In scena, al Teatro Nuovo di Napoli, Il Tempo è Veleno di Tony Laudadio che ne è anche interprete con Teresa Saponangelo, Eva Cambiale, Andrea Renzi, Angela Fontana, Lucienne Perreca, per la regia di Francesco Saponaro, che ne firma anche le scene; una produzione Teatri Uniti e Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia (repliche fino a dom. 10 novembre).
Dopo il fortunato debutto al Napoli Teatro Festival 2019, torna nella sala dei Quartieri Spagnoli l’amara commedia di Tony Laudadio, riflessione sui rapporti familiari e sulle drammatiche conseguenze di drastiche scelte di vita. Paco e Bianca, in attesa della loro prima figlia, discutono sull’intenzione di acquistare l’appartamento in cui vivono. Ma la donna non sembra convinta del ruolo di madre che l’attende. Anni dopo, ritroviamo le due figlie della coppia, morta in un incidente, Sara e Marta, in procinto di separarsi per sempre. Nel tempo presente, ritroviamo Marta intenzionata a vendere la casa in cui è nata e cresciuta – e con essa tutto il bagaglio di ricordi e di fantasmi della propria esistenza – a Ennio, enigmatico acquirente, che fa un’assurda offerta d’acquisto superiore alla domanda… “Una vicenda che si snoda attraverso stringhe temporali parallele – sottolinea Tony Laudadio – dove i vari personaggi che s’incrociano in scena sono contemporaneamente protagonisti dell’azione nonché visioni di altri tempi. Ciascuno di essi fornisce nuove tessere a un mosaico che sarà ricostruito e composto solo alla fine, quando tutto sarà finalmente rivelato”. “Di solito – chiosa Francesco Saponaro – il tempo lenisce il dolore. Qui, invece, il tempo alimenta l’angoscia di cui si servono i ricordi, i sensi di colpa e le paure. Improvvisi turbamenti costringono i personaggi di questa commedia a ripensamenti e incertezze. E non c’è scampo – conclude il regista – non c’è antidoto, non c’è redenzione, perché il tempo precipita lentamente nelle nostre vite come una goccia crudele di inesorabile veleno”.
L’originalità della bella messa in scena di Saponaro risiede nel rappresentare i tre piani temporali della vicenda contemporaneamente. Grazie alla semplice quanto efficace trovata scenica di delimitare gli spazi della casa solo con le cornici delle porte, si possono scrutare i personaggi anche quando non agiscono propriamente, rendendo una sorta di effetto cinematografico di dissolvenza incrociata. Quando i diversi piani si sovrappongono, i protagonisti si sfiorano senza “vedersi”, come fantasmi persistenti in un teatro di alterne vicende familiari. Così, capita di vedere contemporaneamente due Marta o due Sara, quelle attuali e quelle di vent’anni prima, come anche i loro genitori, bloccati dalla morte alla stessa età delle figlie ormai adulte. Una commedia amara, quella concepita da Laudadio, dalle profonde riflessioni, cui – tuttavia – avrebbe giovato un po’ di ironia in più, per qualche momento di alleggerimento. Bravi gli interpreti tutti, che sanno essere coerenti ciascuno col suo “doppio”, tanto da far dimenticare che si tratti di attori diversi.
Spettacolo nuovo, interessante, godibile.