In scena Anna Rita Vitolo e Andrea de Goyzueta con la regia di Antonio Grimaldi
Al Teatro Sannazzaro di Napoli debutta Il Baciamano di Manlio Santanelli, con Anna Rita Vitolo e Andrea de Goyzueta, per la regia di Antonio Grimaldi; una produzione Teatro Grimaldello Tourbillon Teatro Centro Studi Teatro (repliche fino a merc. 2 novembre).
Ambientato nella Napoli rivoluzionaria di fine Settecento, Il Baciamano è la storia di un uomo e una donna: l’uomo, il Giacobino, rappresenta la politica, forbito nel parlare, le sue parole diventano quasi poesia per chi le ascolta. Si ritrova legato e incappucciato in un luogo freddo ornato solo da lamiere di ferro. Ad attenderlo c’è la Janara, giovane popolana avvizzita prima del tempo. Una ragazza/donna, madre/moglie, picchiata e violentata dal marito. La Janara diventa una sacerdotessa/mantide, uccide per dar da mangiare i suoi figli/dei. In lei è celato un segreto/desiderio che solo le sue vittime conosceranno.
«L’idea di questo spettacolo – ricorda Antonio Grimaldi – è nata dall’incontro con gli attori Annarita Vitolo e Vincenzo Albano, con cui iniziai un laboratorio di studio sul testo. Da quest’anno entra a far parte dello spettacolo Andrea de Goyzueta, nel ruolo del Giacobino. L’incontro con Santanelli è stato determinante per la comprensione profonda del testo stesso. Da qui la scelta di concentrare il lavoro sulla parola, minimizzando la scena fino a renderla quasi fredda, essenziale…un tavolaccio, uno sgabello, una cornice, una bacinella, un coltello. Quasi spogliata da riferimenti temporali e da elementi decorativi. Una prigione? Un altare del sacrificio? Un mattatoio per corpi e anime? La parola diventa azione/gesto ripetuto allo spasimo. Un coltello/parola pronto a colpire e a far male».
In questa essenzialità di elementi che porta la storia fuori dal tempo o in un tempo onirico sta la forza e l’incisività della regia di Grimaldi. Regia che non lascia nulla al caso, attenta, studiata nei dettagli. Qui il corpo dell’attore si fa tela su cui dipingere le diverse sfumature di emozioni che un testo memorabile – ormai divenuto un classico – attribuisce ai personaggi. La lingua impeccabile dell’autore, con le sue distonie che evidenziano una cesura incolmabile tra classi sociali diverse, prende forma e sostanza attraverso due interpreti di grande bravura. La Janara di Annarita Vitolo è persona spregevole e immorale ma capace di guizzi di umanità e tenerezza che la rendono profondamente vera. Allo stesso modo il Giacobino di Andrea de Goyzueta, intriso di folle ideologia, si fa da vittima carnefice, per poi pretendere di tornare vittima, perché questo è il ruolo che la Storia gli impone. In tutto ciò, il desiderio della Janara di ricevere – una volta nella vita – un baciamano diventa desiderio di accettazione sociale, di femminilità, forse d’amore. Spettacolo emozionante e divertente, cinico e compassionevole, ove tutti gli elementi appaiono sapientemente dosati e mescolati per un pubblico che, alla fine, tributa entusiastici applausi. Da vedere.