Il noto gruppo sardo dei Tazenda ritorna sulla scena musicale italiana con il suo 20esimo album dal titolo Antìstatis, preceduto dal singolo La ricerca del tempo perduto. È online il videoclip del brano diretto da Italo Palmer e girato presso il carcere di San Sebastiano a Sassari. Esso trae origine dalla canzone d’autore italiana con la sua tradizione di contenuti poetici e profondi e parla di quel viaggio che ogni essere umano compie per trovare la sua strada con un pizzico di incoscienza e di follia.
I Tazenda, nati nel 1988 come uno dei primi gruppi di rock etnico in Italia, deve il nome all’omonimo pianeta citato nel romanzo Seconda Fondazione di Isaac Asimov (il nome deriva dalla locuzione inglese Star’s End) in virtù di un’assonanza con l’idioma logudorese della Sardegna settentrionale.
Le caratteristiche del trio sono: mescolanza tra suoni “moderni” di tastiere e chitarra elettrica con quelli tipici isolani: launeddas, tenores, fisarmoniche diatoniche e la voce inconfondibile di uno dei suoi fondatori, il compianto Andrea Parodi. La formazione attuale è composta da: Nicola Nite (voce, chitarra ritmica, chitarra acustica), Gino Marielli (chitarra solista e cori), Gigi Camedda (tastiera e voce secondaria). La band non ha rinunciato alla sua missione di far incontrare la tradizione e l’innovazione negli 11 brani inediti in lingua sardo-logudorese e italiano, in cui si fondono il desiderio di esplorazione, l’attenzione di produzioni moderne e la ricerca di semplicità stilistica e vocale.
Ecco la tracklist di Antìstatis (dal greco classico resistenza”): Coro, La ricerca del tempo perduto, Ammajos, Splenda, A nos bier, Essere magnifico (feat. Black Soul Gospel Choir), Dolore dolcissimo, Tempesta mistica, Dentro le parole, Innos (feat. Bertas N.d.r. Gruppo musicale beat e rock sardo), Oro e cristallo (feat.Matteo Desole N.d.r. Noto tenore sardo), A nos bier (alternative version reproduced by Jxmmyvis N.d.r Nome d’arte di Luigi Visconti, produttore e rapper italiano, originario di Nola e membro del trio Fuera).
Noi di Mydreams abbiamo seguito via streaming ,la conferenza stampa di presentazione.
Dopo i saluti ed i ringraziamenti di rito Gino Marielli spiega a grandi linee la genesi dell’album partendo dal titolo: «Antìstatis è un termine che deriva dal greco antico e significa resistenza. In tempi di pandemia questa parola è molto appropriata. Ognuno di noi può scegliere l’oggetto su cui fissare la propria resistenza ma io, in particolar, la vedo come una resistenza di tipo filosofico ovvero possiamo solo resistere perché non possiamo fare altro. Nel l’album si raccontano storie di vita comune tra debolezze, fragilità, paure e speranze per il futuro. Dal 2012 non registravamo un disco di inediti anche se in questo lasso di tempo abbiamo fatto molte cose, tra le quali duetti con Francesco Renga, Gianluca Grignani e i Modà».
È poi la volta delle domande rivolte ai Tazenda dai giornalisti accreditati.
Antìstasis è quindi un album che parla di resistenza. Quali sono gli elementi che permettono di esserlo?
Gigi Camedda: «Più che gli elementi direi la musica stessa perché ha la capacità di evolversi, di cambiare e ci siamo divertiti tanto a fare musica insieme. Non sta a noi spiegare gli elementi di un’eventuale evoluzione alla resistenza».
Nicola Nite: «In questo album abbiamo voluto come sempre coniugare la tradizione con sonorità moderne, spaziando su più generi. Non è stato facile ma concordo con Gigi nell’affermare che ci siamo molto divertiti e la musica ci ha mantenuti uniti».
Nell’album ci sono molti riferimenti letterari: il titolo in greco antico, il singolo La ricerca del tempo perduto che, ovviamente, rimanda a Marcel Proust e altro. Non pensate che il pubblico che vi segue da anni possa un po’ spaventarsi?
Nicola Nite: «Certo e la casa è anche un po’ voluta».
Gino Marielli: «Personalmente leggo tantissimo e scambio dei libri anche con Gigi. Certo che il singolo è ispirato a Proust e alla sua Ricerca del tempo perduto. Se noi andiamo a “navigare” nel passato, a ricordare la fragranza di una piccola madeleine scopriamo che eravamo felici ma non lo sapevamo. Antìstatis è poi un gioco ed insieme possiamo stabilirne le regole e il perché del gioco stesso».
L’album si chiude con la versione alternativa del brano A nos bier. Si sottolinea in questo modo l’apertura verso altri generi musicali?
Gigi Camedda: «lo speriamo. Abbiamo tanta curiosità verso altri generi musicali, siamo aperti a tutte le esperienze. Pensiamo che la musica sia di tutti e per tutti. Le etichette non sembrano corrispondere alla realtà. L’importante per noi è divertirci facendo musica».
Come nascono i testi delle vostre canzoni?
Gino Marielli: «Io sono l’autore di quasi tutti i testi. Prendo una chitarra acustica e strimpello cantando in un inglese finto. Arrivo ad una melodia e se questa è valida compongo il testo in italiano o in sardo. La canzone d’autore invece vede la nascita insieme delle parole e della musica. Se si compone prima il testo,la musica può diventare secondaria. Io preferisco il contrario. Sono sempre ispirato. C’è sempre qualcuno o qualcosa che mi ispira».
Le vostre storie personali hanno influenzato il vostro viaggio artistico?
Gigi Camedda: «Certo. Ogni artista fa arte in base a ciò che sente, a ciò che vive. Non so però dire quale sia stato il nostro percorso in tutti questi anni. Io vivo la vita giorno per giorno».
Nicola Nite: «Noi abbiamo scelto di vivere un rapporto artistico molto stretto , di viverci a vicenda rispecchiandoci l’uno nell’altro, I cambiamenti sono stati tantissimi e li abbiamo sempre condivisi».
Come avete trascorso quest’anno molto difficile per tutti? Come vi state preparando ai live?
Gino Marielli: «Per non cedere alla depressione ci siamo spesso recati in sala prove preparando e provando lo spettacolo che porteremo in giro quest’estate. Quando non si lavora ci si deprime,non è soltanto una questione di soldi. Fortunatamente con la musica possiamo lavorare anche da casa. Stiamo resistendo bene. Tra 10 anni il titolo dell’album avrà la sua ragione d’essere».
I vostri concerti sono più seguiti dai sardi o avete un pubblico maggiore in tutta Italia e all’estero?
Gigi Camedda: «Ovviamente lo zoccolo duro è rappresentato dai nostri fan sardi ma non solo. Le nostre canzoni vengono apprezzate da tutti».
Nicola Nite: «Quando ci esibiamo all’estero restiamo meravigliati nel vedere quanti sardi si siano trasferiti in terra straniera. È bello ritrovarsi. Accade una magia che si rinnova sempre».
Nella vostra musica sono presenti strumenti sardi quali le launeddas. Come le usate?
Gigi Camedda: «Non sappiamo suonarle e quindi ci affidiamo ad altri musicisti ,sperimentando sonorità nuove ma tenendo sempre fede alla matrice originaria del suono».
Avete un brano a cui tenete in modo particolare?
Gino Marielli: «Di quest’album forse Oro e cristallo. Io ho scritto il ritornello ricordando il Miserere di Zucchero e Pavarotti. Il brano termina con un coro in sardo. Forse è il brano che ci rappresenta di più».
A cosa ci porterà questa resistenza?
Gino Marielli: «Ognuno, come ho detto prima, può scegliere l’oggetto della sua personale resistenza. Io,nel mio piccolo, osservo il mondo e mi sono reso conto che abbiamo un controllo minimo sulle cose. Possiamo fare pochissimo. Al di fuori di noi ci sono tanti eventi che non possiamo controllare tipo la pandemia. La migliore saggezza è accettare le cose così come vengono».
Quanto hanno influito nel bene e nel male le vostre partecipazioni a Sanremo? (N.d.r. 1991 con Spunta la luna dal monte insieme a Pierangelo Bertoli-1992 con Pitzinnos in sa gherra)
Gino Marielli: «Siamo stati contenti di partecipare per ben due volte al festival di Sanremo,in particolare la prima volta accanto a Pierangelo Bertoli. Tuttavia dobbiamo dire che la musica d’autore sta attraversando un brutto periodo. Non c’è più una ricercatezza nei testi».
Come accettaste la malattia e poi la scomparsa di Andrea Parodi?
Gigi Camedda: «È stato un brutto colpo. Lo abbiamo perduto in un solo anno. È un ricordo molto triste. Ma Andrea continua a vivere con noi, è sempre presente ed il nostro manager è Luca Parodi, il figlio di Andrea».
Come è stato, Nicola, raccogliere l’eredità di Andrea?
Nicola Nite: «È un discorso molto delicato. Io ho scelto di non prendere nessuna eredità. Gino e Gigi mi lasciano esprimere nel modo migliore. Ho fatto mio il patrimonio musicale dei Tazenda avendone molta cura e rispetto. Io resto un ammiratore di Andrea».
Come è nato il duetto con i Bertas?
Gino Marielli: «I Bertas sono i nostri antenati perché suonano da quasi 50 anni! Non siamo rivali e li ammiriamo da sempre. Stavano per sciogliersi quando noi ci siamo costituiti come gruppo e questo forse li ha convinti a restare insieme. Li abbiamo invitati a cantare con noi in un brano bellissimo ricco di voci e fiati».