Altro che “Rottami” come cita il titolo, I Virtuosi di San Martino, in scena al Nuovo Teatro Sancarluccio fino al 27 aprile, confermano le loro doti artistiche e propongono un repertorio in assoluta controtendenza: colto, divertente, coinvolgente, in poche parole roba d’altri tempi o, forse, assoluta eccezione nel panorama artistico attuale piatto e stereotipato. si confermano irriverenti, coinvolgenti, spettacolari. Roberto Del gaudio (voce e testi), Federico Odling (Violoncello e musica), Vittorio Ricciardi (flauti), Antonio Gambardella (violino), Carmine Terracciano (violino) confezionano uno spettacolo, che rappresenta un ulteriore affondo nella italica selva di “nuovi mostri” che piace anche e, soprattutto, ai giovani.Oggi è veramente raro vedere a teatro un pubblico così giovane che si diverte con uno spettacolo di qualità: altro merito, dunque, dei Virtuosi.
In una rapida e godibile successione si rivelano agli spettatori una carrellata di personaggiche rappresentano gli stereotipi della nostra Italia:Folko, il giovane “folk-a-bestia” figlio di papà, il Liberista ovvero un camorrista napoletano che in nome della libera iniziativa, mette su un albergo-casa chiusa, un improbabile Buddista, spazzino e romano purosangue in odore di Petrolini, una Filosofessa disoccupata con palesi tendenze ninfomaniache, un nuovo intellettuale Docente alla Normale prigioniero della debolezza storica e fisica del suo pensiero, ma anche un Primario triste e solitario che apre al pubblico il suo cuore rivelando le sue (assai poco macbethiane) ambizioni reali. Tra il blues del brano Viva le Donne, inverosimile inno del maschilismo imperante, alla song che celebra le abitudini in musica dell’Italiano medio, la scaletta accoglie il celeberrimo Canto degli Italioti in omaggio a Dario Fo, un riferimento ai Gufi con Li ho visti tutti chini, per rivivere attraverso questi maestri, precursori dell’urgenza alla rottamazione dei luoghi comuni italioti, tappe fondamentali del teatro-canzone e del cabaret italiano.