Un vivo intreccio di eventi in musica e cultura racchiude il programma che si terrà presso il Teatro Trianòn della città di Napoli, uno scenario che compie 102 anni. Sono stati presentati ieri, durante un’appassionata conferenza stampa i momenti e gli ospiti che terranno compagnia al pubblico partenopeo (e non solo) nei giorni di ricorrenza natalizia. Ad accogliere gli ospiti c’era il Presidente Maurizio D’angelo che ha esordito dicendo: «Anche quest’anno, siamo qui perché trovo che ognuno di noi sente che questo teatro debba promuovere la cultura», presentando poi, uno per uno, i protagonisti che vedremo in scena ed in retroscena. Un caldo applauso è stato condiviso all’entrata di Peppe Barra, stimato artista che ha proseguito la natura della madre, una grande interprete teatrale dello spettacolo napoletano. «Come in ogni anno, con lo stesso amore, la Cantata c’è, vive ancora, ma se non lottiamo, sfoderando l’arma della cultura, questi meravigliosi strumenti ce li dimenticheremo», con tono provocatore e decisamente sentito, Barra ha incitato ad un invito di ripresa di un valore, tante volte messo da parte, in termini di incentivazione di risorse, in questa città. «Se proseguiamo così, non so per quanto tempo ancora potremo godere di questi eventi, ma con forte impeto e ripeto, con identico amore, voglio che l’epilogo della Cantata sia sentito come un inno ad una spinta di ricrescita, del resto la nascita del “bambinello” è metaforicamente la rappresentazione di un desiderio di speranza – ha continuato così l’attore, racchiudendo, prima di lasciare la sala, il suo incisivo discorso, con la massima «Noi siamo del Sud, ma abbiamo un grande cuore». Si è succeduto poi l’intervento di Ferdinando Bideri curatore della Mostra Documentaria a cura della Fondazione Bideri: L’Impresa di Partenope, l’industria culturale della canzone napoletana dai Cottrau ai figli di Annibale. Uno strumento, come ha dichiarato durante il suo intervento, di grande rilancio dell’impresa teatrale del Trianòn, pronta a far conoscere in maniera internazionale la tradizione culturale e musicale napoletana. «Trovo altresì che questo sia un modo efficace affinchè i giovani possano essere invitati ad una conoscenza del clima intellettuale. Il messaggio pertanto diventa quello di incitare le Istituzioni regionali a cullare il mondo della conoscenza». E’ stato poi il momento di Francesca Seller e Paologiovanni Maione i curatori del testo Trianòn, un Teatro e la sua Città. «E’ il primo teatro ad avere un volume istituzionale con una struttura progettuale di carattere scientifico»,così ha aperto la sua partecipazione Paologiovanni Maione, mentre Francesca Seller ha sottolineato quanto in questo libro, si possa conoscere in riferimento alle vicende alterne che hanno caratterizzato tale teatro, riaperto solo nel 2002 a seguito di un periodo, quello successivo al dopoguerra, che lo vide protagonista di una trasformazione di cinema a luci rosse. Dallo scritto si potrà inoltre ripercorrere in modo incisivo, una storia nella storia, in quanto da quella teatrale sarà possibile cogliere le diversificate vicende della città di Napoli. Per concludere la Seller ha ritenuto fondamentale menzionare i nomi degli importanti contributi che hanno reso possibile il progetto del volume. A partire dalla musicologa Anita Pesce al sociologo Luigi Caramiello, proseguendo poi con l’architetto Massimo Esposito, lo storico del teatro Francesco Cotticelli allo storico del cinema Mario Franco insieme a quello della lingua italiana Nicola de Blasi e lo storico dell’architettura PierLuigi Ciapparelli insieme con Alfredo Buccaro; all’archeologa Daniela Giampaola ed il fotografo Davide Visca. Le conclusioni sono state lasciate a Gennaro Porcelli, giovane chitarrista di Edoardo Bennato nonché leader del trio Gennaro Porcelli & the Highway 61. Un gioiello del panorama italiano della musica Blues che porterà in scena al Trianòn un vivace spettacolo ricco di partecipazioni artistiche tra cui sono stati annoverati nomi, come quello di Enzo Gragnaniello. Decisamente un evento di carattere singolare quest’ultimo che mostra quanto sia energicamente vincente fondere musica e cultura nei suoi più disparati generi.
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