«Ecco forse perché esistono gli artisti. Sono nati per sedersi su una nuvola e raccontarci le intime connessioni fra le cose che noi quaggiù ci ostiniamo a vedere separate». Stefano Bollani
Ieri sera si è tenuto l’attesissimo concerto di Angelo Branduardi presso il Giardino Romantico del Palazzo Reale di Napoli, location indovinata per esaltare la musica di questo grande musicista che in compagnia del solo Fabio Valdemarin ha dato vita ad un evento suggestivo ed indimenticabile.
Alle 21.30 precise il Trovatore che sempre va per terre e paesi e che è giunto sino al nostro per cantare intona una preghiera alla Madonna dell’anno Mille sussurrata su una melodia celestiale disegnando un arcobaleno tra terra e cielo. Credenti e non credenti, come accadeva anche a Maria Carta, non possono che commuoversi, inebriati da tanta bellezza…
E Branduardi ci prende per mano e ci trasporta su una nuvola. Con la complicità della Luna che illumina il Maschio Angioino e la quercia secolare del Giardino romantico recita poesie e introduce alcuni brani della sua vasta discografia: Cara Nina (una ballata veneziana del ‘500 erroneamente attribuita a Mozart), Sì dolce il tormento di Claudio Monteverdi, La canzone di Aengus (nella mitologia irlandese il dio della giovinezza, dell’ispirazione poetica e dell’Amore), Il dono del cervo basato su una leggenda giapponese, 1° aprile 1965 (l’ultima lettera di Che Guevara ai suoi genitori), Barbriallen (una ballata del XVII° sec. In lingua inglese), Lord Franklin (il mitico scopritore del passaggio a Nord-Ovest), Geordie che viene impiccato con una corda d’oro per aver rubato sette cervi al Re, Il ciliegio…
E poi…. finalmente: La pulce d’acqua, Vanità di vanità, La fiera dell’est con alcune strofe in ucraino e una personalissima versione de ‘O sole mio che pone fine al concerto.
Angelo Branduardi, come afferma Stefano Bollani nella prefazione del libro Confessioni di un malandrino, «si impadronisce di armonie e temi del passato, poi ci riflette su, rovista fra mille opzioni possibili che la musica di tutto il mondo gli dona e nel momento della creazione insegue e raggiunge la semplicità».
Ancora oggi, a distanza di anni, ci chiediamo come abbia fatto a creare legami così profondi tra la musica del passato e quella del presente e tra culture così diverse tra loro.
Una delle possibili risposte è che ha avuto la fortuna di incontrare una donna straordinaria, sua moglie Luisa Zappa. Ecco come la descrive a pag. 69 nella sua autobiografia: «Luisa è sempre stata una persona molto riservata, una dura roccia della Valtellina…È documentatissima, ha una cultura classica e legge moltissimo e trova sempre spunti nuovi nella nostra sterminata biblioteca».
Ieri sera noi di Mydreams siamo entrati in punta di piedi nel variegato e affascinante mondo di Angelo Branduardi, tra le note limpide del suo violino e i suoni accattivanti del pianoforte, della fisarmonica e delle chitarre di supporto del maestro Fabio Valdemarin.
Lunghi e calorosi applausi ad entrambi, con la certezza che non si è trattato di un sogno…