Si è distinto ancora una volta per la sua maestria e professionalità il regista Davide Marengo. La nuova serie tv Brennero, in otto episodi in onda su Rai 1 e in box set in esclusiva su RaiPlay, è un giallo impegnato ed avvincente, che Marengo ha diretto insieme a Giuseppe Bonito. Ambientato nel Sud Tirolo, Brennero racconta e ricostruisce le complesse indagini condotte dal PM Eva Kofler e l’ispettore Paolo Costa, sulle tracce di un serial killer. Intanto, in queste settimane Marengo è impegnato sul set, per le riprese dell’action-thriller Rosa Elettrica, tratto dall’omonimo romanzo di Giampaolo Simi.
Brennero è un interessante giallo che hai diretto in condivisione con Giuseppe Bonito. Quanto ti ha gratificato entrare a fa parte di questo progetto?
«Moltissimo. È stata un’esperienza motivante. Brennero è stato realizzato con Cross Productions, con la quale ho girato le tre stagioni del Il cacciatore, le serie tv Sirene e Rosa Elettrica. È nata, quindi, una collaborazione solida. E questo è il primo motivo che mi ha spinto ad appassionarmi alle riprese di Brennero. L’altro motivo riguarda l’ambientazione. Brennero è stato girato in Trentino-Alto Adige, tra Bolzano, Merano, tutti luoghi nuovi per me, che mi hanno consentito di raccontare una realtà che non conoscevo, una realtà in cui si intrecciano due culture e in cui convivono le due lingue quella italiana e quella tedesca. Ed infine mi ha stimolato ed incuriosito la condivisione della regia con Giuseppe Bonito, un amico e collaboratore da tanti anni».
La difficile convivenza in Alto Adige tra due culture quella tedesca e quella italiana è sfociata nel sorgere di pregiudizi e discriminazioni nei confronti degli italiani.
«La serie affronta la questione dell’identità di un popolo e del pregiudizio nei confronti di coloro che si differenziano per lingua e cultura. Ed enfatizza l’importanza della condivisione, della partecipazione e del confronto per poter superare certe tensioni».
Brennero è stato girato in luoghi affascinati. Cosa le rimarrà delle giornate sul set?
«Sicuramente le montagne stagliate nel cielo. Mi rimarranno i momenti in cui ho ammirato quelle vette affascinanti che hanno stregato tutti».
Nel corso degli episodi di Brennero, i due protagonisti il PM Eva Kofler e l’ispettore Paolo Costa cercando negli archivi, ritrovano documenti inerenti ad un atto terroristico del 1968. Si riporta alla luce il periodo delle manifestazioni terroristiche degli anni ’60 e l’obiettivo dell’autodeterminazione dell’Alto Adige e dell’annessione all’Austria.
«Sono luoghi in cui convivono due culture, due realtà complesse. E basta poco per far riaccendere ancora una volta la tensione. E l’idea è stata proprio quella di narrare e ricordare un pezzo di storia dell’Italia, quasi dimenticata e di far riflettere su quanto accaduto in passato».
Qualche anno fa hai diretto la serie tv Vanina. Un vicequestore a Catania con protagonista Giusy Buscemi. Ci sarà la seconda stagione?
«Sì, sicuramente. La serie televisiva è tratta dai romanzi della scrittrice Cristina Cassar Scalia, racconti che vanno a scavare nel profondo, sotto la sabbia dell’apparente gioia, per tirar fuori dal passato delitti, tensioni, conflitti che i personaggi dovranno affrontare».
Sono iniziate le riprese del thriller Sky, Rosa Elettrica, ispirato al romanzo omonimo di Giampaolo Simi, con protagonista Maria Chiara Giannetta. Puoi darci qualche anticipazione?
«Stiamo girando tra Napoli, Roma, Ferrara, Merano. È un crime on the road che ci sta divertendo girare».
Cosa provi quando giri delle riprese a Napoli?
«Essendo nato a Napoli, vivo ogni volta emozioni intense. Tornare nella mia città, dove sono nato e dove vivono i miei parenti, i miei affetti mi entusiasma, mi rende felice. Abbiamo girato a Posillipo, nel centro storico e in periferia. Napoli è una città dal fascino unico».
Tornando agli inizi del tuo percorso artistico. Quando ti sei appassionato al cinema?
«Sin da piccolo, da quando mio padre mi portava a vedere i film nelle sale. Ero affascinato da questo grande schermo. Credo di essere rimasto folgorato da allora».