Per festeggiare i novant’anni del filosofo Aldo Masullo, il Teatro Stabile di Napoli, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli, ha presentato giovedì 14 Novembre al Teatro Mercadante una serata dedicata all’illustre professore. Una serata d’onore presieduta dallo stesso filosofo – avellinese di nascita, ma di scuola napoletana – intervistato dalla giornalista Titti Marrone in merito al suo ultimo, recente volume Piccolo Teatro Filosofico. Dialoghi su Anima, Verità, Giustizia, Tempo. L’intervista si è presto trasformata in una vera e propria lectio magistralis, in cui il filosofo della concretezza – come egli stesso ama definirsi – ha discettato su quei temi a lui cari, soffermandosi in particolar modo sulla dicotomia Morale – Giustizia. Nel linguaggio semplice che gli è proprio, ha affrontato questi concetti con esempi tratti dalla realtà che viviamo nelle nostre vite quotidiane e nella nostra epoca, rispondendo alla domanda: rispettare una regola o una legge è sempre giusto? Partendo dal presupposto che rispettare una regola (Morale < Mos = costume, regola) non è atto formale, ma adesione ad essa, come non correre col pensiero al caso Priebke, se è vero che una regola è giusta se conforme a retta ragione?
Questi alcuni dei contenuti presenti anche nel Dialogo di Giordano Bruno e di un Procuratore di Stato, tratto dal volume sopra citato, andato in scena dopo l’intervista – lezione. I bravi Claudio Di Palma e Paolo Cresta, per la regia dello stesso Di Palma, si sono messi alla prova – con successo – nel dare corpo e voce, rispettivamente a Bruno (Morale) e al Procuratore (Giustizia), in una disputa arguta, senza esclusione di ragionamenti, in cui la verità non è mai assoluta (cioè “sciolta”) ma sempre relativa (cioè “legata” a quella degli altri), alla quale si perviene tramite un “accomodamento reciproco”. E la verità, per Bruno – Masullo, è che la Giustizia non deve derivare dallo Ius romano (“diritto” positivo, imposto da un’autorità) quanto piuttosto dalla greca Dike (“ragionamento”). Perché la Giustizia non deve essere una macchina per punire torti subiti, ma per regolare la civile convivenza dell’uomo con i suoi simili. E razionalizzare un’ingiustizia subita non vuol dire giustificarla, ma comprenderne le ragioni. E questo non per condannare il passato, ma per aprire le porte ad un futuro più giusto.
Davvero una bella serata, ricca di spunti di riflessione, per un teatro inaspettatamente gremito.
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