Dopo l’uscita lo scorso 13 settembre del loro nuovo album “Le Indie di quaggiù” (prodotto da Arealive con il contributo di Puglia Sounds) i Radicanto sono attualmente impegnato in tour in giro per l’Italia. Dopo Lecce (il 22 novembre al Festival Mareaperto) e Settimo Torinese (il 23 novembre presso La Suoneria) il gruppo approderà in concerto a Napoli, presso l’A’mbasciata, il prossimo venerdì 29 novembre.
Il live (organizzato da iZimbra Culture) vedrà i Radicanto, una tra le più interessanti realtà musicali in Italia, presentare dal vivo i brani dell’ultimo lavoro discografico.
“Le Indie di Quaggiù” nasce dalla voglia di esplorare attraverso la forma “canzone” in chiave d’autore e acustica la musica del mediterraneo. Il progetto propone un approccio tutt’altro che filologico, basato più sulle suggestioni che la musica suscita all’ascolto odierno, arricchito d’influenze e sonorità contemporanee. La sensibilità di musicisti provenienti da differenti tradizioni musicali, dà vita a un’interpretazione non convenzionale del repertorio. La voce è il ponte immaginario che unisce non solo le diverse tradizioni musicali, ma anche la poesia che le attraversa.
Il marchio di fabbrica dei Radicanto riluce nelle venature vocali di Maria Giaquinto, sorrette dai timbri percussivi di Francesco De Palma, dalle corde intrecciate di Giuseppe De Trizio e Adolfo La Volpe.
I Radicanto, nel loro percorso artistico vantano collaborazioni con alcuni tra i massimi esponenti della musica di tradizione, di quella antica, ma anche d’autore e jazz, sia in contesti cinematografici che in quelli live e discografici (Teresa De Sio, Raiz, Roberto Saviano).
«L’idea che ci ha portato ad immaginare il nuovo lavoro discografico – afferma Giuseppe De Trizio leader dei Radicanto – nasce dal motto: “la storia non smetterà mai di insegnarci il futuro. Alla fine del XVI secolo, i Gesuiti iniziarono il loro lavoro di ‘missione’ in Europa.A quel tempo, come oggi, nelle contrade europee convivevano riti magici e pagani ma anche confessioni altre come quelle musulmana, ebraica nonché la nuova cristianità: calvinismo e luteranesimo. I gesuiti, sia quelli impegnati nelle indie vere che in quelle di quaggiù, si scrivevano per condividere le proprie esperienze, partendo dal presupposto che fosse necessario trovare un linguaggio comune con le popolazioni autoctone. Per questo l’arte, la musica in particolare, erano il vettore privilegiato per stabilire un contatto che fosse immediato ed empatico, una nuova grammatica. Nel nostro quotidiano questo messaggio diviene dirompente: la strada della cultura, della bellezza quale antidoto alla separazione, al razzismo, all’assenza di senso civico ad un nuovo oscurantismo che avanza. Alla caccia alle streghe noi intendiamo opporre l’insegnamento di Gustav Mahler: coltivare la tradizione vuol dire alimentare un fuoco e non venerare le ceneri».