Il talentuoso rapper torinese Michael Sorriso ha pubblicato per Dogozilla e Sony Music il nuovo singolo Pianoforti, prodotto da Danny Bronzini con la cover realizzata dal visual artist e designer torinese WOC. «Pianoforti racconta di un incontro fortuito con il primo grande amore, avvenuto per caso a distanza di anni. Attimi che riaffiorano nella memoria sfuocati, confusi, quasi onirici. Si passa in pochi secondi dall’irrazionalità della passione alla disillusione –spiega Michael Sorriso- dall’inizio del brano alla fine, tutto il pezzo è permeato da un sottile velo di nostalgia. Parlo di chi vuole chiudere con il passato e vuole guardare avanti verso nuovi inizi».
Per quanto riguarda la produzione, le chitarre di Danny Bronzini, produttore della strumentale (chitarrista di Jovanotti, Willie Peyote, Mace, Venerus), che aprono il brano e l’assolo di sax di Mattia Dalla Pozza (Jovanotti, Giorgia, Marco Mengoni) in chiusura infondono una vena malinconica dalle sfumature noir, che riporta in mente l’amore perduto.
Il rapper Michael Sorriso, all’anagrafe Michael Lorenzelli, sta vivendo una nuova fase della sua carriera artistica. Infatti, dopo aver realizzato con lo pseudonimo Lince, nel 2016, “Lincertezza” il primo album, poi negli anni seguenti altri due EP e nel 2020 l’EP “Qualità italiana“, in collaborazione con il rapper Thai Smoke, nel 2021 il rapper Lince diventa Michael Sorriso e pubblica i due singoli Molotov e Maremoto che precedono l’attuale singolo Pianoforti.
È uscito Pianoforti, il tuo nuovo singolo, una canzone in cui rivivi l’incontro con il primo amore a distanza di anni. Cosa hai provato quando l’hai scritta?
«È stato come uno sfogo. L’ho scritta diversi anni fa. È un pezzo che ho ripreso e rivisto quando lo abbiamo inciso. Il ritornello, ad esempio, narra un’altra storia d’amore, il continuo di quella precedente. Ho dei ricordi quasi sfuocati, ma l’ho scritto di getto, dopo un incontro fortuito. È stato un momento forte, emozionale. È stato catartico. Scrivere i miei pensieri, le mie emozioni, ciò che sento rappresenta un rifugio, un modo per ritrovarmi».
Pianoforti inizia con le chitarre e si chiude con l’assolo di sax. Com’è stato concepito?
«La produzione è del chitarrista Danny Bronzini, un professionista eccezionale, un amico. Mi ha fatto ascoltare alcune delle sue produzioni tra le quali spiccava questa, io avevo già il testo da parte, così l’ho trovata perfetta. Abbiamo registrato un provino e da lì lo abbiamo ridefinito. Per quanto riguarda il sax, abbiamo scelto un bravissimo musicista Mattia Dalla Pozza arrivato in fase di registrazione ed abbiamo inserito il suo assolo di sax».
Il precedente singolo Maremoto è un brano dal testo coraggioso ed incisivo. Il testo recita “per cambiare basta un’inversione prima che l’onda arrivi fino a qui”. In quale momento hai avvertito l’esigenza di scriverlo?
«L’ho scritto precedentemente al periodo di lockdown. La questione del cambiamento climatico è una problematica che la mia generazione è chiamata ad affrontare. Volevo trattare la tematica ambientale e il brano si interroga sul perché siamo arrivati fino ad un punto di non ritorno. L’inversione a cui si ambisce riguarda l’invito a fermarsi, in questo sistema capitalista, per cercare altri valori. Perché questo sistema sta diventando insostenibile e non potrà sorreggere a lungo la nostra vita sulla terra. Il brano rappresenta l’immagine di un futuro distopico, non troppo lontano, in cui l’innalzamento dei mari porterà ad inondare le nostre coste, le nostre città».
Maremoto è un omaggio, dal punto di vista cantautorale, al grande De André.
«Sì, ci sono delle citazioni e in particolare dei riferimenti, a Bocca di rosa ad esempio, per quanto concerne la metrica di Faber. De André ha accompagnato la mia adolescenza, mi ha toccato profondamente in quel periodo. È un punto fermo del cantautorato italiano, un grande mentore».
Algoritmo è il tuo primo brano scritto insieme a Willie Peyote, con la partecipazione di Shaggy. Quanto è stata rilevante quest’esperienza nel tuo percorso artistico?
«È stata una collaborazione importante. Algoritmo è una canzone leggera che invoglia l’ascoltatore a ballare. È stato il mio primo approccio ufficiale come autore. Nutro un’immensa stima per Willie Peyote. E la partecipazione di Shaggy, che per la mia generazione rappresenta un’icona mondiale del rap, è stato davvero appagante».
Ti sei approcciato al rap all’età di 15 anni. Quali sono gli artisti che ascoltavi allora e che ti hanno formato?
«Ho ascoltato tutto il rap italiano fine anni ’90 ed inizi del 2000, che mi ha decisamente influenzato. Ho assistito al passaggio dall’underground al mainstream, il passaggio del rap da un genere di nicchia a qualcosa di molto pop, apprezzando tra gli altri Bassi Maestro, Fabri Fibra. Senza dimenticare il cantautorato italiano. Oltre a Faber in famiglia si ascoltava Lucio Battisti, Gaber, Guccini».
Quando sarà realizzato il tuo prossimo disco?
«I singoli del 2021 Molotov, Maremoto e Pianoforti faranno parte del nuovo progetto. Il disco in fase di realizzazione dovrebbe venire alla luce nel 2022. Tra i brani inediti, che inserirò nel disco, desidero citare La storia di Omar, una storytelling a cui tengo molto, un racconto sulla tratta degli schiavi, in cui ho parlato del tema della migrazione, in termini diversi, cercando di contestualizzarlo in ambito storico diverso dal nostro, in modo tale che non fosse riconducibile ai giorni nostri».