Una descrizione poetica che intreccia la storia all’immaginazione, la fantasia alla filosofia, la vivacità dell’arte culinaria, ben condita al carattere didattico. È così che mi piace descrivere il contenuto del libro “Il Sogno del Tuffatore” (La Medusa editrice) di Rosa Tiziana Bruno. La scrittrice e sociologa campana, autrice di saggi, romanzi pubblicati in Italia e all’estero, pubblica un nuovo ed emozionante lavoro editoriale. “Il Sogno del Tuffatore” scandisce una traccia della caratterialità della sociologa, scrittrice ed insegnante. Un libro in cui la definizione educativa viene vivacizzata dalla “personalità” fantasiosa, che invita quasi ad entrare nel libro, come in un sogno. Il libro nasce per i bambini, ma viene concepito anche per gli adulti. È la storia nella storia. Un racconto che con descrizione leggera, ci fa scoprire la civiltà Greca, in un filo conduttore con il territorio della sorprendente Paestum. Una scoperta tra vita, arte, filosofia e cucina dell’antichità del territorio di contaminazione greco-romana, che regala al presente, uno splendido arricchimento.
Un libro destinato ai bambini, che si rivolge anche agli adulti. Ce ne vuoi parlare?
«Credo che ogni buon libro sia per tutti, senza distinzione di età. Nel caso specifico de “Il sogno del Tuffatore” ho cercato di immaginare una storia che potesse unire nella lettura grandi e piccoli. La trama si snoda attraverso avventure e peripezie giocose, alternate da momenti di riflessione sulla realtà umana, quella realtà che non cambia nel tempo, perché riguarda emozioni e sentimenti. Nel gioco, nell’avventura e nella riflessione ciascuno può ritrovare pezzi di sé, non importa quanti anni abbia».
Come è nata l’idea di realizzare Il Sogno del Tuffatore?
«Il libro nasce dalla mia profonda passione per la storia. È infatti il mio terzo romanzo ambientato in un’epoca storica antica. Calare un racconto in epoche lontane è complicato, richiede studi approfonditi, soprattutto per evitare di trasmettere al lettore concetti stereotipati che, purtroppo, sono diffusissimi nonostante siano ben lontani dalla verità storica. Studiare mi piace, costruire storie anche. Il trucco che mi permette di fare qualcosa di faticoso senza stancarmi è tutto qui».
Perché proprio la scelta di ambientare il filo conduttore nella città di Paestum?
«C’era bisogno, a mio parere, di un romanzo ambientato nell’antica Paestum, anzi nell’antica Poseidonia magnogreca. Nessuno ci aveva mai pensato, era ora di provvedere. La Magna Grecia è all’origine della nostra civiltà, è la fonte del nostro sapere, in tutti i settori culturali e scientifici. Basti pensare alla filosofia, alla medicina o semplicemente alla dieta mediterranea, che proprio a Paestum e dintorni hanno conosciuto momenti di grande sviluppo. Nella vicina Elea, oggi chiamata Velia, abitava e studiava Parmenide, solo per fare un esempio fra mille».
Nel libro il lettore incontra la correlazione tra cucina ed arte. Che correlazione vuoi trasferire?
«Mi piacerebbe semplicemente trasmettere un’idea di Storia con mille sfaccettature. Perché la Storia è esattamente così, non un susseguirsi di date e battaglie, ma un fluire di piccoli e grandi dettagli che si intrecciano tra loro in maniera sorprendente. La cucina è uno di questi, nel piatto che mangiamo è contenuta la storia di tutti coloro che ci hanno preceduto nei secoli addietro. Nulla è a caso, le pietanze, il modo in cui le prepariamo, gli ingredienti che amiamo, il gusto, l’arte culinaria, l’arte in generale, sono frutto dell’antico intreccio tra il pensiero dell’uomo e la natura intorno».
Ne “Il sogno del tuffatore”, i piccoli fanno la conoscenza di concetti bellissimi: La felicità, il sogno, l’arte, la libertà, la filosofia. Che messaggio pedagogico insegni?
«Nessun messaggio, solo una storia avventurosa nella speranza che possa incoraggiare adulti e bambini a vivere la meravigliosa esperienza della lettura, insieme. È dallo stare insieme, ovvero nella condivisione, che nascono idee e riflessioni preziose per il nostro vivere. Spesso sento usare la parola “spensierato” come una condizione di semi felicità a cui tendere. Invece la parola “spensierato” significa semplicemente “senza pensieri” e non ha nulla a che fare con la felicità. Se non esercitiamo l’arte del pensiero, se non sappiamo ragionare e riflettere, siamo spacciati. Pensare serve a essere felici, ma bisogna saperlo fare, nel modo giusto. Per questo l’arte della riflessione bisogna apprenderla fin da piccoli. In appendice al libro, il lettore trova un percorso che io amo definire “filosofia per la famiglia”. È una passeggiata tra “sapori e saperi” all’interno del parco archeologico di Paestum e dell’intero Cilento, un tempo sede delle colonie magnogreche. È un invito rivolto agli adulti per incoraggiarli a riflettere sui grandi temi dell’esistenza in maniera gioiosa, insieme ai piccoli. Seguendo il tragitto compiuto dai protagonisti del racconto, è possibile fare un tour nell’area cilentana gustando deliziosi piatti di origine magnogreca e visitando le bellezze archeologiche. Si tratta di un percorso molto utile anche per le scuole, con spunti didattici di vario tipo. Nel libro, infine, c’è una descrizione dei siti antichi, curata dall’archeologa Giovanna Baldasarre».
Tra le righe del libro, si coglie in maniera continua, una piena poetica. Quanto pensi sia importante la rivalutazione della poesia tra i ragazzi, oggigiorno?
«La poesia è ovunque, è necessaria. Ma io non amo particolarmente quella in versi, credo piuttosto che la poesia risieda nella quotidianità, nei piccoli gesti che ripetiamo ogni giorno e persino negli oggetti che consideriamo più banali. Sono proprio le cose della quotidianità, le più “dimenticate”, quelle a cui mi piace dare vita quando scrivo, specie se posso andare indietro nel tempo e scoprirne le origini. Per la sua capacità di viaggiare senza limiti, fino a raggiungere epoche lontanissime, la letteratura può essere davvero una strada per aiutare i ragazzi a esplorare il mare della conoscenza, a coltivare un pensiero libero e a comprendere il senso delle cose».
Hai progetti editoriali in prospettiva, sulla stessa direzione?
«Adoro la Storia, ormai chi mi conosce lo sa bene e sono in molti a chiedermi nuovi viaggi nel tempo, per esplorare epoche lontane. Credo proprio che non saprò resistere alla tentazione di riprovarci».