Ha festeggiato i 90 anni con l’uscita del nuovo album E la voce va, il cantautore Detto Ferrante Anguissola, nome d’arte di Ferrante Anguissola d’Altoè. Il disco, pubblicato dall’etichetta Terzo Millennio Records, disponibile in formato fisico e in digitale, contiene nove tracce che parlano di vita vissuta, di ricordi, di viaggi e di mare. E la voce va è un album che risente dell’influenza del grande cantautorato italiano, di recente è uscito il singolo Mar Mediterraneo estratto dal disco. Detto Ferrante Anguissola, un uomo di elevato spessore culturale, dopo aver ceduto, a 80 anni le azioni della sua azienda la Exhibo, ha deciso dedicarsi completamente alla musica. E la voce va esce a distanza di dieci anni dall’album A Occhi Aperti.
A 90 anni si rimette in gioco dedicandosi pienamente alla sua passione, la musica, festeggiando con l’uscita del disco E la voce va. Quando sono stati concepiti i brani?
Sono nati in diversi momenti della mia vita. Io scrivevo soprattutto durante i miei viaggi. È un disco diverso da quelli precedenti che contenevano canzoni di protesta. Il brano che chiude il disco, I fiumi di Lombardia, ad esempio, l’ho scritta all’età di 17 anni ed è un omaggio alla mia terra. In quel periodo ho scritto anche un altro brano, dal titolo I pioppi. Entrambi risentono del liceo classico che ho frequentato.
Il singolo Mar Mediterraneo estrapolato dall’album parla del suo amore per il mare.
Mar Mediterraneo parla del nostro mare straordinario, le coste rappresentano la culla della civiltà. Mi sono lasciato ispirare dalle onde, dai profumi, dal patrimonio storico e dalle bellezze della Grecia, dell’Egitto, del Marocco, della Spagna, della Francia e dell’Italia. È un mare che amo navigarlo, essendo un velista. E come istruttore di vela alla scuola di Caprera, ho cercato di far crescere i miei allievi con uno spirito di osservazione dei posti. Al mattino, ad esempio, quando c’è una piccola brezza e il mare è calmo, capita di sentir parlare nella lingua dialettale del posto, ascoltare una voce cantare, o udire il suono delle campane. Ed in questo clima di mare, la voce va e chi la sa sentire, la sente e bene.
Un altro brano contenuto nel disco è Requiem per un marinaio ombra, una canzone drammatica e toccante.
È una canzone che ho scritto negli anni ’70 accompagnandomi con la chitarra, in quel periodo diverse navi sono state affondate. Il brano è stato scritto in ricordo dei 30 membri dell’equipaggio del Cargo Seagull, affondato il 17 febbraio 1974 nelle acque internazionali al largo della Sicilia. È una storia che mi ha colpito, quando l’ho letta sul giornale.
L’altra traccia del disco Sinfonia di mare è una canzone d’amore. Da quali emozioni è stata partorita?
È una dichiarazione d’amore alla mia seconda moglie, una ragazza croata che ho incontrato a Venezia, quando studiava Storia del teatro all’università, mi ha seguito nei miei viaggi in mare. Insieme ascoltavamo i suoni, sentivamo il soffio di quel vento leggero, immaginando Zèfiro, il personaggio della mitologia greca, il vento che faceva colpo agli antichi.
La passione per la musica le è stata trasmessa da sua madre e da suo nonno. Ha iniziato a studiare musica sin da bambino?
Sono nato nella musica, vivevamo in una cascina in campagna. Mia mamma si alzava alle 6.30 del mattino faceva gli esercizi di pianoforte e per tenersi allenata, alle 7.30, iniziava a suonare le operette viennesi e le canzoni italiane. Ci ha inoculato la passione per la musica ed insisteva perché imparassimo a suonare e a studiare le lingue francese ed inglese. A 6 anni ho iniziato a suonare il pianoforte, ci divertivamo, ma quando il maestro tirava fuori i solfeggi, era una noia. Ad otto anni sono andato in collegio dei Padri Barnabiti a Firenze e lì ho trovato i maestri del Conservatorio Cherubini di Firenze. Il mio professore di pianoforte sosteneva che suonassi come un allievo del quinto anno di conservatorio. In seguito mia mamma ha comprato la fisarmonica e poi la chitarra. Cantavo insieme ai contadini delle cascine mentre spannocchiavano. Poi a 12 anni mi chiedevano di fare le serenate alle ragazze e io mi accompagnavo con la chitarra o la fisarmonica.
A 19 anni inizia a viaggiare durante le vacanze con la sua chitarra in Europa. Può svelarci qualche aneddoto?
Mi esibivo nei ristoranti in Inghilterra, dopo essere arrivato in autostop. Io e mio fratello cantavamo nelle feste private, avevamo un vasto repertorio di canzoni italiane, francesi, inglesi, tedesche, soprattutto perché conoscevamo le lingue. Conoscevo anche vari dialetti, facilitato dal fatto di aver frequentato otto anni di collegio, dei Padri Barnabiti a Firenze con ragazzi provenienti da tutta Italia. Sono arrivato in Inghilterra per perfezionare l’inglese. Quando cantavo nei ristoranti italiani, la maggior parte dei clienti era del Sud Italia e la canzone che interpretavo spesso, quella che faceva impazzire le coppie era Catarì, una canzone classica napoletana.
Ha collaborato con la Rai seguendo l’installazione tecnica dei microfoni al Festival di Sanremo. Cosa può raccontarci di quegli anni?
Ho aperto a 26 anni la mia ditta la Exhibo Spa, dal latino exhibeo, che vuol dire mostrare. È un’azienda che rappresenta in Italia aziende straniere di prodotti elettronici, tra le quali la Sennheiser Electronic GMBH, il noto produttore tedesco di microfoni. Ed allora ho cominciato a lavorare per la Rai di Torino e a fornire microfoni e poi i radiomicrofoni senza fili. Ho iniziato a lavorare per il Festival di Sanremo, nel 1958, continuando per otto anni. È stata un’esperienza meravigliosa.
Lei nasce a Cremona da una storica famiglia di origine piacentina che annovera tra i suoi antenati la pittrice cinquecentesca Sofonisba Anguissola, nota come prima pittrice al mondo. Si è impegnato negli anni a ricercare i suoi dipinti dispersi.
Il primo che ha condotto degli studi su Sofonisba è stato il professor Flavio Caroli, che ha scritto il libro Sofonisba Anguissola e le sue sorelle. Ho scoperto, così, questa mia antenata pittrice. Nel 2005 ho organizzato in Sicilia un convegno, poiché Sofonisba morì a Palermo e fu sepolta nella chiesa di San Giorgio dei Genovesi di Palermo. In occasione di quel convegno ho conosciuto una persona straordinaria che sta continuando a condurre ricerche per recuperare i dipinti di Sofonisba. Sono state restaurate due pale d’altare da lei dipinte, a Paternò. Sofonisba abitava lì, era moglie del fratello del viceré di Sicilia. In gioventù Sofonisba era stata invitata alla corte da Filippo II di Spagna, come dama d’onore della regina Elisabetta di Valois, per insegnarle a dipingere. La difficoltà nel recuperare i suoi dipinti è data dal fatto che purtroppo i dipinti non venivano firmati da lei. Queste ricerche mi hanno regalato grandi soddisfazioni.
C’è un consiglio che si sente di rivolgere ai giovani?
Di studiare. Ho viaggiato tanto nella mia vita. Ed ho visto sia in Finlandia che in Corea del Sud giovani arricchiti culturalmente. Lo studio è fondamentale, l’Italia ha bisogno di giovani formati, mi auguro che le nuove generazioni capiscano. Ma sono positivo.