompagno volentieri. I vestiti delle donne mi piacciono moltissimo. La scena che si svolge nella boutique di Evelina che è il cuore del romanzo, l’ho riscritta almeno una ventina di volte. Sono state le pagine più difficili ed impegnative. Il trascorrere del tempo agisce sul corpo e sugli abiti indossati e si esplicita quando il fantasma della madre Rosa si impossessa del corpo di Lu. Per il vecchio (il narratore) è un incesto. In quel momento c’è il commiato maschile di un uomo che ha amato ed ama le donne.Lo sguardo anziano si priva di ogni forma di desiderio con distacco.
Quali sono le sue riflessioni sulla letteratura?
La mia vita è stata una smania di racconto. Anch’io come il protagonista de Il vecchio al mare mi appunto pensieri, frasi, impressioni, storie e cerco di dare a tutto questo materiale una forma narrativa. Il racconto mette ordine su ciò che ci capita a vanvera. Vi consiglio di leggere a questo proposito Nella gabbia di Henry James che ho riletto da poco. Un’impiegata del telegrafo, prigioniera del suo gabbiotto, ricostruisce pazientemente, telegramma dopo telegramma le vite degli altri proiettando su se stessa desideri ed ambizioni. Io credo di fare la stessa cosa.
La letteratura dunque per lei è il mettere in ordine. Anche oggi è così?
Non vedo disordine nei narratori di oggi. Io racconto me stesso attraverso personaggi più grandi di me come fa Emmanuel Carrère ne Il regno che attraverso un’accurata disamina delle figure di Paolo di Tarso e dell’evangelista Luca, si interroga sulla figura di Gesù. Spesso questo è lo schema narrativo più seguito. Anche Franchini lo fa, come lo hanno fatto altri scrittori ricorrendo ad esempio a un manoscritto del ‘600, o ad alcune lettere ritrovate in un cassetto o al ritrovamento di un vecchio e polveroso diario.
Ci può svelare dove è ambientato Il vecchio al mare?
Il litorale laziale con sabbia e dune. L’ho trovato funzionale al racconto.
Noi di Mydreams desideriamo concludere questo articolo con alcune parole di Mimmo Jodice una cui foto è stata scelta per la copertina del libro di Starnone, precisamente Attesa, opera n.1, Sibari,2000.
«Non potrei sopravvivere alla mancanza del mare. Che cosa è per me? É il luogo privilegiato dove si incontrano realtà e sogno. Non è quello del turismo e del paesaggio delle coste, piuttosto il mare a cui guardo è eterno[…]La linea dell’orizzonte è l’infinito e le onde rappresentano l’eternità. Sul mare il tempo si arresta definitivamente […] Il mare ha luci straordinarie da contemplare e da amare».
Siamo certi che anche per Nicola Gamurra e quindi per Domenico Starnone il mare è così, capace di dare forma a ciò che appare e scompare nelle pieghe dei ricordi tra le onde della memoria, il mare che dà forma e consistenza al fantasma di Rosa e al suo profumo, ai silenzi e alle inquietudini di una vita che volge al termine.
Il vecchio al mare è un libro che va letto e meditato e che è forse la naturale conclusione di Via Gemito.