É uno dei musical più famosi al mondo tratto dal romanzo Goodbye Berlin dello scrittore inglese Christopher Isherwood
Il Teatro Diana ospita fino al 25 febbraio Cabaret The Musical con Arturo Brachetti che ne cura la regia insieme a Luciano Cannito ed una prima donna d’eccezione: Diana Del Bufalo.
Completano il cast: Cristian Catto, Christine Grimandi, Fabio Bussotti, Giulia Ercolessi, Niccolò Minonzio.I componenti del corpo di ballo sono: Francesco Cenderelli, Simone Centonze, Elisabetta Dugatto, Felice Lungo, Ivana Mannone, Stefano Monferrini, Gaia salvati, Susanna Scroglieri.
La band, diretta da Giovanni Maria Lori, è formata da: Giammarco Careddu, Ermanno Dodaro, Paolo Rocca, Roberto Rocchetti, Piero Loreti.
Cabaret è uno dei musical più famosi al mondo tratto dal romanzo Goodbye Berlin dello scrittore inglese Christopher Isherwood (1904-1986), ambientato nella Berlino degli anni ’30, poco prima dell’ ascesa al potere del Partito Nazionalsocialista di Adolf Hitler.
La produzione di Broadway del 1966 ebbe un grande successo ed ispirò l’omonimo film del 1972 diretto da Bob Fosse con una strepitosa Liza Minnelli che per il ruolo di Sally Bowles vinse l’Oscar come migliore attrice protagonista.
Lo spettacolo racconta le vicende di Sally (Diana Del Bufalo), primadonna del Kit Kat Club,un cabaret frequentato da omosessuali, intellettuali, artisti e da borghesi alla ricerca di fremiti trasgressivi che si innamora del giovane aspirante scrittore americano Cliff Bradshaw ( Cristian Catto). Nella trama c’è anche l’amore tra l’anziana affittuaria Fraulein Schneider (Christine Grimaldi) e il suo vecchio spasimante Herr Schultz (Fabio Bussotti), un fruttivendolo ebreo. A sorvegliare su tutto e tutti, come un personaggio brechtiano, c’è il Maestro delle cerimonie Emcee(Arturo Brachetti), metafora vivente del Terzo Reich.
Ecco come si è espresso Arturo Brachetti in alcune note di regia: «É una storia pazzesca di cui ci si innamora subito, esattamente come è capitato a me negli anni Settanta quando ho visto per la prima volta il film di Bob Fosse pluripremiato agli Oscar. Successivamente ho avuto l’occasione, per motivi professionali, di incontrare a Parigi Joel Grey, il mitico Emcee cinematografico. Si parla di una Berlino che forse pochi conoscono, durante la repubblica di Weimar, una città all’avanguardia tra eccessi, decadenza e libertà sessuale: un’isola felice in quella Germania bigotta nella quale si stava diffondendo il nazismo. Cabaret è uno spettacolo che parla di libertà, qualcosa di cui si ha tanto bisogno anche oggi».
A sipario chiuso la voce di Emcee invita ad assistere allo spettacolo: Willkommen! And bienvenue! Welcome al Cabaret! E la scena, realizzata da Rinaldo Rinaldi, costituita da strutture mobili che ruotano su se stesse creando sempre scenari nuovi, a poco a poco si svela agli spettatori.
Siamo a Berlino e precisamente nei locali fumosi e trasgressivi del Kit Kat Club accolti dal suo ambiguo ed irriverente Maestro delle cerimonie e da coppie di ballerini che invitano a godere i piaceri della vita al ritmo delle musiche di John Kander e Fred Ebb eseguite dal vivo dalla band diretta da Giovanni Maria Lori. E conosciamo i due protagonisti: Sally e Cliff ovvero la straordinaria Diana Del Bufalo e Cristian Catto. La prima, reduce dal musical Sette spose per sette fratelli dimostra ancora una volta nello spettacolo le sue capacità canore nonché sensualità ed ironia che da subito catturarono la simpatia del pubblico. Cantare il brano Cabaret, reso indimenticabile da Liza Minnelli, non è cosa da poco ma Diana Del Bufalo non teme il confronto e con umiltà dà il meglio di sé proprio nella sua personalissima interpretazione.La sua Sally è sufficientemente spregiudicata, energica, affascinante in quel Cabaret ricco di lustrini e divertimento decadente dove si respira già la presenza velenosa delle leggi razziali. Cristian Catto, anch’egli reduce nel ruolo di Beniamino in Sette spose per sette fratelli è bravo soprattutto quando canta con sentimento struggente Il domani appartiene a me senza scorgervi, dato il suo candore,i primi e minacciosi echi del nazismo con tutti i suoi orrori esasperati dal pangermanesimo fichtiano. Christine Grimaldi e Fabio Bussotti sono poi impareggiabili per presenza scenica e musicalità ed altrettanto lo è Niccolò Minonzio nel ruolo di Ernst Ludwig il cui personaggio incarna il cambiamento della società tedesca dalla libertà alle svastiche simbolo di oppressione e crudeltà. Ovviamente Arturo Brachetti fa la parte del mattatore sostenuto dagli splendidi costumi di Maria Filippi. La sua abilità di trasformista, cantante , ballerino,affabulatore fanno di lui la vera guida dello spettacolo accentrato sulle sue straordinarie performance. Indimenticabile la sua trasformazione in Hitler bambino seduto su un grande mappamondo che poi si rivela un diavolo con le corna che strappa applausi al pubblico meravigliato per uno dei tanti quick change. E quando canta Money, money con un abito dalle cui tasche volano banconote e ancora di più per la scena finale dello spettacolo quando, completamente nudo, si avvia lentamente verso il forno crematorio.Arturo Brachetti coniuga sapientemente l’arte dei grandi Lindsay Kemp, Charlot, Fregoli, Paolo Poli nel diventare in un battito di ciglia ancora una volta Emcee sul cui frac sono spuntate, come per magia, un paio d’ali.
Cabaret è uno spettacolo fantastico, da vedere e da meditare soprattutto in questo particolare periodo storico che vede un rigurgito di antisemitismo e di simpatia per le destre omofobe ed oscurantiste. Cabaret è lo specchio deformato di una società che non sa riconoscere il valore delle differenze e della diversità. I personaggi di Cabaret ce lo ricordano ed in particolare Emcee con la sua capacità di trasformarsi in altro da sé.
Avanti signore e signori, accomodiamoci! La Vita è un Cabaret!
Alla prima napoletana lunghi e meritati applausi!