Da diversi anni che il pazzo e magico mondo del Reggae Circus gira per l’Italia, uno dei progetti più interessanti di Adriano Bono, abile polistrumentista e cantautore, venuto al successo con la sua band storica, Radici Nel Cemento, abbandonata poi nel 2009.
Proprio con i Reggae Circus uscirà a breve un Ep con una serie di remix sul loro primo singolo, Gypsy Reggae, una vera e propria campagna sociale pro Rom.
Molteplici sono i progetti dell’eclettico e talentuoso Adriano Bono che ne ha parlato durante la nostra interessantissima chiacchierata.
Mettiamo un po’ di ordine nella vita artistica di Adriano Bono, diversi progetti contemporaneamente Reagge Circus, La tribù Acustica, con la Minima Orchestra o quello solista, non crei confusione ai tuoi fan?
«Beh, sì, in effetti la mia offerta di spettacoli è piuttosto articolata, ma tutto sommato non è così complicato. Diciamo che si tratta di scegliere se farmi suonare in assetto da One-man (Adriano Bono en solo), in trio (La Minima Orchestra), con la band elettrica per fare i sonetti romaneschi di Giuseppe Gioachino Belli (Adriano Bono e la Banda de piazza Montanara) o, infine, con tutto il carrozzone del Reggae Circus che comprende band elettrica più artisti circensi. Del resto, oggi come oggi, l’artista deve essere elastico e versatile, sia per non annoiarsi mai, sia per andare incontro alle richieste di un mercato che è sempre più ristretto. La Tribù Acustica è un altro progetto vecchio del quale non faccio più parte da parecchi anni.»
Chi ti accompagna nel progetto Reagge Circus, e parlaci del concept album uscito quest’anno, che messaggio vuoi fare passare?
«Il Reggae Circus principalmente è un concerto Reggae, eseguito con la formidabile Torpedo Sound Machine, durante il quale però si esibiscono anche artisti circensi come sputafuoco, trampolieri,giocolieri, clown, ballerine di Burlesque e quant’altro, senza alcun limite di possibilità e di sinergie artistiche. Nell’Aprile scorso, è uscito il primo disco, un concept album con canzoni tutte dedicate ai vari personaggi di questo fantomatico Circo. Il messaggio? Beh, che la vita non è altro che un grande Circo, e che, in fondo, siamo tutti un po’ freak, un po’ equilibristi, un po’ clown, e compagnia danzante…»
Il primo singolo, Gypsy Reggae, è sorta di campagna sociale per combattere i pregiudizi nei confronti dei Rom, com’è nata questa canzone, hai vissuto qualche esperienza personale?
«Il Circo, tradizionalmente, nel corso degli ultimi secoli è stato portato in giro per il mondo proprio dagli ‘zingari’. Anche in Italia, tutte le più importanti dinastie circensi, Orfei compresa, sono di origine Sinti, quindi, è sembrato opportuno rendere un omaggio al popolo nomade, e tracciare un ponte simbolico tra gli ‘zingari’ e il popolo del Reggae, visto che, anche noi stessi, che facciamo spettacoli ovunque, ci chiamino in giro per il mondo, in fondo, siamo degli ‘zingari del Reggae’, Gypsy Reggae appunto. Durante la realizzazione del videoclip di questa canzone, siamo entrati in contatto con una associazione che lavora nei ‘campi Rom’ della Capitale e che ci ha fatto conoscere le persone che ci abitano. È stato un incontro molto emozionante, e su questa scia abbiamo deciso di pubblicare un EP contenete una serie di remix della canzone affidati ad alcuni DJ della scena Balkan europea. L’EP uscirà a breve e tutti i nostri incassi saranno usati per regalare strumenti musicali e attrezzi circensi ai bambini di questi campi Rom.»
Cosa succede nello spettacolo Reagge Circus, nel pazzo mondo che stai portando in giro da diversi anni?
«Difficile dirlo, durante un Reggae Circus può succedere qualsiasi cosa, è uno spettacolo che cambia continuamente, come cambia anche il cast artistico. È uno spettacolo che spesso sorprende anche
noi stessi che lo stiamo eseguendo e che è aperto all’improvvisazione più sfrenata, spesso anche buttando in mezzo componenti del pubblico. Una girandola di canzoni e numeri circensi che lascia senza fiato per più di due ore. Assolutamente da non perdere.»
Un altro interessante progetto è quello dedicato a canzoni ispirate ai sonetti romaneschi di Giuseppe Gioachino Belli, cosa ti ha spinto a fare quest’omaggio e se hai scoperto qualcosa che ti ha meravigliato leggendo i suoi sonetti…
«Sono sempre stato un fan del Belli, e, a un certo punto, per facilitare la memorizzazione dei suoi sonetti, ho cominciato a metterli in musica, a trasformarli in canzoni. Il risultato mi è sembrato interessante, e così ho pensato di farne un progetto discografico. È già uscito un album intitolato 996 vol.1 e volendo ne abbiamo un altro pronto per essere registrato. Trovo che i sonetti siano delle autentiche gemme di poesia, che raccontano la natura umana in maniera molto calzante, nonostante siano stati scritti quasi due secoli fa. Ma del resto questo tipico della grande arte, che non diventa mai vecchia, perché parla di temi universali.»
Cosa succederà nel prossimo futuro di Adriano Bono, nuovi progetti?
«Nel futuro più immediato c’è la pubblicazione di un nuovo album prima della prossima estate. Conterrà alcuni singoli usciti negli ultimi anni, come quelli a tema ambientalista realizzati insieme a Greenpeace, e poi delle canzoni inedite alle quali sto lavorando in questi giorni. Per l’estate poi porteremo questo disco in promozione in giro per tutta l’Italia con tutto il carrozzone del Reggae Circus.»
Hobby?
«Amo molto leggere, soprattutto i classici, amo il cinema e l’arte in genere. Sono un fan della bicicletta come stile di vita, del concetto di ‘decrescita felice’, cerco di mangiare il meglio possibile, ossia vegan-crudista e normalmente arrivo all’ora di cena mangiando solo frutta. Dimentico qualcosa?! Cercatela sui miei canali social e sul mio sito adrianobono.it.»