Si intitola Theia il secondo disco del cantautore Francesco Taverna, in arte Tavo. Il concept dell’EP del cantautore alessandrino trae ispirazione dalla storia della formazione della Luna, originatasi dallo scontro tra la Terra e il pianeta Theia. Tavo, partendo dall’idea che da ogni impatto catastrofico possano scaturire nuove opportunità, concepisce Theia, un disco autobiografico in cui interpreta in modo metaforico sentimenti intimi, desideri e attimi di vita. L’uscita dell’EP, che contiene sei brani, è stato anticipata dai singoli Il tempo di ballare e Annabelle.
È uscito Theia il tuo nuovo disco. Da quali pensieri è stato concepito?
«L’idea che ha ispirato il sorgere dell’album sta a dimostrare come dai grandi errori possano nascere cose nuove e meravigliose. Questo album è il risultato di due anni di lavoro, durante i quali ho riflettuto su quegli errori commessi che hanno portato a qualcosa di buono. Theia ne è la dimostrazione».
Theia segna un altro traguardo dopo il disco precedente Funambolo?
«Sì, credo che non ci siano mai punti di arrivo nella carriera di un artista. Io sono ancora al primo gradino di una lunghissima scalinata. Theia rappresenta un nuovo punto di partenza, con una maggiore consapevolezza. È un disco più intimo rispetto a Funambolo».
Tra i brani racchiusi nel disco si distinguono Il tempo di ballare ed Annabelle …
«Sì, sono brani che parlano d’amore. Ho cercato un punto di vista alternativo per parlare d’amore, attraverso metafore nello spazio. Nel brano Il tempo di ballare, a cui tengo in modo particolare, ho parlato dell’amore nei confronti di mia madre e ci ho impiegato 27 anni per scriverlo. Sono cresciuto con i nonni, mia madre non ho potuto vivermela quanto avrei voluto e in tre minuti di canzone ho racchiuso tutto quello che avrei voluto dirle. Annabelle nasce dal ritrovamento di una lettera del 1850 che ho trovato mentre facevo i lavori di ristrutturazione in casa. In questa lettera i protagonisti sono due amanti Ignio e Maddalena, divenuta Annabelle per una scelta metrica. Leggendola si scopre infatti che lei è una donna sposata. E nonostante, a livello di scrittura, la lettera abbia una forma antica, a livello di contenuto è attuale. L’amore ha viaggiato in modo immutabile nel tempo, così come la paura e il desiderio. Annabelle è il racconto di due persone che si amano e che rivedono la loro storia d’amore dopo la morte, ripercorrendo la loro vita oramai trascorsa».
L’utilizzo delle metafore contraddistingue la tua cifra stilistica?
«Sì, in Funambolo sono stato più descrittivo. In Theia, invece, ho raccontato storie, volti ed ambienti solo attraverso immagini e sentimenti, senza descrizioni esplicite ed entrando nello specifico. L’ascoltatore riesce ad immedesimarsi e a disegnare con l’immaginazione i propri paesaggi e i propri volti. Ognuno può trovare la propria chiave di lettura associandovi una persona o un momento di vita».
Quali artisti ascoltavi durante l’adolescenza e quali ascolti oggi? Come ti sei formato a livello artistico?
«Sono diplomato in chitarra jazz al conservatorio. Adoro i grandi cantautori italiani tra cui De Gregori, De André, Guccini. Tra i nuovi cantautori apprezzo Francesco Motta. Ascolto l’elettronica e il rock, amo tra gli altri, i Radiohead. Tutti questi ingredienti li ho rimescolati per trovare una mia ricetta, cercando sempre di non fossilizzarmi su un solo genere musicale o un solo artista. Ascolto musica senza catalogazione, senza alcun vincolo».
Sei stato definito da alcune riviste uno dei profili più interessanti del panorama indie pop italiano. Quanto ti gratifica?
«Mi appaga tantissimo. Ma la gratificazione maggiore era arrivata con l’opportunità di iniziare un tour, visto che il progetto discografico era stato apprezzato da pubblico e critica. Quest’anno per la prima volta avevo alle spalle una produzione con i tecnici audio- luci di Ermal Meta e Simone Cristicchi. Era il sogno di una vita che si stava avverando, purtroppo a causa del Covid sono solo riuscito a presentare il tour insieme ai Sick Tamburo, quello è stato il concerto più bello della mia vita».