Debutta al Bellini Il Servitore Di Due Padroni di Antonio Latella, da Carlo Goldoni, nell’adattamento di Ken Ponzio, prodotto da Emilia Romagna Fondazione, Teatro Stabile del Veneto, Teatro Metastasio di Prato (repliche fino a dom. 23 Febbraio).
Si tratta di uno spettacolo del tutto originale, che nulla ha a che fare con l’Arlecchino cult di Strehler ( a parte un omaggio finale a Moretti, primo interprete della Maschera del Piccolo Teatro), né con Goldoni (a parte il plot, ripreso a grandi linee). Di Arlecchino, qui trasformato in una sorta di clown bianco, Latella conserva il nome – nella pièce, non nel titolo – ma non la maschera. Servo di Pantalone, Arlecchino (o Truffaldino, come nell’originale goldoniano) aiuterà il giovane Silvio a sposare la di lui figlia Clarice, nonostante l’intervento di Beatrice (o Federigo, come si fa chiamare in abiti maschili) e Florindo, due impostori che vorrebbero sposarla fintamente, per intascare la dote. E’ la commedia della menzogna per antonomasia, dove “non c’è una figura onesta”, come spiega Latella. In essa “tutto è falso, baratto, commercializzazione di anime e sentimenti”. Niente di più facile, dunque, che Il Servitore Di Due Padroni venisse attualizzato, ambientato in una hall di albergo (luogo ideale per gli scambi di persone e di coppie), con un Brighella-locandiere che diventa regista dell’azione, indicando le didascalie agli attori, e qualche libertà di troppo rispetto all’originale, circa orientamenti sessuali e presunti incesti dei protagonisti.
Ne Il Servitore Di Due Padroni, Latella e Ponzio destrutturano il testo e lo ricostruiscono a loro uso, tramite anche l’aggiunta di innesti, non sempre chiari e pertinenti. Destrutturazione che si concretizza visivamente quando i personaggi, al momento del disvelamento degli inganni, smontano completamente la bella scenografia e svestono i bei costumi, entrambi a firma di Annalisa Zaccheria. Belle tovate come questa sono, però, bilanciate da inutili lungaggini – soprattutto nella parte finale – che non fanno mai decollare veramente lo spettacolo e lo hanno reso, finora, molto discusso (non solo da parte dei puristi). E il pubblico napoletano non ha fatto eccezione: parecchi spettatori hanno lasciato la sala anzitempo. Di contro, un cast di alto livello: a cominciare dal bravissimo Roberto Latini (Arlecchino), Massimiliano Speziani (Brighella), Elisabetta Valgoi (Clarice) e Rosario Tedesco (Silvio), solo per citarne alcuni. Insomma, uno spettacolo che a tratti esalta, a tratti annoia, sicuramente divide.
Discutibile.