Già molto presenti sulla scena musicale romana e con all’attivo diverse esperienze di band e live in altre formazioni, a metà del 2012 nascono I Topi Non Avevano Nipoti, un gruppo che dovrebbe essere premiata anche solo per la genialità della scelta del nome. Bravi e con le idee molto chiare sul loro sound si presentano alla scena musicale italiana con il loro primo singolo “Le Cavie”.
La scelta del nome della band I Topi Non Avevano Nipoti è legata essenzialmente alla singolarità della frase(è il palindromo più lungo della lingua italiana) o c’è dell’altro?
«Innanzitutto vorremmo fare un po’ la figura dei nerd (che ultimamente fa molto fico): “I Topi Non Avevano Nipoti” non è il palindromo più lungo della lingua italiana, in quanto esiste un super-palindromo di 4587 lettere, del 1989 scritto da Beppe Varaldo. Eravamo tanto attratti, ma abbiamo pensato che sarebbe stato un po’ scomodo per le locandine dei live…
L’idea di utilizzare i palindromi è venuta dopo mille estenuanti serate passate a cercare un nome che ci identificasse a pieno, e ci ha conquistato per la sua simmetria e per la sua stravaganza. Tra i vari palindromi era quello che ci sentivamo più nostro, anche per un collegamento diretto con il singolo, appunto dal titolo “Le Cavie”.»
Dal testo del vostro primo singolo “Le Cavie” si evince una certa insofferenza ad una realtà sociale che avvertite come depersonalizzante e quasi predeterminata, la musica è un modo per non sentirsi oggetto di decisioni altrui?
«La quotidianità ti porta normalmente ad essere una delle cavie, è più semplice seguire un percorso che ti hanno sempre insegnato che crearne uno nuovo. Con questa canzone abbiamo voluto rappresentare anche la nostra condizione, siamo quattro ragazzi ordinari che hanno però deciso di costruire insieme qualcosa di importante, che meriti di essere ricordato.
Il messaggio che vogliamo lasciare è di riuscire a smuovere la cavia insita in ognuno di noi, mostrando le proprie abilità, i propri sogni, tutto ciò che rende una persona straordinaria.»
Il sound di questo primo lavoro sembrerebbe un bel rock con una venatura punk, ma qual è l’ambiente musicale nel quale siete cresciuti?
«La nostra base di formazione è, infatti, costituita da rock e punk, negli ultimi tempi ci siamo interessati sempre più all’indie e all’alternative sia italiano che internazionale, e quel mondo ci ha pian piano conquistato. Abbiamo la grande fortuna di abitare a Roma, in cui puoi trovare la tua band rivelazione dell’anno in uno dei locali più famosi anche in un giorno infrasettimanale! Anche questo ci ha portato al nostro sound e ai nostri testi, avere sempre le orecchie pronte ad ascoltare.»
Nel testo di “Le Cavie” ho avvertito una qualche forma di richiamo ad Adriano Celentano e al senso della sua “Chi non lavora non fa l’amore”?
«La famosa canzone di Celentano è anch’essa uno specchio di quello che vogliamo denunciare, la costante considerazione dell’individuo come macchina che deve funzionare, altrimenti non si arriverà mai ad un risultato. I Topi Non Avevano Nipoti è il nostro modo di costruire qualcosa che vada al di là del sentiero tracciato, una pura manifestazione di straordinarietà, a cui tutte Le Cavie possono aspirare.»