Si intitola Biancalancia il disco d’esordio dei RaestaVinve, il duo dei cantautori pugliesi formato da Vincenzo Vescera e Stefano Resta, un progetto discografico partorito da un’intensa collaborazione artistica. Il disco propone dieci tracce che viaggiano attraverso il pop, la world music, il rock e l’elettronica.
È uscito Biancalancia, il vostro album d’esordio, un progetto discografico frutto di sacrifici, collaborazione e passione per la musica. Come state vivendo l’inizio del vostro percorso artistico?
«È un percorso che viviamo in maniera molto consapevole, curandone ogni minimo dettaglio, com’è giusto che sia in un primo vero esordio. Tuttavia abbiamo anche quel distacco tipico di persone che arrivano non proprio giovanissimi ad esporsi. Non usciamo da un talent, il nostro obiettivo è “fare, bene” quello che abbiamo in mente, senza preoccuparci troppo del resto».
Il titolo del disco, Biancalancia, è il nome della giovane donna che fece innamorare l’Imperatore Federico II di Svevia, una donna libera e determinata. Biancalancia è il simbolo dell’emancipazione femminile nel periodo buio del basso Medioevo. Cosa ha determinato la scelta del titolo?
«Siamo entrambi pugliesi. L’idea è nata per la comune passione storica per Federico II. Ci sembrava un giusto omaggio verso la nostra terra d’origine così fortemente segnata da questo imperatore, ed il giusto tributo alla figura della donna. Tra le mogli che ha avuto, Biancalancia è stata colei che ha provocato più pene d’amore allo stupor mundi in persona».
Il singolo Samurai ripensa ad una storia d’amore tormentata del passato con leggerezza. Samurai è uno dei brani che rappresenta la vostra cifra stilistica?
«Sicuramente è uno di quelli che sapevamo avrebbe fatto parte dell’album perché nasceva da un brano a cui uno di noi due era fortemente legato. Diciamo che dentro ci sono le linee guida della nostra poetica. Pensare al passato con un occhio più leggero. Magari facendo emergere l’unione ed il supporto tra amici quando si tratta di storie d’amore naufragate. Col tempo tendiamo a rimuovere e a ricordare il resto in maniera edulcorata. E magari a scriverci canzoni».
Il brano Rien ne va plus è arricchito dalla voce della cantautrice francese Clio. Da quale ispirazione è stato concepito?
«Il brano è nato da uno sfogo. Quando senti l’esigenza di parlar chiaro con una persona che ti ha fatto soffrire, perché in nome dell’amore ti ha richiesto di cambiare, senza però appurarne lo sforzo; per quanto sia possibile mettersi in discussione ed adattarsi, cambiare è difficile ed anche pericoloso. A volte nello sforzo di far quadrare sempre il bilancio si possono aprire voragini o nuovi scenari. Bisogna prima accettare sé stessi e poi aprirsi agli altri. Riguardo Rien Ne Va Plus come in una di quelle canzoni anni ottanta, cercavamo una voce intima e forte allo stesso tempo. Sensuale ma dolce, e possibilmente non italiana per creare un effetto sognante e distopico. Quasi una voce interiore che si palesa e ci ammonisce».
Com’è nata la collaborazione con Clio?
«Abbiamo cercato il suo manager, e lui dopo aver analizzato la proposta, ha attivato tutta la sua squadra composta anche da Florian Monchatre, ed il progetto ha preso forma. Clio ha apprezzato il brano e noi siamo stati immensamente contenti e fieri. È stato molto stimolante ed istruttivo collaborare con una cantautrice affermata come lei».
La vostra musica attinge dall’alternative rock di origine anglosassone, dal pop cantautorale italiano e dall’elettronica. Quali artisti vi hanno influenzato maggiormente?
«Riempiremmo tre fogli parlando delle influenze. Diciamo che per ogni brano le scelte stilistiche sono sottese da ispirazioni differenti (vanno dai Radiohead ai Cigarette after Sex passando per Tom Waits, e Jeff Buckley). Il cantautorato italiano lo amiamo (De Andrè, Dalla, De Gregori, Guccini per citare i divi) ma anche il pop, l’indie pop italiano Riccardo Sinigallia, Francesco di Bella, Frankie Hi NRG, Caparezza per citarne alcuni».
Come si è formato il duo RaestaVinve?
«Eravamo ad un concerto di Riccardo Sinigallia al Monk a Roma. Un’amica comune ci ha presentati. Riccardo non potendo seguirmi mi ha “affidato” a Vinvè. Con lui abbiamo iniziato a creare nuovi pezzi, principalmente in italiano, ma senza troppe pretese. La cosa ci ha divertito. È nata una bella amicizia, e così abbiamo deciso, strada facendo, di uscire entrambi, insieme. Con due lavori a tempo pieno affiancarci l’un l’altro ha reso il tutto più accessibile. Diciamo che nell’estate del 2019 sono stati scritti e concepiti il 70% dei pezzi che poi abbiamo selezionato una volta in studio presso gli Artigiani Studio (di Maurizio Loffredo e Daniele Sinigallia ). Ed eccoci qua…».